NEWS:

Report CGG del 30/10/2015 – Seduta Pomeridiana

Pubblicato:30-10-2015 18:20
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:42

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

CGG-aulaIl tema del “polo della moda” ha occupato i lavori dell’ultima giornata di Consiglio grande e generale. Nel pomeriggio è infatti ripreso il dibattito sul secondo decreto da ratificare, il n. 155, volto a introdurre interventi su “norme fiscali, di commercio, di credito agevolato, di urbanistica”, finalizzati alla realizzazione del progetto imprenditoriale di Rovereta. I lavori si interrompono nel corso dell’esame dell’articolato del decreto, all’articolo 11 “Applicazione delle disposizioni in materia di credito agevolato alle imprese” e riprenderà in seduta notturna.

Di seguito un estratto degli interventi del pomeriggio.

Decreto n. 155 – Adeguamenti normativi per l’attuazione del progetto di cui all’articolo 1, comma 1, della Legge 7 agosto 2015 n.137.


Luigi Mazza, Pdcs: “Oggi andiamo a dare attuazione ad impegni già presi in Aula. Diamo modifiche necessarie per rispondere sul piano fiscale e normativo alla convenzione sottoscritta. Mi permetto di aggiungere considerazioni su alcune cose che ho sentito nel dibattito, ovvero, si è detto che abbiamo costruito un vestito su misura su questo progetto e concesse agevolazioni senza precedenti, come fosse negativo. Io sottolineo l’importanza dell’investimento con forte ricadute sul territorio, non può poi non incidere su queste valutazioni il momento di rilancio dell’economia che ci pone in misura diversa dal passato e richiede investimenti diversi, anche dall’estero. Tutto ciò che favorisca investimenti di questo natura è auspicato. Vorrei sapere se queste iniziative fossero poi fatte fuori territorio, quali sarebbero le critiche.

Poco più di 20 anni fa quando un’azienda storica del territorio, la Karnak, chiese un’area di 20 mila metri quadrati per espandersi e avere altre 30 persone assunte. In un periodo di piena occupazione, è stato detto che non era un sacrificio realizzabile. Karnak andò così a Torriana a portare la sua logistica e quando è arrivato il momento di scegliere di unificare le sue sedi, chiude la sede a Chiesanuova e vengono meno 120 posti di lavoro in favore della sede di Torriana. Non so se allora la scelta fu sbagliata, la realtà è che quella scelta oggi fa perdere 120 posti di lavoro a Chiesanuova. Un’iniziativa che porta posti di lavoro importanti in territorio generando entrate credo sia un fatto che impone a tutti, maggioranza e opposizione una riflessione. Noi chiediamo che quanto chiesto sia auspicabile purché siano rispettate tre condizioni; 1) i lavori siano affidati a imprese locali, 2) curare fin da ora con i sindacati e con la formazione professionale i corsi per formale il personale e che non ci sia la solita scusa perché si prenda gente da fuori; 3) realizzare insieme alle categorie quanto è necessario di contorno, attività accessorie e terzisti. Infine, ci devono essere i controlli sugli impegni assunti dai promotori”.
Augusto Michelotti, Su: “E’ un progetto che nasce male e non mi convince. L’indotto sul turismo sammarinese ci veniva garantito come qualcosa di assoluto all’inizio e oggi non se ne parla più. Oggi si parla di 200 posti di lavoro, e di indotto nel settore edilizio, mi auguro siano utilizzate imprese sammarinesi, e che le ricadute siano consistenti, ma a me sembra che siano cose fatte a metà. Servono strutture che possano garantire risposte programmatiche di cosa succederà, nel nostro Paese non esistono uffici a controllo ante-opera. E lo Stato ci rimette sempre. Mi auguro che vada a finire bene per il Paese e non voglio gufare”.

