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Carcere, l’allarme del Garante della Campania: “A Pozzuoli anche 14 detenute in una cella”

Intervista al garante dei detenuti della Campania, Samuele Ciambriello

Pubblicato:31-10-2017 15:28
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:50

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NAPOLI – “In Campania ci sono 1100 detenuti più del previsto, rispetto alla capienza massima di 6100 posti. Il sovraffollamento riguarda soprattutto Poggioreale e il carcere femminile di Pozzuoli dove in una stanza ci sono 8,12, perfino 14 donne. E c’è un unico bagno“. A lanciare l’allarme, in un’intervista alla DIRE, è Samuele Ciambriello, garante dei detenuti della Campania.


Nella casa circondariale di Poggioreale “dopo un blitz sopraggiungono anche 30 persone”, spiega Ciambriello.

Un’emergenza, quella del sovraffollamento negli istituti della Campania, a cui si può dare una risposta “innanzitutto con la costruzione di una nuova casa circondariale in questa regione – questa la strada indicata dal garante dei detenuti -. Si pensi che in Umbria i reclusi campani sono più di quelli umbri. Andiamo anche a violare l’ordinamento penitenziario che all’articolo 42 vieta il trasferimento dei detenuti a più di 200 chilometri da casa”.


Un nuovo istituto dovrebbe essere aperto in provincia di Napoli “nel nolano – sostiene Ciambriello -. E speriamo che si accelerino le procedure. Poi c’è un’altra questione: ci sono carceri come quella di Sant’Angelo dei Lombardi (in provincia di Avellino, ndr) che chiede di ricevere altri 30 detenuti”.

Un altro istituto femminile, invece, quello di Lauro (Avellino) accoglie “solo 5 detenute, recluse insieme ai loro figli”. Un carcere in più però non basta “il sovraffollamento è costruito sulla carcerazione preventiva, sulle leggi repressive, sulla connotazione troppo forte che ha la custodia cautelare. Da Poggioreale escono ogni anno 1 migliaio di persone innocentemente”.

“SERVE PIÙ PERSONALE, 2 DIPENDENTI NON BASTANO”

“La mia struttura è composta soprattutto da volontari e 2 soli dipendenti. Mi auguro che il nostro gruppo di lavoro possa arrivare a 5 dipendenti”, spiega.


A lavoro da circa un mese nella struttura del Consiglio regionale, Ciambriello racconta di aver firmato due protocolli d’intesa “per il rimpatri forzati degli immigrati e sul tema della tortura” e ora la sua azione si concentrerà soprattutto per garantire ai detenuti una permanenza più dignitosa negli istituti della Campania.

“Occorre favorire relazioni umani e rapporti sociali. Nei penitenziari – afferma il garante – mancano figure che si occupano di sociale, che facciano da ponte tra chi è in cella e chi fuori. Alle persone che sbagliano va tolta la libertà ma non la dignità: i colloqui durano un’ora, una volta a settimana. Così non alleviamo le loro sofferenze”.

“NO RECIDIVA PER 90% DETENUTI INSERITI IN SOCIETÀ”

“Quando un detenuto nelle carceri incontra associazioni e realtà che fanno iniziative, quando un detenuto, dopo aver scontato la sua pena, sta in una comunità di accoglienza o incontra la Pastorale carceraria di Napoli, non torna in carcere. Il 90% di loro, coinvolti in iniziative, non è recidivo”, commenta Ciambriello.


“Coinvolgerli è positivo, per loro e per la società. Aiutarli è anche un risparmio economico oltre che un dovere costituzionale: per l’articolo 27 della Costituzione – ricorda Ciambriello – il carcere è un luogo di rieducazione“.

Per promuovere attività alternative in carcere, il garante dei detenuti annuncia anche l’avvio di un nuovo percorso realizzato in collaborazione con l’assessore regionale alla Formazione, Chiara Marciani: “Abbiamo avuto un incontro molto costruttivo – dice – e presto partiranno corsi di formazione e di avviamento al lavoro. Sarà un percorso strutturato sulla base delle singole competenze dei detenuti. Fare attività in carcere semplicemente per ‘intrattenere’ i detenuti non basta: dobbiamo creare delle zattere tra loro e la società, tra i detenuti e il mondo del lavoro”.

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