(DIRE - Notiziario settimanale Esteri) Roma, 4 mag. - L'inchiesta parlamentare sul cosiddetto "Uraniumgate" e' viziata e deve essere superata da nuove iniziative giudiziarie: cosi' esponenti di spicco dell'opposizione del Niger sulle conclusioni dell'indagine su sospette tangenti legate alla vendita di minerali al colosso francese Areva. Le reazioni hanno seguito immediatamente la pubblicazione delle risultanze dell'inchiesta. Nel rapporto firmato dai deputati di maggioranza risulta confermato il ruolo di intermediazione ricoperto nel 2011 da Sopamin, societa' che gestisce le partecipazioni dello Stato nigerino nei progetti minerari e che da Areva avrebbe incassato circa 320 milioni di dollari. La somma sarebbe stata girata quasi interamente a Optima Energy, un gruppo registrato in Libano. Dal conto, stando agli inquirenti, resterebbero fuori solo 800 mila euro. Finiti all'istituto di credito Sonibank, a Niamey, per finanziare poi l'acquisto di automobili per la Guardia presidenziale. Nessun addebito allora per il ministro delle Finanze Hassoumi Massaoudou, all'epoca dirigente dell'ufficio del presidente Mahamadou Issoufou, tuttora in carica.
Proprio nei giorni scorsi Massaoudou era tornato sulla vicenda non di 800 mila euro ma di 800 milioni di franchi Cfa, una cifra che non ha riscontri altrove, attribuita subito a un errore. Di certo, da un anno e mezzo, sulla vicenda nigerina stanno indagando anche in Francia. L'inchiesta della procura di Parigi ha permesso di accertare che, nel 2011, nella partita dell'uranio Areva perse 18 milioni di dollari. Le accuse di tangenti erano state sollevate per la prima volta da un settimanale di Niamey, 'Le Courrier'. Gli illeciti denunciati riguardano la vendita di 5,5 libbre di uranio: un tesoro in Niger, tra i grandi produttori del minerale, storico fornitore della Francia ma anche uno dei Paesi piu' poveri al mondo.
(Red/ Dire)