Vice-ministro: Bene invio nostri militari se per stabilizzazione
(DIRE - Notiziario settimanale Esteri) Roma, 20 lug. - "Non dobbiamo farci staccare dall'iniziativa franco-tedesca nel Sahel. Sarebbe contro il nostro interesse: se la stabilizzazione dell'area richiede l'invio dei nostri militari, ben venga". Ne e' convinto Mario Giro, vice-ministro agli Affari esteri con una sensibilita' particolare per l'Africa, commentando i risultati dell'incontro di ieri all'Eliseo tra Emmanuel Macron e la cancelliera tedesca Angela Merkel.
E' realista l'approccio del vice-capo della Farnesina, che ammette: "Avevo previsto la ripartenza del motore franco-tedesco per l'Europa. Sia chiaro a tutti: e' la coppia franco-tedesca che da sempre porta avanti il processo di integrazione". In questa situazione, "la necessita' dell'Italia" e' quella di "rimanere attaccati alla coppia". "Mi pare urgente - dice Giro - essere presenti soprattutto nell'iniziativa franco-tedesca nel Sahel".
In quell'area la Francia, che vanta da vari anni una missione in chiave anti-terrorismo, si e' fatta promotrice di una nuova forza militare tra i cinque Paesi della regione - Ciad, Niger, Nigeria, Mali e Burkina Faso - che per il vice-ministro e' "un 'game changer' nella attuale situazione dell'area che ci riguarda, soprattutto per la questione dei flussi migratori, ma non solo".
Quindi Giro ricorda: "In questi due anni abbiamo lavorato molto sulla presenza dell'Italia in quell'area, attraverso l'apertura di nuove ambasciate, aiuti, investimenti, sostegno al bilancio degli Stati, nonche' missioni a livello politico. Ora quindi dobbiamo assolutamente essere presenti in questa iniziativa". E per farlo, l'impegno deve essere allineato con quello di Parigi e Berlino: "Formare i militari saheliani, portando la nostra expertise in termini di sicurezza e contando a livello politico".
Quindi, portando anche truppe italiane? "In quella regione del mondo - risponde il vice-ministro - gli Stati sono fragili e vanno aiutati nella loro capacita' di rispondere alle sfide del terrorismo, al traffico di uomini, armi e droga, e a tutti i poteri oscuri che facilmente si globalizzano, connettendosi tra di loro. Se questo significa utilizzare i nostri militari e carabinieri, o altro, ben venga, perche' la stabilizzazione di quegli Stati per noi e' strategica".
Per quanto riguarda l'industria della difesa, prosegue Mario Giro, "certamente e' importante per l'Italia partecipare al Fondo europeo per la difesa - quello da 5,5 milioni di euro, ndr - e a tutto il processo di integrazione del settore della sicurezza europea".
(Red/ Dire)