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Renzi smentisce la sforbiciata alla Sanità: “Ma quali tagli…”

Nel 2002- dice Renzi- erano 75 i miliardi di euro del fondo sanitario nazionale; nel 2013 erano 106, quest'anno sono 110 e il prossimo anno saranno 111

Pubblicato:30-09-2015 14:36
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:35

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ROMA  -“Abbiamo dati diversi su quanto avvenuto in questi anni in sanità. Nel 2002 erano 75 i miliardi di euro del fondo sanitario nazionale; nel 2013 erano 106, quest’anno sono 110 e il prossimo anno saranno 111. Deve essere chiaro a chi sta qui e a chi sta fuori di qui, allora, che sulla sanità questo Paese non sta tagliando. Poi possiamo discutere di come impiegare questi denari e fare sia le consultazioni web sia ascoltare alcuni dei messaggi che arrivano dai medici”. Così il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, rispondendo al question time alla Camera in merito al finanziamento del Servizio sanitario nazionale. “Questa sarà la nostra base di partenza- ha proseguito- Su tutto il resto discutiamo: riduciamo l’ospedalizzazione, pensiamo al fatto che tanti anziani hanno bisogno di cure diverse rispetto al passato, perché si vive più a lungo, ma non raccontiamo che siamo in presenza di tagli perché l’unico settore in cui c’è stato un aumento del 40%, dal 2002 a oggi, è la sanità”. Secondo il presidente del Consiglio, quindi, ci vuole “un patto di serietà tra di noi. Il fatto che si debba investire sulla sanità è un dato di fatto oggettivo, perché la gente invecchia. E come avrebbe detto il grande Woody Allen ‘invecchiare è sempre meglio che l’alternativa‘”.

renzi

Invecchiando, ha aggiunto ancora Renzi, cambia “il modello di cura di cui abbiamo bisogno e sono d’accordo sul fatto che, rispetto all’esigenza delle persone, noi dobbiamo dare un messaggio di tranquillità. Ecco perché se c’è da cambiare qualcosa noi siamo pronti a cambiare, anche se il Parlamento, qualche settimana fa, ha votato il provvedimento di cui stiamo parlando, perché non dobbiamo dare ai cittadini- ha concluso- l’impressione che non abbiano diritto alle cure. Tutt’altro”.


di Carlotta Di Santo

Giornalista professionista

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