Marino Riccardi, Psd: “C’è un impegno formale da parte della proprietà che i dipendenti saranno per stragrande maggioranza sammarinesi e così come che favoriranno la scelta di imprese locali per la costruzione. Credo che tra gentiluomini e tra persone per bene la parole valgano. Mi auguro si sia razionali e che non si abbiano gli occhi bendati o che guardino una sola direzione di fronte questa occasione. Abbiamo tutto il tempo disponibile per poter formare le persone che servono, abbiamo il centro professionale e non possiamo piangere su noi stessi. Quando maggioranza e governo portano risultati forse dà fastidio. Quando sento sempre lamenti e chi trova il pelo nell’uovo mi sembra che viviamo in un altro mondo”.
Roberto Ciavatta, Rete: “Qui non si tratta di cercare il pelo nell’uovo, ma di non chiudere tutti e due gli occhi. Certo che servono 200 posti di lavoro. Oggi siamo felici di leggere che aprirà un nuovo centro commerciale che non ha bisogno di chiedere favori al segretario di turno. Tutto l’affaire ‘polo del lusso’ ruota attorno alla forzatura di trasformare una zona verde in un’area edificata. Sono 200 posti di lavoro, ma il nostro territorio è limitato. Abbiamo una serie di aree a San Marino degradate, sono in mano alle banche, le abbiamo aiutate nell’assestamento, ma non chiediamo agli investitori di andare in quelle aree. Abbiamo non 200, ma 1.600 disoccupati e allora dovremo fare una decina di altri progetti. Senza entrare nel dettaglio di chi è il terreno, delle deroghe e incentivi, è tutto legittimo quando lo decide il Consiglio, mi auguro che vada tutto benissimo. Il problema è che non potremo più farlo. Bisogna stimare quanto siamo disposti a pagare, in territorio e sgravi, per ciascun posto di lavoro”.
Andrea Belluzzi, Psd: “Imprenditori di livello hanno ritenuto San Marino un luogo idoneo a fare un investimento di questo tipo, sia le norme, sia l’accordo sono state leve per giungere a ciò. Mi collego poi al discorso dei controlli, spero si arrivi all’attivazione di un percorso di controllo convenzionale sugli impegni presi e conseguiti dalla proprietà. Sento dire che ci sobbarchiamo sempre oneri eccessivamente gravosi per sostenere l’imprenditoria. Non sono d’accordo, dobbiamo valutare quanto ci costerebbe sostenere attraverso gli ammortizzatori sociali i lavoratori che potrebbero trovare impiego. Ritengo corretto valutare la rilevanza di un investimento a prescindere dal proprio ruolo di maggioranza o minoranza”.
Federico Pedini Amati, Indipendente: “Non sono favorevole al polo del lusso e non per partito preso. La portata dell’infrastruttura e dell’investimento, in rapporto al numero di assunti, non ha un ragionevole senso, oltre al fatto che le promesse di assunzioni restano promesse. Facciamo in modo tutto viaggi in modo trasparente. Si dice che apriranno 150-200 società, ma quali saranno le conseguenze per il settore del commercio di tutta San Marino, abbiamo fatto studi sull’impatto sul commercio nazionale? No, ci buttiamo in un progetto faraonico e non sappiamo quante attività sammarinesi chiuderanno”.
Luca Beccari, Pdcs: “In un dibattito precedente si diceva che la Dc parla perché ha interessi. E oggi mi viene da pensare che i consiglieri di minoranza parlano non perché sono contro il polo del lusso, ma perché pensano che il polo del lusso possa essere un risultato per la maggioranza e il governo. Sento troppe contraddizioni. Non vi preoccupate, la faccia ce la mettiamo noi, non abbiamo bisogno dei vostri voti. Qui parliamo di un imprenditore non presente a San Marino, mi spiegate dove è il minore introito? Abbiamo già detto in agosto che il progetto sarebbe stato inquadrato nell’ambito del credito agevolato e che si sarebbe andati in deroga solo sui punti che servivano per un progetto che ha delle componenti straordinarie”.
