Sud Sudan, Simmons (Amref): Papa avrebbe dato speranza
Il fondatore dell'ong: pochi aiuti, e' un conflitto dimenticato
(DIRE - Notiziario settimanale Esteri) Roma, 8 giu. - "La visita del Papa in Sud Sudan avrebbe ridato un po' di speranza alla gente, che non ne puo' piu' della guerra. Dopo 50 anni di battaglie per l'indipendenza dal Sudan sembra assurdo essere ripiombati nel conflitto civile. C'e' profonda disperazione". A raccontare la sua testimonianza alla DIRE e' Tommy Simmons, fondatore di Amref Health Africa - Italia, a pochi giorni dalla notizia che l'atteso viaggio di Papa Francesco e' stato annullato per motivi di sicurezza. Simmons, da poco rientrato a Roma dopo un sopralluogo, conferma che la situazione "e' catastrofica", sia sul piano umanitario che della difesa. L'impressione di Simmons e' che lo scoppio delle violenze interetniche nel 2013, a cui partecipano gruppi armati e l'esercito, abbia sottratto a Juba il controllo della situazione. "Oggi in Sud Sudan governano le armi", spiega Simmons. Le strade, prosegue il direttore Amref, "non vengono riparate da anni. Io stesso, giorni fa, ho impiegato cinque ore per percorre 150 chilometri.
I camion ci mettono giorni. Poi, ci sono banditi ovunque: impossibile trasportare le merci o attraversarle senza problemi". L'ultimo tentativo di dialogo nazionale lanciato dal presidente Salva Kiir tempo fa po "e' stato disertato dalle opposizioni. C'e' forte scetticismo e pessimismo". La crisi economica e umanitaria derivata dal conflitto poi e' enorme: "lavoro qui da oltre 20 anni, ma mai avevo visto una situazione tanto catastrofica - racconta - e io mi sono limitato a visitare le zone 'sicure', lontane dagli scontri". Ma la carenza di cibo ormai "affligge tutti: anche nelle regioni piu' fertili se ne trova poco". Inoltre "il governo non paga gli stipendi da quattro mesi e questo colpisce soprattutto le famiglie e chi abita nelle citta'. Le medicine sono introvabili, e negli ospedali manca il personale specializzato: o sono emigrati all'estero, o sono stati costretti a tornare a lavorare nei campi, per mantenersi". L'inflazione poi e' alle stelle: "Per fare la spesa, non bastano scatole piene di banconote". Nelle cittadine risparmiate dal conflitto si soffre comunque la sovrappopolazione: "su 12 milioni di abitanti almeno 3-4 milioni sono profughi all'estero o sfollati interni.
Questo genera una pressione fortissima anche sulle strutture igienico-sanitarie". Se si somma alla fame, si capisce il perche' aumentano i casi di malaria, le malattie respiratorie e le patologie intestinali, compreso il colera: "Il sistema immunitario delle persone e' indebolito, non ce la fa a resistere". Pochi giorni fa in Repubblica democratica del Congo si sono registrati due casi di ebola, vi preoccupa? "No" risponde Simmons, "perche' il flusso e' inverso: non arrivano congolesi in Sud Sudan, ma sudsudanesi che vanno nei paesi vicini". Ad ogni modo per Simmons - che gestisce diversi programmi di cooperazione sanitaria, che consiste anche in corsi di formazione, altrimenti inesistenti a causa dei decenni di conflitto - manca l'aiuto della comunita' internazionale: "I tremendi conflitti in Siria, Yemen, Iraq e Afghanistan, insieme alla grave siccita' in tutta l'Africa orientale o al terrorismo nel quadrato del Lago Ciad hanno allontanato l'attenzione del Sud Sudan. Ma come ha ricordato l'Onu tempo fa, qui manca ancora l'80 per cento degli aiuti, di cui c'e' disperatamente bisogno".
(Red/ Dire)
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