(DIRE - Notiziario settimanale Esteri) Roma, 23 mar. - "Mentre scrivo, 3mila nuovi rifugiati sudsudanesi vanno ad unirsi alle 785.000 persone che hanno gia' trovato rifugio, protezione e assistenza nella sola accogliente e preparata Uganda". La denuncia e' di Tommy Simmons, fondatore di Amref Italia. Simmons osserva che 785.000 persone "sono quasi l'equivalente di un intero stato, o dell'intera citta' di Torino". Parlando di Sud Sudan e di esodi "e' anche interessante notare che nel 2016 l'Uganda ha accolto 489.000 rifugiati rispetto ai 362.000 che hanno attraversato il Mediterraneo per cercare rifugio in Europa. Nel 2013 - prosegue - il Pil dell'Uganda era di 22,7 miliardi di dollari, quello dell'Unione Europea, nel 2016, di 16.518.000 miliardi. L'Uganda ha 41 milioni di abitanti, l'unione Europea ne ha 510 milioni" Tommy Simmons prosegue la sua analisi pensando alla vita quotidiana degli Stati, "dove si dedicano tempo, attenzione e risorse alla manutenzione del presente, alla correzione degli errori del passato, e alla costruzione del futuro". Ma quando scoppiano i conflitti, "saltano tutti gli schemi e tutti pensano solo alle necessita' del presente. Oggi in Sud Sudan ogni schema, programmazione, riflessione razionale e' saltata". Quando una crisi poi diventa cronica, "il graduale degrado di tutto cio' che rappresenta la civilta' e il progresso acuisce ogni aspetto della crisi, ne ostacola la risoluzione radicale e annienta ogni speranza di ricostruire una societa' equilibrata capace di pensare alle necessita' del passato, del presente e del futuro". Quindi per rendere il paese piu' autonomo almeno nell'ambito della salute,"nel 1998 Amref Health Africa ha fondato l'Istituto nazionale di formazione sanitaria del Sud Sudan, con l'obiettivo di far si' che almeno in ogni regione del paese ci fosse un presidio medico. In vent'anni - prosegue nella nota - abbiamo formato assistenti medici. Una figura che con due anni di formazione e' in grado di espletare quasi l'80% delle funzioni di un medico, compresi i parti cesarei. Centinaia di assistenti medici, radicati sul territorio, in grado di lavorare a fianco di chi e' malato, e' ferito, ha fame ed e' in fuga", la sua conclusione.
(Red/ Dire)