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Università, Manfredi (CRUI): “Legislatura di svolta, ora Napoli sia capitale della formazione”

Gaetano Manfredi, Rettore dell'università Federico II di Napoli e presidente della CRUI, intervistato dall'Agenzia Dire.

Pubblicato:30-12-2017 09:49
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:18

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NAPOLI – Quella appena conclusa “è stata una legislatura di svolta perché venivamo da quella precedente che aveva avuto come motivo fondante la grande riforma dell’università ma caratterizzata anche per i molti tagli. Tagli che poi si sono anche un po’ trascinati con l’inizio di questa legislatura. Negli ultimi tre anni c’è stato l’inizio di un’inversione di tendenza. Si sono fermati i tagli, sono ricominciati i finanziamenti, sicuramente ancora insufficienti rispetto a quelle che sono le necessità del Paese, ma si è dato un segnale facendo anche capire che la formazione superiore e l’università rappresentano un volano fondamentale per quella che è la crescita dell’Italia”. Così alla Dire Gaetano Manfredi, presidente della CRUI e Rettore dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, nel suo bilancio sull’operato del governo Gentiloni in merito al sistema italiano dell’Università e della ricerca.

“C’è stata una particolare attenzione ai giovani – prosegue Manfredi – perché si è ricominciato con il finanziare l’ingresso di giovani all’università. C’è un piano straordinario per i ricercatori tipo B (quelli che dopo 3 anni di attività scientifica possono diventare professore, ndr) che entreranno a tempo indeterminato. Sono 1600 posti, non sono tantissimi ma sono uno dei numeri più grandi che abbiamo visto negli ultimi anni e sicuramente questo è un dato positivo”.


“C’è ancora molto da fare”, spiega il Rettore, “perché l’Italia purtroppo ha perso 10 anni pensando che senza investire nell’università e nei giovani si potesse avere la possibilità di competere a livello globale. Il Paese è andato esattamente in controtendenza con quello che ha fatto la Germania con quello che ha fatto la Corea o quello che ha fatto il Giappone. O ancora quello che hanno fatto le grandi economie emergenti come la Cina. Oggi dobbiamo recuperare perché se vogliamo avere un Paese veramente competitivo, un Paese che cresce in un mondo globale in cui l’economia è un’economia basata sulla conoscenza, dobbiamo fare un super investimento sulla formazione dei giovani, sulla ricerca e sulla qualità del capitale umano altrimenti il Paese sarà inesorabilmente destinato al declino perché non c’è possibilità di competere nel mondo di oggi senza queste competenze”.

 

 

“CRITERIO NAZIONALE RIPARTO FONDI FA BENE A SUD”

“Bene che ci sia un criterio nazionale di valutazione e ripartizione dei fondi: questo è un valore che va nell’interesse del Sud, perché possa competere ad armi pari con le grandi università del Nord”. Ne è sicuro il presidente della CRUI, Gaetano Manfredi, intervistato dall’agenzia di stampa Dire. Manfredi, Rettore dell’Università di Napoli Federico II, dice che negli ultimi 2 anni la sperequazione Nord-Sud in termini di riparto del fondo di finanziamento destinato agli atenei è stata “in parte eliminata e lo sarà ancora di più con i nuovi criteri di valutazione del costo standard, fortemente voluti dalla Conferenza dei Rettori”.

“Esiste un principio – afferma – che va sempre tenuto in considerazione: la qualità, che non si negozia al Sud o al Nord. I criteri di valutazione devono essere uguali in tutto lo Stivale perché i nostri ragazzi del Mezzogiorno vogliono atenei almeno uguali a quelli del Nord, se non migliori”.

Manfredi non vede un nesso di causalità nel rapporto tra lo stanziamento minore di fondi ad alcune università del Sud e la migrazione degli studenti “perché i ragazzi – spiega – vanno fuori o perché trovano un’università non competitiva sul proprio territorio oppure per problemi di diseconomia di contesto. Serve una politica nazionale che non guardi solo alla ripartizione delle risorse ma che si preoccupi degli investimenti concreti al Sud perché si creino opportunità di lavoro di qualità. Su questo di vuole più impegno sia a livello regionale che nazionale”.

