Angola, dentro villa Neto invasa dagli sfollati
A Morro da Luz, dove visse il presidente dell'indipendenza
(DIRE - Notiziario settimanale Esteri) Roma, 30 mar. - Piastrelle azzurre sbeccate sfumano nello stagno di bottigliette di plastica, tappi e zanzare che ha occupato l'invaso. Estrela, 17 anni, tiene in braccio Miguel che non ne ha compiuti due.
Guarda seria di fronte a se', mentre in questo "bairro" alto sul mare a sud di Luanda il suo vicino di casa Ambroise spiega: "Fu la villa di gioventu' di Antonio Agostinho Neto, il primo presidente, il padre dell'Angola indipendente". L'Unione Sovietica non esiste piu', e in questo Paese di petrolio, diamanti e miseria e' finita anche la guerra civile. Ora la piscina e' una discarica assediata dalle baracche degli sfollati, ma che bello doveva essere.
In basso, guardando oltre l'autostrada che porta agli ipermercati e ai nuovi condomini dei petrolieri, si vedono le palme, l'Oceano e alcuni dei relitti delle navi da guerra che punteggiano il litorale nonostante 15 anni di pace. Morro da Luz, "la collina della luce" dove abito' Neto, indipendentista e rivoluzionario, marxista e poeta, e' un belvedere costruito su una montagna di spazzatura. Proprio cosi'. Dai fianchi della collina scende un mare di sacchetti, brandelli, bottiglie e bidoni: sono queste le fondamenta delle baracche che hanno circondato la villa di Neto. Sulle pareti azzurre, accanto al portico d'ingresso, brilla il Sole dei tropici. E i bambini la fanno da padroni. Corrono trascinando bambole e copertoni, agitano treccine, rovistano nella spazzatura. Se torni giu', dalla strada, li vedi scalare a mezzacosta.
Attenzione pero' a non fotografarli. A circa 100 metri, infatti, c'e' il muraglione della villa residenziale del presidente Jose' Eduardo dos Santos: ettari di parco circondati da telecamere di sicurezza, luogo sensibile, vietato a giornalisti e curiosi. "Simbolo della disuguaglianza", accusa il portale online 'Club K'. Forse e' vero, di certo non e' l'unico. Basta proseguire lungo l'autostrada, fino a Talatona, la citta' nuova per i funzionari e gli impiegati delle societa' petrolifere. Alberghi, grattacieli e condomini in costruzione, progettati negli anni del barile oltre i cento dollari, si susseguono uno dopo l'altro. C'e' anche un po' d'Italia, con il Dolce Vita e l'Hotel Florence. Non lontano, lungo l'autostrada, sfila un parallelepipedo tutto vetro e acciaio: e' un ipermercato della catena Candando, proprieta' di Isabel Dos Santos, la figlia del presidente che amministra pure la societa' petrolifera di Stato.
E Morro da Luz? Sulle baracche ci sono segni di vernice e numeri in progressione. Vuol dire che sono illegali e che saranno abbattute. "Dicono di dover ripulire la zona, pare abbiano in programma di costruire case nuove" spiega Ambroise, 40 anni, due bimbi per mano tra le lamiere di alluminio e la discarica. Come i suoi vicini, e' arrivato sul Morro nell'ultimo periodo della guerra, al tempo dell'offensiva finale del Movimento popular para a libertacao de Angola (Mpla), il partito di Neto e pure di Dos Santos. Potrebbe essere costretto a partire ancora.
(Red/ Dire)
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