(DIRE - Notiziario settimanale Esteri) Petra (Giordania), 11 mag. - "I rischi ambientali e idro-geologici sono una minaccia intollerabile per il valore culturale del Siq e poi, soprattutto, c'e' il senso di un patrimonio che ci unisce": lo ha detto Laura Frigenti, direttore dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics), presentando a Petra una terza fase di interventi a salvaguardia del sito giordano patrimonio dell'umanita'. Il progetto, coordinato dall'Unesco, si avvale di un nuovo contributo del nostro Paese che a partire da un appello lanciato da Amman nel 2011 aveva gia' sostenuto i primi interventi con un milione di euro. "Siamo onorati di co finanziare ora la terza fase" ha sottolineato Frigenti: "Ci si concentrera' sull'installazione di un sistema di monitoraggio integrato e sull'uso di tecnologie avanzate come il laser scanning in 3D, la fotogrammetria e la fotografia panoramica". Alla cerimonia, con l'inaugurazione di una mostra sui risultati degli interventi degli anni scorsi, hanno partecipato personalita' politiche, esperti e rappresentanti dei due Paesi. Tra loro l'ambasciatore d'Italia Giovanni Brauzzi, il direttore del dipartimento delle Antichita' del ministero del Turismo giordano Munther Jamhawi e il direttore del Parco archeologico di Petra, Mohammed Al Nawafleh.
Dopo la stima dei rischi e l'individuazione delle priorita', l'obiettivo e' ora limitare i pericoli di frane. Nel canyon di rocce arenarie che conduce al Tesoro di Petra, la meraviglia del Regno nabateo dichiarata patrimonio dell'umanita' nel 1984, sono previsti interventi di sostegno o al contrario di rimozione di rocce e frammenti. L'impegno in Giordania e' apprezzato. "È un progetto unico possibile grazie al contributo dell'Italia" ha sottolineato Al Nawafleh, convinto del "successo della sinergia" tra il nostro Paese e la Giordania. Un punto evidenziato pure da Costanza Farina, rappresentante dell'Unesco in Giordania, italiana forse non per caso: "A partire dal 2012 c'e' stato un sostegno finanziario dal valore inestimabile, che ha permesso di condividere esperienze e tecnologie all'avanguardia".
Di un "progetto importante perche' mette insieme formazione e trasferimento di tecnologie" ha detto Brauzzi: "Italia e Giordania sono insieme sotto la bandiera dell'Unesco, unite per il patrimonio culturale". Si spinge piu' in la' Jamhawi, il direttore del dipartimento delle Antichita': "Il progetto e' forse il piu' importante in termini di 'best practices' mai realizzato nel nostro Paese; siamo fiduciosi che presto, con i fondi, l'esperienza, le tecnologie e i percorsi di formazione della Cooperazione italiana, ce ne possano essere nuovi altrettanto fruttuosi".
(Red/ Dire)