Giappone, Ocse: Disoccupati al 2,8%, non accadeva dal '94
Ma l'esperto: Crescita non c'entra, dipende da dinamiche negative
(DIRE - Notiziario settimanale Esteri) Roma, 1 giu. - In Giappone tra febbraio, marzo e aprile 2017 la disoccupazione e' caduta al 2,8 per cento, un minimo storico a cui non si assisteva dal 1994. Il Paese, insieme all'Islanda, si riconferma cosi' in cima alla classifica dei Paesi indrustrializzati per livello di occupazione: nell'Ocse la media e' infatti del 3,1 per cento. Ma per alcuni analisti non si tratta necessariamente di una notizia positiva. Secondo alcune fonti locali, il premier Shinzo Abe ha speso parole di orgoglio per i dati diffusi dall'analisi Ocse, rivendicando il successo della manovra di rilancio dell'economia dell'Arcipelago messa in campo dal 2012. Ma per Ivan Tselichtchev, docente di economia all'Universita' di Niigata, intervistato dalla stampa in questi giorni, l'ottima performance "non ha nulla a che fare col le Abenomics", ossia il pacchetto di misure promosse dal premier Abe: "Si tratta di un fenomeno strutturale - ha spiegato il docente - e contrariamente alla maggior parte dei Paesi sviluppati, appare abbastanza indipendente e autonomo rispetto al ciclo dell'economia e della crescita".
Per Tselichtchev da un lato si sta riducendo il numero dei giapponesi impiegati nel manifatturiero, mentre dall'altro stanno "esplodendo" le occupazioni precarie. Il contratto a tempo indeterminato e' un diritto sempre piu' raramente concesso, fenomeno che colpisce soprattutto le donne. Quando restano incinta poi, la maggior parte decide di lasciare il lavoro per rientrate solo qualche anno piu' tardi, optando per il part-time. Un altro elemento che puo' spiegare la bassa disoccupazione trova ancora origine da una dinamica negativa: "il forte invecchiamento della popolazione e il crollo delle nascite", fanno si' che si stia drasticamente riducendo "la popolazione in eta' attiva". La generale reticenza delle politiche governative ad accettare lavoratori stranieri non aiuta: la tendenza e' quella di dare comunque la precedenza ai cittadini giapponesi, anche ormai in eta' pensionabile. Nel 2016, un'analisi del governo ha rilevato che tra gli uomini attivi il 49 per cento era composto da persone di eta' compresa tra i 65 e i 69 anni, mentre il 16 per cento superava addirittura i 75 anni. Per quanto riguarda le donne, il 30 per cento rientrava nella prima fascia d'eta', mentre il 16 per cento nella seconda.
(Red/ Dire)
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