Un discorso diverso va fatto per le università che si trovano in territori particolarmente svantaggiati e con bassissima densità di popolazione, si pensi alla Sardegna e alla Basilicata. Per Manfredi occorre intervenire “con politiche specifiche ed interventi miranti. Non esiste un algoritmo per risolvere il problema – sottolinea il presidente della Conferenza dei Rettori – quindi la politica deve assumersi la responsabilità di dare risposte a questi atenei e a questi territori in difesa di un presidio importante come l’università”.

Una risposta anche a quella massa di giovani (1,8 milioni al Sud, secondo Confindustria) che non studia e non lavora, i cosiddetti Neet. “E’ un numero che progressivamente deve diminuire – ragiona Manfredi – ma per questo ci vuole lavoro vero: se pensiamo di risolvere il problema con l’assistenza ripetiamo gli errori fatti negli ultimi 20 anni. O pensiamo che si crea lavoro vero o amplifichiamo l’idea che per poter andare avanti ci vogliano intermediazione politica e assistenzialismo e non reale sviluppo”.

 

 

“NAPOLI SIA CAPITALE FORMAZIONE”

“E’ la grande scommessa che abbiamo messo in campo: è l’idea che Napoli torni ad essere una grande capitale della formazione a livello europeo ed internazionale. Il problema non sono solo coloro che vanno via ma la nostra scarsa capacità di attrarre: è questo il vero tema politico”. Così Gaetano Manfredi, Rettore dell’università Federico II di Napoli e presidente della CRUI, intervistato dall’Agenzia Dire.

Per rilanciare l’appeal formativo espresso dall’Università del capoluogo campano “in primo luogo – spiega Manfredi – dobbiamo fare una formazione di qualità che abbia degli standard internazionali. E questo lo stiamo facendo: abbiamo un’offerta in inglese, abbiamo molte delle lauree magistrali in inglese e abbiamo organizzato il sistema delle academy. Del resto l’academy della Apple ha un quarto degli studenti che sono stranieri, in arrivo da 24 Paesi. E questo lo abbiamo fatto in due anni, non in cento. Il che dimostra che le cose si possono fare. Vogliamo perciò traferire questa esperienza anche al sistema della formazione più tradizionale e lo stiamo facendo. Anche se abbiamo dei piccoli numeri, negli ultimi due anni alla Federico II il numero degli studenti stranieri è raddoppiato: piccoli numeri che però crescono”.

Attualmente è in essere un programma internazionale che contempla un “grande investimento in Cina”. Lo sguardo è poi rivolto con interesse all’Africa, “reale bacino da cui nei prossimi 10, 15 anni arriverà la maggior parte di richiesta di formazione ed il nostro Ateneo, in un sitema di interesse internazionale, sarà protagonista”. L’attrattiva di un polo di formazione e sapere passa anche per il ‘sistema città’.

“A chi viene a Napoli fa piacere passare un bel week end, venire in vacanza, visitare i musei. E questo ci aiuta: da capitale della spazzatura siamo diventati capitale dei musei. Però – aggiunge il Rettore – se uno deve vivere qua deve avere i servizi che funzionano, i trasporti che funzionano, le scuole che funzionano. A Napoli non abbiamo un liceo internzionale”.

A fronte di un programma di rientro dei cervelli, di docenti stranieri che diventano professori alla Federico II il primo problema è: dove mandare a scuola i figli. Per essere realmente internazionali serve un ambiente fatto di tante cose e che passa per servizi concreti, “l’Università – sottolinea – può dare una mano per rendere Napoli una capitale, ma ci vuole che Comune, Regione, Enti locali facciano cose concrete, diano risposte concrete. Su questa strada si può fare molto però bisogna lavorare”.

Centrale è il ruolo delle Università dal punto di vista della open innovation, perchè per il rettore “le grandi multinazionali non fanno ricerca di per sè. I centri di ricerca delle grandi aziende non sono più all’interno delle aziende sono in partnership con l’università”. E non è un caso l’esperienza di Apple, venuta da Copertino, per “questa grande iniziativa con la Federico II”.

“Abbiamo – ricorda Manfredi – grandi alleanze con praticamente tutti i grandi player mondiali che vedono nella nostra università uno dei riferimenti internazionali più importanti: questo è quello che stiamo facendo noi, stanno facendo altri grandi atenei quello che si fa nel mondo. La competizione è come attrarre questi grandi partner all’interno del sistema universitario”.

