Usa, licenziamento direttore Fbi Comey: i retroscena
Stava indagando su russiagate, oggi Lavrov alla Casa bianca
(DIRE - Notiziario settimanale Esteri) Roma, 11 mag. - Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha licenziato in tronco il direttore del Federal Bureau of Investigation, James Comey.
Una decisione improvvisa, che ha provocato shock e sconcerto nella Washington politica. Con una durissima lettera, dai toni senza precedenti nella tradizione americana, Trump ha comunicato a Comey che il suo mandato era "interrotto (terminated) con effetto immediato" e che egli veniva quindi "rimosso dall'incarico". Trump ha aggiunto di essere d'accordo con il Segretario alla Giustizia, James Sessions, che gli aveva in precedenza segnalato che Comey non appariva piu' "in grado di dirigere in modo efficace il Bureau rendendo quindi necessario trovare una nuova leadership dell'FBI capace di riconquistare la fiducia dei cittadini nella sua vitale missione a difesa della legge". Parole lapidarie, che sono state comunicate a Comey mentre stava tenendo un discorso di fronte a una platea di agenti del Bureau, a Los Angeles. Quando un suo assistente lo ha interrotto porgendogli un biglietto con la notizia del licenziamento, Comey- secondo quanto riferito da alcuni dei presenti- ha sorriso, pensando che si trattasse di uno scherzo. Non si trattava di uno scherzo ma, almeno in apparenza, di una reazione spietata dell'amministrazione Trump alle ultime dichiarazioni rilasciate dal Direttore dell'FBI nel corso della sua audizione dello scorso 3 maggio.
In quella data, di fronte allo Judiciary Committee del Senato, Comey ha riferito della controversa vicenda dell'uso spregiudicato di computer personali da parte di Hillary Clinton e di suoi collaboratori nel trattare materiale classificato quando la democratica rivestiva la carica di Segretario di Stato.
Parlando del cosiddetto scandalo 'mailgate' esploso durante la campagna elettorale per le presidenziali americane, l'ormai ex-direttore dell'FBI James Comey aveva sostenuto che la principale assistente di Hillary Clinton, Huma Abedin, aveva inoltrato al marito "migliaia di mail contenenti informazioni riservate", e che comunque egli "provava un senso di nausea" all'idea che l'inchiesta dell'FBI sull'uso improprio dei server privati fosse una delle cause della mancata vittoria della Clinton. Pochi giorni dopo, Comey era stato smentito dal suo stesso ufficio che, in un'imbarazzata comunicazione ufficiale ai senatori, aveva dovuto ammettere che solo "due mail contenenti informazioni sensibili" erano effettivamente state inoltrate dalla Abedin al marito.
Puo' sembrare un'imprecisione veniale, ma la vicenda ha riacceso le polemiche sul ruolo ambiguo tenuto dal direttore dell'FBI durante la campagna presidenziale del 2016: per ben due volte, a luglio e poi a novembre, a pochi giorni dall'apertura dei seggi, Comey era intervenuto in modo inusuale, rendendo pubblica l'intenzione del suo ufficio di aprire un "criminal investigation", cioe' un'inchiesta penale sulla Clinton per l'uso inappropriato dei suoi computer e per i conseguenti possibili danni alla sicurezza nazionale. Quattro giorni dopo la sconfitta della candidata democratica, durante una conference call con i maggiori finanziatori della sua campagna elettorale e proprio mentre in America infuriavano le polemiche sulle presunte interferenze di hacker russi nelle elezioni, Hillary Clinton ha dichiarato: "Ho perso le elezioni per colpa di James Comey, il direttore dell'FBI". Quest'idea venne rafforzata, agli occhi dei democratici militanti e dell'opinione pubblica in generale, dalla decisione di Donald Trump- assunta poche ore dopo il suo insediamento alla Casa Bianca- di confermare Comey nel suo incarico alla direzione del Bureau, assunta nel 2013 con un mandato decennale.
Dopa la riconferma da parte di Trump, che lo aveva pubblicamente elogiato come "funzionario coraggioso", il direttore dell'FBI James Comey, licenziato ieri con una decisione inaspettata, aveva annunciato pubblicamente che sarebbe tornato a investigare sul cosiddetto Russiagate. La ripresa dell'inchiesta su possibili interferenze del Cremlino nel processo elettorale americano aveva attirato su Comey le critiche della casa Bianca, che ha sempre smentito l'intera vicenda. La decisione di licenziare James Comey ha avuto come casus belli un memorandum inviato dal vice Segretario alla Giustizia, Rod Rosenstein, nella mattina del 9 maggio al suo diretto superiore, l''attorney general' James Session, e da quest'ultimo inoltrata alla Casa Bianca. Nel memorandum, Rosenstein accusava Comey di comportamento scorretto nelle investigazioni sulla Clinton per aver "usurpato le prerogative dell'attorney general" in riferimento al luglio 2016, e per aver parlato in conferenza stampa d'indagini ancora in corso.
Rosentstein ha condannato, inoltre, il fatto che Comey, tra l'ottobre e il novembre scorso, abbia parlato delle indagini in corso sul candidato democratico in una lettera al Congresso, resa immediatamente pubblica. "È difficile che il Bureau possa riguadagnare la fiducia del pubblico e del Congresso finche' non avra' un direttore che capisca la gravita' degli errori compiuti" si legge nel memorandum del vice Segretario alla Giustizia. Una mozione di sfiducia che il presidente Trump ha colto al balzo per licenziare James Comey nel pieno delle investigazioni sul Russiagate. Su chi sara' il prossimo direttore dell'FBI (che dovra' gestire il dossier Russiagate), e' presto per fare previsioni, ma si puo' segnalare che Rudolph Giuliani e' l'unico dei fedelissimi di Donald Trump a non aver ancora avuto un incarico di rilievo.
(www.lookoutnews.it) (Red/ Dire)
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