(DIRE - Notiziario settimanale Esteri) Roma, 27 lug. - Quasi mille civili sono stati uccisi in Repubblica Democratica del Congo nella prima meta' del 2017: la denuncia e' contenuta nell'ultimo rapporto dell'Ufficio congiunto delle Nazioni Unite per i diritti umani (Unjhro). Un report che mette al centro dell'attenzione le responsabilita' dello Stato: sarebbero state almeno 591 le esecuzioni sommarie da parte degli agenti di polizia e dell'esercito, con anche 35 donne e ben 170 bambini tra le vittime. Di fronte a questi dati, "meno letale" risulterebbe l'azione dei gruppi armati, colpevoli "solo" di 345 uccisioni.
Tre le regioni piu' colpite dalle violenze figurano il Kasai, il Kasai centrale e il Kasai orientale, dove sarebbe in atto "una repressione brutale e sproporzionata" nei confronti della popolazione. L'Unjhro ha portato un esempio per spiegare meglio la dimensione del fenomeno: se il gruppo armato Kamuina Nsapu da gennaio a giugno ha ucciso 37 persone, mentre le forze di sicurezza 591, significa che il rapporto delle uccisioni tra miliziani e agenti dello stato e' di 1 a 12. Ma l'elemento piu' allarmante e' la scoperta di varie fosse comuni, riempite coi corpi delle persone catturate dall'esercito, che potrebbe far salire ancora il bilancio delle vittime.
Altro fattore di preoccupazione e' che, secondo testimonianze raccolte dall'Ufficio congiunto per i diritti umani, l'azione repressiva condotta nel solo Kasai da parte della milizia Bana Mura potrebbe aver ricevuto il sostegno diretto dell'esercito congolese. Registrato infine un allarmante aumento delle violenze sessuali (210), delle morti in carcere (100), delle evasioni (5.500) e delle persone arrestate per motivi politici (170), tuttora dietro le sbarre. In conclusione, l'Onu si rammarica "degli scarsi sforzi profusi per avviare inchieste credibili e indipendenti" che facciano luce su queste violenze.
(Red/ Dire)