(DIRE - Notiziario settimanale Esteri) Roma, 2 mar. - Non solo le ong ma anche i generali protestano contro i tagli degli aiuti allo sviluppo annunciati dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, al centro di un suo intervento al Congresso.
A prendere posizione sono stati 120 ammiragli, generali e alti ufficiali in pensione, riuniti nella US Global Leadership Coalition, un'alleanza che si propone di sostenere la potenza americana nel mondo. "Il dipartimento di Stato, Usaid, la Millennium Challenge Corporation, i Peace Corps e altre agenzie per lo sviluppo - si legge in una lettera appena pubblicata - sono decisive per prevenire i conflitti e ridurre la necessita' di mettere a rischio i nostri uomini e le nostre donne in uniforme". A firmare sono stati generali di primo piano negli ultimi decenni di storia militare degli Stati Uniti, da George Casey a David Petraeus, gia' direttore della Cia e comandante in capo delle truppe in Iraq.
Critiche, le loro, che si aggiungono a quelle delle ong.
"Temiamo che a subire i tagli siano gli aiuti destinati all'Africa subsahariana" ha detto Tom Hart, direttore di One per il Nord America. "Del resto, e' tutto il comparto a essere colpito; e' paradossale e sconvolgente, perche' i responsabili militari continuano a dire che gli aiuti sono una parte cruciale della nostra struttura di sicurezza".
A oggi, per il 2017, gli Stati Uniti prevedono di investire in programmi di aiuto all'estero circa 50 miliardi di dollari. Si tratta di un record mondiale in termini assoluti ma anche di una cifra esigua se messa in relazione con il volume dell'economia nazionale. In percentuale gli Stati Uniti investono negli aiuti internazionali lo 0,17 per cento del Pil a fronte, ad esempio, dello 0,7 per cento della Gran Bretagna.
(Red/ Dire)