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Clima, mai così tanta anidride carbonica in atmosfera

E' successo a causa della combinazione di attività umane e di un El Nino particolarmente forte

Pubblicato:30-10-2017 12:18
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:50

centrale a carbone
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ROMA – Nel 2016 la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera è balzata a una velocità senza precedenti al livello più alto mai registrato in 800mila anni: questo l’allarme che lancia la Meteorological Organization, l’Organizzazione meteorologica mondiale, agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di meteorologia.

“Il repentino cambiamento registrato negli ultimi 70 anni” nelle concentrazioni di CO2 è “senza precedenti”, segnala la Wmo.

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Le concentrazioni medie globali di CO2 hanno raggiunto le 403.3 parti per milione nel 2016 dalle 400.00 parti per milione nel 2015 a causa della combinazione di attività umane e di un El Nino particolarmente forte.


Le concentrazioni di anidride carbonica sono ora il 145% di quelle del periodo pre-industriale (prima del 1750), segnala il Greenhouse Gas Bulletin della Wmo.

“Un rapido incremento dei livelli atmosferici di CO2 e di altri gas serra ha il potenziale di avviare mutamenti senza precedenti nei sistemi climatici, portando a ‘gravi cambiamenti a livello economico ed ecologico’”, avverte il rapporto Wmo.

L’ultima volta che la Terra ha affrontato una simile concentrazione di CO2 “la temperatura era di 2-3 gradi superiore e il livello dei mari era 10-20 metri maggiore di ora”, dice il rapporto Wmo. Dal 1990 c’è stato un incremento del 40% del forcing radiativo totale, l’effetto riscaldante del clima, a causa di tutti i gas serra di lunga vita, con “un incremento del 2.5% solo tra 2015 e 2016”, secondo i dati del National oceanic and atmospheric administration (Noaa) Usa.

“Senza rapidi tagli nelle emissioni di CO2 e di altri gas serra saremo nella direzione verso pericolosi incrementi delle temperature per la fine di questo secolo, ben oltre i target fissati dagli Accordi di Parigi”, dice il segretario generale Wmo Petteri Taalas, “le future generazioni erediteranno un pianeta ben più inospitale” di quanto fosse quello arrivato alle generazioni che ci hanno preceduto di quello che abitiamo oggi. Bisogna agire adesso, anzi ieri, perché “la CO2 rimane in atmosfera per centinaia di anni e negli oceani anche più a lungo”, prosegue Taalas, “e le leggi della fisica ci dicono che affronteremo un clima più caldo e più estremo nel futuro”.

Il fatto è che “attualmente non disponiamo di una bacchetta magica per rimuovere l’anidride carbonica dall’atmosfera”, quindi l’unica cosa che possiamo fare è evitare di immetterne dell’altra o perlomeno cercare di emetterne meno.

A complicare le cose c’è il fatto che non emettiamo solo troppa CO2 ma anche altri gas serra, addirittura più pericolosi per il nostro clima.

Ad esempio il metano – secondo varie stime tra 20 e 30 volte più dannoso dell’anidride carbonica per il clima – che contribuisce per il 17% all’effetto del forzante radiativo (il riscaldamento vero e proprio, per così dire).

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Circa il 40% del metano è emesso da fonti naturali come paludi e termitai (e lo scioglimento del permafrost peggiora le cose, aumentando le emissioni da materiali in putrefazione dopo lo scioglimento dei suoli ghiacciati) mentre il 60% è di origine umana, come allevamenti di bestiame, coltivazioni di riso, sfruttamento dei combustibili fossili, discariche di rifiuti e combustione di biomasse come il legno. Ecco, il metano in atmosfera ha raggiunto un nuovo picco a 1.853 parti per miliardo nel 2016 e ora è al 257% dell’era pre-industriale.

C’è poi l’ossido di azoto che arriva per il 60% da fonti naturali e per il 40% da attività umane come combustione di biomasse, uso di fertilizzanti e vari processi industriali. L’Ossido di azoto gioca un ruolo importante nella distruzione dello strato di ozono stratosferico che protegge il Pianeta dai raggi ultravioletti e pesa per il 6% nel forzante radiativo. La sua concentrazione atmosferica nel 2016 era di 328.9 parti per miliardo, che è il 122% del livello pre-industriale.

“I numeri non mentono- dice Erik Solheim, direttore dello United nations environment programme- Unep, l’agenzia ambientale delle Nazioni unite- stiamo ancora emettendo troppo e dobbiamo invertire la tendenza. Gli ultimi anni hanno visto una enorme diffusione di energie rinnovabili ma dobbiamo ora raddoppiare i nostri sforzi per assicurare che queste nuove tecnologie a basso tenore di carbonio siano in grado di crescere e prosperare. Abbiamo già ora molte soluzioni per affrontare la sfida, quello che ci serve ora sono una volontà politica globale e un nuovo senso di urgenza“.

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