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La sanità in Romagna è da 7: lo dice un sondaggio tra i cittadini

https://youtu.be/eBFj2aXHYQEROMA - "Nel nostro territorio c'è la consapevolezza di una sanità di alto livello, al nostro fianco quando abbiamo dei

Pubblicato:31-10-2018 18:27
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:44
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https://youtu.be/eBFj2aXHYQE

ROMA – “Nel nostro territorio c’è la consapevolezza di una sanità di alto livello, al nostro fianco quando abbiamo dei problemi”. Il presidente della Conferenza territoriale sociale sanitaria dell’Ausl della Romagna, e sindaco di Cesena, Paolo Lucchi, apre questo pomeriggio nel quartiere fieristico cittadino il convegno dedicato ai 40 anni del Sistema sanitario nazionale, sottolineando che, da sondaggio dei cittadini, “la costante nel giudizio riguarda la sanità, mai sotto il 7. Che equivale a un 9 e mezzo in una interrogazione di greco al liceo classico”.

“Siamo- prosegue- la prima o seconda generazione che ha che fare con un sistema sanitario strutturato e vocato all’alta qualità”. In linea con l’articolo 32 della Costituzione. Dunque è stato fatto “un lavoro importantissimo” e ora si deve contribuire a “rafforzare la rete creata, il rapporto con l’Università, le risorse umane e avere un pensiero lungo sull’organizzazzione delle strutture ospedaliere”.


Che si estrinsechi in un piano di rafforzamento per tutto il territorio: per Cesena è in realizzazione il nuovo ospedale. “Forse uno dei progetti più forti per la Romagna e per tutta la regione” in ambito sanitario, sottolinea il sindaco: ottenuto il finanziamento regionale entro la fine dell’anno sarà avviato il percorso per la scelta dei progettisti con il confronto con professionisti e cittadini per “decidere come fare concretamente” il nuovo Bufalini.

Nel 2012, conclude Lucchi, tutti i sindaci della Romagna, con un’unica astensione, optarono per l’Azienda sanitaria unica e iniziò “un percorso difficile”, con il lancio di una “sfida. Credo che, con errori e limiti, ma anche con obiettivi chiari, è dimostrato che quella fosse la strategia giusta”.

NUOVO OSPEDALE CESENA FINANZIATO INTERAMENTE DA STATO

La Conferenza Stato-Regioni ha deciso di “finanziare per intero” il nuovo ospedale di Cesena. Lo annuncia questo pomeriggio l’assessore regionale alla Sanità, Sergio Venturi, intervenendo al convegno “I 40 anni del Servizio sanitario nazionale verso un futuro in rete”, organizzato dall’Ausl Romagna alla Fiera di Cesena.

“È una buona notizia non solo per la città ma per tutta l’Emilia-Romagna”. Dunque a metterci i 156 milioni di euro necessari per il nosocomio sarà lo Stato e l’Azienda potrà utilizzare quella cifra, tra risorse proprie e contributo regionale, per “altre opere in altri luoghi”.

TONINI (AUSL ROMAGNA): ECCELLENZA CON CREPE, CURIAMOLA

I 40 anni “cominciano a sentirsi tutti. Il Servizio sanitario nazionale non gode in questo momento di un’ottima salute. Va riformato”. Lo sostiene il direttore generale dell’Ausl Romagna, Marcello Tonini, intervenendo questo pomeriggio al convegno “I 40 anni del Servizio sanitario nazionale verso un futuro in rete”, organizzato alla Fiera di Cesena. “Stanno venendo fuori delle crepe importanti che minano al cuore il sistema”, aggiunge, che “vanno recuperate con il contributo di tutte le componenti.

Da ognuno occorre un pensiero di rilancio”. Un altro scoglio, prosegue, è la “difficoltà a reclutare professionisti per Medicina interna e per buona parte delle discipline mediche”. Di certo, il Servizio sanitario nazionale è “una delle poche cose che ci invidiano al mondo a livello di Pubblica amministrazione”. E “in un momento in cui non si crede quasi più a niente, la capacità di distinguere dobbiamo mantenerla”.

Da 20 anni, continua il dg Tonini entrando nel concreto, “proviamo a trovare una modalità di approccio più efficace al tema della cronicità e anche qui in Romagna siamo in una situazione delicata”, per cui occorre trovare una “risposta strutturata”.

Ma, si leva un sassolino dalla scarpa, “mi sono stancato di sentirmi dire ‘cosa avete fatto a fare l’Ausl Romagna’, c’è poco da scherzare se siamo ancora a questo punto. Se almeno noi non ci siamo resi conto del valore aggiunto e delle potenzialità del progetto, c’è da riflettere”.

Tra i benefici dell’area vasta ci sono le relazioni tra i professionisti e il confronto tra le pratiche. Un esempio è l’ictus: “Avevamo buone performance, ma nell’ultimo anno abbiamo sconvolto l’ordine costituito, con “chance di cure importanti al 60% dei pazienti colpiti rispetto a prima”. Dunque l’operazione area vasta ha “un senso clinico ed economico. Da qui- conclude Tonini- rilanciamo il senso di orgoglio perché questo lavoro è il più bello al mondo e noi possiamo farlo in una regione ad altissimo livello”.

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