 

 

“UNIVERSIADI, ACCADEMIA È E SARÀ IN PRIMA LINEA”

“Ho molto sostenuto questo progetto e la candidatura italiana è stata presentata con il supporto alla conferenza dei rettori perché è una candidatura del sistema universitario e insieme abbiamo scelto Napoli. Credo che per la città sia una grandissima occasione”. Così alla Dire Gaetano Manfredi, presidente della CRUI e Rettore dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, sulle Universiadi in programma nel capoluogo partenopeo nel 2019.

Un’occasione importante per la città, spiega Manfredi, perché “oggi per poter avere uno standing internazionale è molto importante che ci sia una percezione internazionale della città e dell’università“. Grande la pubblicità, sottolinea il presidente, grazie alla partecipazione di persone da più di 150 Paesi, per la città senza contare l’occasione “concreta per gli investimenti sugli impianti sportivi dove non si spende un soldo da vent’anni. Anche gli impianti sportivi – spiega – sono rappresentativi di una città chevuole guardare giovani”.

Credo molto in questo progetto ma chiaramente c’è tutto un problema di capacità nel gestirlo. C’è una responsabilità della Regione, adesso ci sarà un commissario di governo per quello che riguarda gli investimenti, noi però stiamo già organizzando il supporto alla manifestazione”.

I servizi sanitari e quelli informatici “verranno tutti garantiti dall’università e poi ci saranno i volontari, tutti i nostri studenti, per i quali stiamo preparando dei bandi per fare tirocinio”. Tutti i ragazzi impegnati “saranno pagati e faranno una grandissima esperienza internazionale perché questo consentirà loro di interagire con studenti che vengono da tutti il modo”. L’università, conclude Manfredi, quando bisogna fare le cose che le compete c’è “noi siamo e saremo in prima linea”.

 

 

“CON NORMALE PRIME ATTIVITÀ DAL 2018”

“Mi auguro che già nel 2018 avremo le prime attività concrete in partenariato con la Normale di Pisa in attesa della gemmazione di un istituto che non sarà di nessuno e che consentirà di coprire questo segmento che a Napoli manca”. Così alla Dire Gaetano Manfredi, Rettore della Federico II e presidente della CRUI, sull’istituzione nel capoluogo campano di una Scuola di Studi Superiori “autonoma, che formi dei super specialisti in alcuni settori”.

Un progetto oggi in corso e che si inserisce nell’ambito di una “grande idea di Napoli capitale della formazione“.

“Le Scuole Superiori – ricorda Manfedi – sono la Normale di Pisa, il Sant’Anna di Pisa, la Sissa a Trieste e lo Iuss di Pavia. Al di sotto di Roma non c’è alcunchè. E’ giusto che una Scuola di Studi Superiori sia a Napoli. E questa è una battaglia che va al di là della politica, è una questione nazionale”.

Attualmente in essere con la Normale c’è un percorso di collaborazione “che stiamo rafforzando nell’intento di far nascere nei prossimi tre anni in città un istituto autonomo meridionale che abbia – conclude il Rettore – gli stessi standard delle altre istituzioni ed in federazioni con loro”.

 

 

“IO MINISTRO? ORA HO GIÀ MIEI RUOLI”

“Al momento penso alla Federico II, alla Conferenza dei Rettori e penso a fare delle cose buone per Napoli e la Campania. La cosa a cui più tengo sono i nostri giovani. Quello che succederà lo vedremo dopo”. Gaetano Manfredi, rettore della Federico II e presidente della Crui, risponde così alla Dire sull’eventualità di un suo incarico come titolare del dicastero di viale Trastevere.

“Io non ho mai pensato dove spostare la mia scrivania. Io adesso c’è l’ho a corso Umberto (dove ha sede il rettorato della Federico II, ndr) e sono contento dove sto perchè ho una bellissima scrivania, molto ben occupata prima di me e che spero di occuparla bene”.

“Non è tanto il posto che uno occupa – aggiunge Manfredi – quanto dare un contributo di idee a quello che si deve fare e cercare di realizzarle. Nella mia vita ho sempre pensato a quello che facevo nel momento in cui lo facevo”.

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