Nicola Selva, Upr: “C’è chi pensa che il polo del lusso sia una fregatura e chi pensa che di meglio non si possa avere. La verità sta in mezzo e i progetti vanno analizzati con equilibrio. Siamo preoccupati per le strategie messe in atto affinché non sia danneggiato il comparto commerciale in un momento come questo per la crisi in cui versa. Temiamo la concorrenza per il centro storico, per il dirottamento dei turisti a Rovereta. Non esistono al momento altri progetti di rilancio dell’economia vera, quindi seppur con tante contrarietà, ho rispetto per chi cerca di portare questa realtà a San Marino. Ma deve essere chiaro il futuro del Paese che si sta tracciando. La nostra posizione sul progetto è critica, ma non nascondiamo che il Paese in questo momento abbia bisogno di progetti concreti”.
Simone Celli, Ps: “Il progetto è di dimensioni notevoli. Porterà lavoro alle imprese sammarinesi e genererà nuove entrate fiscali. Ragionerei anche in termini di immagine, un gruppo imprenditoriale importante decide di venire a San Marino, è un’inversione di tendenza positiva. Stato e governo dovranno controllare l’applicazione della convenzione. Lo Stato ci mette del suo, la politica fa la propria parte, i sammarinesi si mettono in discussione e si aprono, è giusto che ci sia un controllo rigoroso di quella che sarà l’attuazione della convenzione. Questo Paese ha ancora troppa burocrazia. Troppa discrezionalità con i poteri concessori del Congresso di Stato. Sono temi da affrontare”.
Stefano Canti, Pdcs: “Ci sarà pubblicità gratuita per San Marino, servirà per la promozione turistica. Mi auguro che le imprese edili sammarinesi possano aggiudicarsi l’appalto. Il rilancio dell’economia passa per il rilancio del comparto edilizio”.
Gian Matteo Zeppa, Rete: “Canti e Riccardi hanno sempre detto le paroline ‘mi auguro’. Questo è un progetto della maggioranza, che se ne prenda carico. Ciò cozza con la visione più tranquilla, pacata e realista di alcuni membri della maggioranza. Non è vero che il mio movimento è contrario a priori. E’ nato tutto nelle segreterie di Stato. Si dice che il progetto è così grande che era necessario farlo passare di lì, bisognava andare in deroga a leggi appena approvate. Non mi pare normale. Il punto nodale è il consumo del territorio. Il motivo del contendere è avere difficoltà nella programmazione. Qui si crea un precedente grave. E’ se qualcosa va male? La convenzione tutela lo Stato?”.
Franco Santi, C10: “La critica viene posta per sottolineare alcune problematiche di metodo e su alcuni passaggi portati avanti dal governo. Da questo punto di vista anche chi in maggioranza ha lavorato per portare a casa il risultato si deve confrontare in maniera pacata. Guardiamo alla tabella Doing Business. E’ la fotografia della nostra capacità di fare impresa. Andiamo a migliorare quelle performance. C’è utilizzo di nuovo territorio, la normativa a nostro avviso dovrebbe essere uguale per tutti. Abbiamo criticato il rapporto costi-benefici. L’insediamento di una nuova attività del genere su un sistema complessivo commerciale che è già in crisi potrebbe essere un elemento di disturbo. Così come potrebbe fare crescere tutto il comparto. Non lo sappiamo. Ci sarebbe piaciuto avere dati per valutare. Li abbiamo chiesti ma non ci sono stati forniti”.
Mario Venturini, Ap: “Dovremmo parlare del decreto, ma si ripete il dibattito sulla convenzione. Non vorrei ripetere i concetti espressi in quella sede. Non si può passare sopra a tutto. Rassicuro l’opposizione: non temete, la maggioranza non passerà alla storia, non risolveremo i problemi della disoccupazione. Anche perché 1.500 disoccupati meno duecento fa 1.300 disoccupati, non risolve il problema. E’ un provvedimento che dà una piccola risposta. La convenzione è stata consegnata prima dell’inizio del Consiglio in cui doveva essere analizzata. Quattro giorni prima era sul web e ripresa dai giornali. Penso alla convenzione Grey&Grey. Allora Ap fece due interpellanze per conoscere la convenzione. Una volta succedeva così, il governo non dava le convenzioni ai consiglieri. L’Anis ha impiegato manodopera italiana per la ristrutturazione della sua sede. Questo non lo dice nessuno. Mi piacerebbe che quando si ricorda quell’immobile, venisse raccontata tutta la storia. Qui c’è stato un ‘no’ già da quando circolavano le prime notizie sul progetto, poi i motivi di contrarietà sono venuti e sono cambiati via via”.
