(DIRE-Notiziario settimanale Esteri) Roma, 9 feb. - "Le diaspore africane sono il legame che aiuta a mettere a punto interventi mirati ed efficaci a partire dalle esigenze dei Paesi di origine dei flussi migratori": a parlare con la DIRE e' Mario Giro, vice-ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale.
L'intervista si tiene alla Camera dei deputati, in occasione di un incontro promosso dal Centro italiano per la pace in Medio Oriente (Cipmo). Il tema e' 'Migrazione, inclusione, co-sviluppo: il ruolo delle diaspore med-africane'. Un'occasione per fare il punto su un progetto avviato nel 2016 in Lombardia e Piemonte per favorire l'integrazione dei rifugiati "high skill" anche grazie a una rete delle associazioni delle comunita' di origine straniera.
Un network, e' stato sottolineato durante l'incontro, cruciale per "facilitare e supportare i processi di inclusione e formazione dei nuovi arrivati". Concetto centrale secondo Giro, che lo declina anche in riferimento a un nuovo quadro normativo.
"L'articolo 26 della Legge 125 elenca anche le comunita' di origine straniera all'interno dei nuovi soggetti di cooperazione" sottolinea il vice-ministro. "Pensiamo che le diaspore e le organizzazioni dei migranti siano importanti per avere conoscenza diretta delle situazioni nei Paesi di provenienza dei flussi e per poter fare cooperazione in loco".
Un meccanismo che puo' funzionare anche nel caso dei rimpatri assistiti e, Giro ne e' convinto, "ogni volta che sia importante stabilire un 'linkage' tra quello che facciamo qui da Roma e quello di cui c'e' bisogno li'".
Ma coinvolgere le diaspore e' fondamentale anche per altri motivi, a partire dall'impegno contro radicalismo e violenza.
"L'Italia e gli italiani devono collaborare con gli stranieri e gli immigrati come gia' si fa in molti luoghi" sottolinea Giro: "Abbiamo bisogno di una vera integrazione, soprattutto per le seconde e le terze generazioni, quelle che rischiano piu' il contagio del radicalismo".
Un impegno sul piano interno, questo, che si salda agli interventi internazionali. Alla Camera Giro evidenzia la necessita' di "creare uno strumento per grandi investimenti", nella convinzione che in Africa "con decine di milioni di euro non si risolvono i problemi". Il riferimento e' un piano di intervento approvato dalla Commissione europea, ora all'esame del parlamento dell'Ue. In gioco ci sono 40 miliardi di euro, l'imperativo e' "fare presto". "Solo cosi'", sottolinea il vice-ministro, "sara' possibile una gestione comune dei flussi e magari una loro riduzione".
In attesa dell'Europa, pero', l'Italia inizia a muoversi. Lo fa anche cogliendo l'occasione della presidenza del G7, anticipa Giro: "Ai nostri partner stiamo presentando un piano che riguarda in particolare la sicurezza alimentare, facendoci forti dell'esperienza dell'Expo e puntando su un'eccellenza italiana".
(Red/ Dire)