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A Roma lezione di geografia musicale con l’Orchestra di Piazza Vittorio FOTO

Da un lato, i musicisti dell'Orchestra di Piazza Vittorio, con le loro diverse origini e la loro arte multietnica, dall'altro, i bambini della 'Pisacane'

Pubblicato:31-05-2016 13:48
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:48

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orchestra piazza vittorio____

ROMA  – Carlos Paz Duque, polistrumentista dell’Orchestra di Piazza Vittorio, viene dall’Ecuador. Lì ci sono, spiega, montagne “molto, molto alte, più alte delle più alte montagne italiane e fa anche freddo. Quando sono venuti dei signori europei a trovarci, si sono portati via un pezzetto di bambù, e ci hanno fatto uno strumento“. L’artista si rivolge ai piccoli alunni dell’istituto “Carlo Pisacane” di Roma indicando che quello strumento è il sassofono, la cui ancia (sottile linguetta mobile la cui vibrazione fa suonare gli strumenti a fiato, ndr) è fatta, appunto, in bambù.

La parola passa poi al sassofonista Peppe D’Argenzio che spiega come funziona il suo strumento, poi esegue la musica della “Pantera Rosa”.


Va avanti così per circa un’ora, tra informazioni, curiosità e brani da diverse tradizioni del mondo, quella che gli organizzatori definiscono una “lezione-concerto” di “geografia musicale”. Da un lato, i sette i musicisti dell’Orchestra di Piazza Vittorio, con le loro diverse origini e la loro arte multietnica, dall’altro, i bambini della scuola di via dell’Acqua Bullicante, passata alle cronache per l’alto tasso di alunni di cittadinanza straniera. Nel 2010 erano il 90%. Duante la performance, i bambini imparano a distinguere la kora africana, le tabla indiane, l’oud tunisino e anche il basso elettrico, che all’inizio molti di loro confondono con una chitarra. L’iniziativa, spiega la maestra Vania Borsetti, nasce perché i musicisti dell’Orchestra “sono internazionali come noi”. L’evento fa parte del progetto “A scuola con l’Orchestra di Piazza Vittorio”, un ciclo di incontri nelle scuole della periferia romana organizzato dalle associazioni Musica e altre cose e Vagabundos, con il contributo della Fondazione Terzo Pilastro-Italia Mediterraneo. “Auspichiamo che attraverso questo esperimento, che abbiamo fatto solo in una decina di scuole in un anno, le istituzioni si sensibilizzino- spiega il bassista Pino Pecorelli- prendano in considerazione l’ipotesi di fare più esperimenti di questo tipo”.

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