Andrea Zafferani, C10: “Riconosco che su questa convenzione c’è stata più trasparenza che in passato. L’intervento politico si doveva fermare nel momento in cui la maggioranza ha deciso che l’occupazione aveva la priorità sul verde pubblico. Lì si doveva fermare l’intervento. Invece avete creato attorno agli investitori un vestito su misura con molte deroghe. Discussa la variante, il governo avrebbe dovuto dire che le leggi c’erano, utili e giuste, da applicare. Questo è il problema nella convenzione, le deroghe specifiche per investitori che creano distorsioni per la concorrenza, ciò sa di vecchia politica. Mi aspetto dal governo un programma preciso di riforme per risolvere le criticità rilevate da Doing Business, come l’accesso al credito, dove siamo penultimi. E’ un dramma”.
Antonella Mularoni, Segretario di Stato al Territorio: “La nostra volontà è realizzare qualcosa che sta nello spirito di quanto ideato. E’ stata posta una questione sui parcheggi. L’opera chiesta sono parcheggi che serviranno allo sviluppo della zona di Rovereta come area commerciale. Abbiamo a inizio anno fatto la variazione di Prg, ci mancano dei parcheggi, questa è una possibilità che diamo alle attività che vorranno convenzionarsi per avere parcheggi in quell’area. Il centro avrà un numero di parcheggi sufficiente per la sua attività, di gran lunga superiore a quanto previsto dalle normative sammarinesi. Sull’outlet di Ponte Mellini il congresso non è stato investito di nulla. Si tratta di attività che andranno in locazione, non attività che faranno investimenti particolarmente significativi. Ma non è vero che non è stato fatto nulla, il recente provvedimento sull’occupazione femminile è stato pensato anche per l’attività che partiva a Ponte Mellini”.
Gian Carlo Capicchioni, segretario di Stato replica: “Il dibattito di oggi mi sembra la replica di quello della scorsa estate. Ci ritroviamo a dare sempre le stesse risposte. Sottolineo, come prima di me ha fatto il consigliere Venturini, la svolta sulla trasparenza e sul metodo e su come si è lavorato con questa convenzione. E’ stato reso edotto il Consiglio e la cittadinanza, non potete dire che non c’è stata trasparenza. Rispetto le deroghe alle leggi fiscali, credo che siamo di fronte a un progetto eccezionale per la nostra economia e le norme che già esistevano di incentivi non sono state pensate per un progetto simile. C’è stata la necessità di confrontarsi con l’investitore perché a quelle condizioni non c’era la possibilità di realizzarlo. Il governo in completa trasparenza ha operato correttamente e ha fatto del suo meglio per giungere a un equilibrio di interessi tra investitore e Stato. Crediamo che il progetto porti grossi benefici, è vero che 200 posti sui 1600 disoccupati è ancora una poca cosa, ma qualcosa è. Dà risposte, anche se parziali, all’occupazione, alle nostre imprese che saranno coinvolte e che si stanno già interessando. Poi ci saranno benefici indiretti, per imprese di pulizie, giardinaggi, per tutti i servizi necessari a mantenere in efficienza il centro. Pedini diceva che porterà alla chiusura di almeno100 attività commerciali, io credo sia proprio il contrario. Questo investimento porterà a San Marino circa 2 mln di persone l’anno con ricadute per tutto il comparto commerciale e turistico. Il tempo ci darà più o meno ragione. Qualcuno parlava delle verifiche sulla corretta realizzazione del centro è nell’ordine delle cose. Se vogliano individuare un organismo specifico, a farlo non ho difficoltà. Qualcuno parlava di oneri a carico dello Stato, l’unico costo per lo Stato è il costo in conto interessi del credito agevolato che sarà ben compensato da quello che il centro porterà. Solo la sua realizzazione vale un centinaio di milioni, il 6% delle imposta, anche se fosse la metà per i servizi, sono subito 3 mln di imposta monofase. Che si aggiungeranno alle casse dello Stato e sono importi netti. Dietro questo investimento credo poi che altri investitori si affacceranno al Paese, non possiamo che trarne vantaggi in termini di lavoro e introiti per lo Stato”.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it