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Riforme, il fronte del ‘No’ alza la voce: “Autonomia Sarda a rischio”

CAGLIARI - Tre firme per dire "no"

Pubblicato:31-05-2016 14:21
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:48

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consiglio regione sardegnaCAGLIARI – Tre firme per dire “no” alla riforma costituzionale e all’Italicum. È partita ufficialmente anche in Sardegna la campagna referendaria del comitato per il “no” al referendum costituzionale di ottobre, con i rappresentanti delle varie associazioni che oggi, “ospiti” del consigliere dei Comunisti italiani Fabrizo Anedda, hanno indetto una conferenza stampa in Consiglio regionale per spiegare nel dettaglio le ragioni per le quali la proposta di legge costituzionale “è inaccettabile, per il metodo e i contenuti”.

A elencare i punti principali delle criticità legate alla riforma è il giurista ed ex consigliere regionale Andrea Pubusa: “Le modifiche alle Costituzione dovrebbero essere fatte con larga partecipazione e consultazione, ma soprattutto attraverso emendamenti: la Costituzione americana è ancora la stessa dalla sua nascita, ma è stata modificata nel corso del tempo con emendamenti man mano che si presentavano esigenze nuove, come è successo per la soppressione della schiavitù o il voto alle donne. Per quanto riguarda il Senato poi, non è vero, come si sta dicendo, che scompare: rimane e non è più elettivo“.

Falso poi per Pubusa che attraverso la riforma si semplifica l’iter legislativo: “Si introducono circa 10 diversi procedimenti legislativi a seconda dalla materia, diventerà guazzabuglio. La media per l’approvazione delle leggi in Italia è di 53 giorni, quando non vengono approvate non discende dal procedimento legislativo, ma dalla volontà politica”.


A livello regionale, secondo il professore, si va verso “la negazione del sistema autonomistico come l’abbiamo conosciuto: questo vale anche per le regioni a statuto speciale- checché ne dica l’assessore alle Riforme Gianmario Demuro- perché è chiaro a tutti come sia diverso avere la specialità in un contesto di autonomie che scompaiono”.

Poi l’attacco al premier Matteo Renzi e al governatore sardo Francesco Pigliaru: “Renzi sta introducendo grande tristezza e grande divisione all’interno del Paese e così non si crea nulla. Se si dimette oppure no in base al risultato del referendum, a noi poco importa- spiega- personalmente penso che sarebbe stato meglio che non fosse mai apparso nella scena politica. Per ciò che riguarda Pigliaru, sono convinto che sia una delle presidenze più tristi che la Sardegna abbia mai avuto, priva di qualsiasi mordente e personalità, completamente appiattita al governo nazionale”. Il presidente del Consiglio Gianfranco Ganau, al contrario, “forse perché ex sindaco, sta mantenendo, per quel che riguarda l’autonomia, dignità e ragionevolezza”.

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