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Negli ospedali della Asl Roma 1 sostegno per le donne migranti

Progetto 'Ospedale amico delle donne migranti - La salute non ha etnia' realizzato in collaborazionedall'Asl Roma 1 e dalla Fondazione Tim

Pubblicato:30-05-2019 08:40
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:20

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ROMA – Un nuovo modello di accoglienza e assistenza alle donne migranti, attraverso l’utilizzo di tablet e con il supporto dell’attività di mediazione culturale grazie al lavoro di 3 operatrici. È il progetto ‘Ospedale amico delle donne migranti – La salute non ha etnia’ realizzato in collaborazione dall’Asl Roma 1 e dalla Fondazione Tim, partito a settembre 2017 e concluso ad aprile di quest’anno.

L’iniziativa ha coinvolto due consultori e i reparti e il personale di Ginecologia e Ostetricia degli ospedali San Filippo Neri e Santo Spirito. Questa mattina, nel Salone del Commendatore del Complesso Monumentale di Santo Spirito in Sassia, sono state ripercorse le tappe di questo progetto, raccontate dalla viva voce degli operatori e delle pazienti che hanno partecipato al lavoro.

Le operatrici hanno prestato servizio a chiamata per: bangla, russo, albanese, urdu, cinese, farsi, indi, amarico, tigrino, wolof, bambarà, mandinke, pular.


Alla Asl Roma 1, infatti, afferisce circa il 43% della popolazione straniera presente nella Capitale, che corrisponde al 15% della popolazione residente di cui il 55,5% sono donne e il 44,6% uomini.

Per quanto riguarda l’etnia viene registrata una prevalenza di persone provenienti dall’Asia e dall’Est Europa, che vede al primo posto romeni e filippini.

“Questa è un’azienda che nei confronti della popolazione migrante ha un’idea inclusiva- ha detto il direttore generale dell’Asl Roma 1, Angelo Tanese- Nei nostri ospedali le donne trovano personale formato e si sentono veramente accolte. Grazie alla Fondazione Tim abbiamo potuto sperimentare questo servizio attraverso il coinvolgimento dei nostri professionisti e dei mediatori. Noi dobbiamo considerare che i nostri ospedali hanno sempre di più donne straniere che vengono a partorire, e rispetto alle quali bisogna avere un approccio sempre più inclusivo. Questo progetto aumenta l’efficacia del percorso ma è segno anche di una crescita culturale e di qualità dei nostri ospedali”.

Grande soddisfazione anche per il direttore generale della Fondazione Tim, Loredana Grimaldi: “Siamo stati con tenacia al fianco dell’Asl perché è un progetto vicino alle corde della Fondazione Tim che promuove le tecnologie come leve abilitanti, in questo caso alla portata delle persone con bisogni particolari, per aiutarle a sentirsi incluse nel servizio sanitario. I risultati del progetto sono incoraggianti e speriamo possa diffondersi ancora di più. Le tecnologie possono davvero cambiare i sistemi di relazione dentro i servizi pubblici“.

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