Rapporto ong: Multinazionale coinvolta in sistema tangenti
(DIRE - Notiziario settimanale Esteri) Roma, 13 apr. - La ong Global Witness e il network di giornalisti Finance Uncovered rendono noti nuovi sviluppi del caso che riguarda il blocco petrolifero nigeriano OPL 245 e coinvolge i gruppi petroliferi Eni e Shell. Questi ultimi sono accusati di aver versato denaro al governo nigeriano per acquisire un importante contratto petrolifero, pur essendo gia' a conoscenza del fatto che i fondi non sarebbero andati al governo, bensi' a singoli individui.
Il rapporto 'Shell knew' (Shell sapeva) si basa essenzialmente su una fuga di e-mail inviate tra dirigenti della Shell e fornisce prove che i vertici dell'azienda "hanno partecipato a una vasta operazione di corruzione in tutta cognizione di causa".
Lo studio e' solo un nuovo episodio dell'annosa vicenda che scuote la Nigeria dal 2011, anno d'inizio della presidenza di Goodluck Jonathan, che che riprese i negoziati per vendere OPL 245, un blocco petrolifero off-shore tra i piu' ricchi del continente, con una capacita' di produzione di 9 miliardi di barili (stando ai prezzi attuali, un valore di 500 miliardi di euro circa).
OPL 245 era all'epoca nelle mani dell'ex ministro del Petrolio sotto il regime di Sani Abacha, Dan Etete, che se ne era appropriato in segreto, vendendolo alla societa' Malabu Oil & Gas, di cui era l'unico azionista. "Nel 2011, la britannica Shell e l'italiana Eni hanno pagato 1,1 miliardi di dollari nel contratto per acquisire questo lucroso blocco" spiega il rapporto 'Shell knew', facendo riferimento alla vicenda gia' oggetto di inchiesta da parte della procura di Milano.
I rappresentanti di Eni, tra cui il direttore generale Claudio Descalzi, hanno sempre negato ogni responsabilita', affermando che, dopo l'acquisto del blocco petrolifero, le due societa' non sono state coinvolte nelle decisioni del governo sul modo di utilizzare il denaro.
Nel 2012 Shell assicurava inoltre di non aver mai saputo che il blocco appartenesse all'ex-ministro del Petrolio, che secondo i magistrati italiani avrebbero ricevuto una parte importante della provvigione: 800 milioni di euro.
Tuttavia, negli scambi di mail tra dirigenti Shell ai quali il rapporto fa riferimento, i legami tra il governo nigeriano e l'ex ministro del Petrolio sono identificati: "Il presidente Goodluck Jonhathan vuole regolare rapidamente l'affaire 245, tenendo conto delle conseguenze per Malabu e dei contributi politici che seguiranno" scrive un consigliere di Shell International.
"Se si guarda al dossier della procura di Milano, non pensiamo che ci siano informazioni o prove che permettano di perseguire Shell" ha commentato un portavoce dell'azienda, preferendo parlare in forma anonima. La Commissione nigeriana per i crimini economici e finanziari (Efcc) porta avanti un'inchiesta parallela sul caso e ha messo sotto a accusa il mese scorso 11 uomini d'affari e politici nigeriani, tra cui Dan Etete. L'attuale presidentente della Nigeria, Muhammadu Buhari, ha promesso di impegnarsi contro la corruzione che mina il paese. Tuttavia, nonostante numerose inchieste siano state aperte negli ultimi due anni dall'Efcc, nessuno e' stato condannato dalla giustizia del Paese.
(Red/ Dire)