Domani le celebrazioni mentre le ong denunciano arresti e abusi
(DIRE - Notiziario settimanale Esteri) Roma, 30 giu. - Il piu' piccolo Paese del Corno d'Africa celebra i suoi 40 anni di indipendenza: per festeggiare adeguatamente l'avvenimento, il governo ha istituito un Comitato speciale composto dalle principali personalita' del Paese, che hanno stabilito il calendario degli eventi. Inoltre, la 'Carovana dell'Indipendenza' ha visitato tutte le principali localita' mentre la sola compagnia telefonica del Paese ha lanciato una lotteria ricca di premi, che sta tenendo i gibutini da settimane col fiato sospeso. Come spiega in un reportage il portale 'China', molti politologi all'indomani dell'indipendenza non avrebbero mai scommesso sulla sopravvivenza del piccolo Paese, tenuto per anni sotto scacco dalla Francia per la sua posizione strategica all'imbocco del Golfo di Aden, e quindi punto di raccordo tra il Mar Rosso e il Mar Arabico per gli scambi commerciali.
Eppure Gibuti ce l'ha fatta: la sua economia appare stabile, con un governo che di recente ha deciso di scommettere sulle infrastrutture attraverso uno stanziamento di 15 miliardi di dollari. La settimana scorsa il presidente Ismail Omar Guelleh ha inaugurato il quarto porto realizzato da inizio anno: con una capacita' di 5 milioni di tonnellate, lo scalo di Ghoubet sara' consacrato al commercio del sale. Quello di Tadjoura, che ha visto invece la luce a meta' giugno, sara' piu' utile al commercio del carbonato di potassio, componente indispensabile per la fabbricazione di vetri, ceramiche e saponi. E non e' tutto: il governo ha in programma di realizzarne altri due per il 2018 e il 2019, che costeranno in totale 3 miliardi di dollari. Ma se l'economia appare in crescita - grazie anche al sostegno della Cina, sempre piu' interessata a finanziare il continente africano per estendere i propri legami commerciali e conquistarsi lo sfruttamento delle ricche riserve di risorse naturali - i diritti umani, civili e politici restano in un angolo buio. A meta' marzo ha sollevato l'indignazione internazionale l'arresto di un attivista, Omar Ali Ewado, tra i fondatori della Lega per i diritti umani in Gibuti (Lddh).
A scatenare le proteste anche le modalita' dell'arresto: gli agenti di polizia non si sono fatti scrupolo di puntare le armi contro i figli dell'uomo, per costringerli a lasciarlo e poterlo cosi' ammanettare. La vicenda si e' risolta dopo qualche giorno con la sua scarcerazione. Ma purtroppo non si e' trattato di un caso isolato. L'ong Ldhh - che riceve il sostegno di Amnesty International - dal 1999 chiede il rispetto della liberta' di espressione e maggiori spazi di dialogo tra cittadini e istituzioni, per risolvere necessita' di pubblico interesse. Ma non di rado chi si batte per queste istanze finisce dietro le sbarre oppure subisce persecuzioni di vario tipo.
(Red/ Dire)