Uganda, business forum a Roma: oppurtunita' tra Africa e Asia
Ambasciatore Akello: Siamo su nuova via seta, Italia investa
(DIRE - Notiziario settimanale Esteri) Roma, 22 giu. - Chi investe in Uganda potrebbe inserirsi nel circuito della 'One Belt One Road', ossia il progetto infrastrutturale di "nuova via della seta" che nelle intenzioni di Pechino intende favorire gli scambi tra l'Asia orientale e l'Europa, senza trascurare l'Africa. Lo spiega l'ambasciatore ugandese Grace Akello, invitando le imprese italiane ad investire nel suo Paese, e aprendo cosi il secondo Uganda Business Forum sul tema 'Investment and Trade Hub for East Africa', organizzato dall'Ambasciata dell'Uganda, da Pavia e Ansaldo e da Confindustrustria Assafrica and Mediterraneo.
L'Uganda infatti, oltre ad essere ben collegata coi Paesi vicini, ha una linea diretta verso Mombasa, che accoglie uno tra i principali porti non solo del Kenya ma di tutta l'Africa orientale. E Kampala, Paese da 35 milioni di abitanti, non vuole restare esclusa dal dinamismo economico dell'Africa di oggi. "Il governo - di orientamento liberale, un fatto insolito nei Paesi africani - sta puntando a sviluppare l'industria e il terziario, da un lato, e ad aumentare le esportazioni dall'altro", spiega ancora Akello.
Dall'appuntamento romano emerge anche che l'Uganda ha un Pil in forte crescita: lo scorso anno ha registrato i 5,4 punti percentuali, "e nei prossimi anni crescera' ancora", assicura l'ambasciatore. Ma, "come la maggior parte dei Paesi africani, ha un'economia basata sulle esportazioni di materie prime e il settore estrattivo, a cui non corrisponde un'industria interna ben sviluppata per la trasformazione di queste risorse". Questo la espone al rischio delle fluttuazioni del mercato, secondo Akello: "Pensiamo al petrolio, scoperto qualche anno fa proprio quando i prezzi hanno subito una contrazione". Tuttavia, questo il messaggio che giunge da Business Forum, ci sono anche punti di forza: i settori dell'agricoltura e dei macchinari sono ben sviluppati, la realizzazione di grandi opere sono in corso, mentre il terziario - con in testa il turismo - e' in crescita. Inoltre l'Uganda fa parte della Comunita dell'Africa orientale (Eac) che in totale produce un Pil pari a 146 miliardi di dollari. Akello incoraggia gli investitori italiani evidenziando quanto sia semplice ottenere un visto d'ingresso, nonche' creare societa' o cooperative, grazie a leggi particolarmente snelle.
Tra i principali investitori, prosegue, nel 2015-2016 si e' riconfermata al primo posto la Cina con 126 milioni di dollari, seguita da India e Regno Unito, con l'Italia che figura al quinto posto, con 46 milioni. Le esportazioni verso il nostro Paese inoltre, su 2 miliardi di volume totale nel 2015, vedono solo 101 milioni di acquisti. Questa situazione dipende anche dal fatto che vari prodotti ugandesi incontrano restrizioni nell'accesso ai mercati dell'Unione Europea, poiche' non rispettano certi standard di qualita', esigenza che invece non e' presente nel mercato cinese. Ma le opportunita' di collaborazione secondo l'ambasciatore sono tante: l'Italia importa soprattutto prodotti agricoli ma porrebbe rafforzare l'acquisto di caffe' - "la nostra miscela arabica e' la migliore al mondo", sottolinea Akello - insieme a frutta come pompelmi e banane. Poi l'ambasciatore ricorda l'importanza data dal governo di Kampala nello sviluppo delle infrastruttire: "Gia' varie imprese italiane sono state in Uganda con progetti importanti, come la Salini, che ha realizzato la seconda piu grande diga del Paese". Un ambito ancora poco sviluppato e' anche quello dell'imballaggio, insieme a quello delle telecomunicazioni, dominato al momento da Microsoft e Samsung; ma nel quale, e' stato detto a Roma, l'esperienza e le capacita' italiane potrebbero trovare facilmente spazio.
(Red/ Dire)
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