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Nel 2014 anche Tabellini ipotizzava uscita dall’euro

In realtà il ragionamento fatto da Tabellini 4 anni fa era molto diverso dal 'piano' di Savona

Pubblicato:30-05-2018 11:09
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:57

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ROMA – “Se dovessimo tornare in una situazione di crisi finanziaria, cosa possibile, io credo che l’alternativa preferibile, se davvero non abbiamo scelta, sia quella di uscire dall’euro piuttosto che ristrutturare il debito”. Ad aver fatto questo ragionamento è Guido Tabellini, nel corso di un convegno sulla sostenibilità del debito pubblico italiano che si è svolto nel luglio del 2014. A testimoniarlo un breve video su Youtube che sta diventando virale subito dopo che sono iniziate a circolare voci secondo le quali l’ex rettore della Bocconi sarebbe nella lista del presidente incaricato Carlo Cottarelli per fare il ministro dell’Economia.


Di primo acchito le parole di Tabellini sembrano sorprendenti e c’è già qualcuno che in rete ironizza, accostando l’economista torinese a Paolo Savona. Parole talmente controverse che finirono persino sul blog no euro ‘Scenari economici’. In realtà, l’ipotesi fatta da Tabellini è un caso di scuola e non ha nulla a che vedere con il piano B del pupillo di Guido Carli che Di Maio e Salvini volevano portare a via XX settembre.

L’idea di Savona era quella di alimentare tensioni sui mercati tali da arrivare al default e consentire quindi all’Italia di abbandonare la zona euro.


Invece, nel 2014, Tabellini lasciava intendere che un default, anche se pilotato, sarebbe stato talmente devastante sia per i conti pubblici, che per la crescita e i cittadini che sarebbe stato preferibile uscire dall’Euro.

In un articolo su Il Foglio di sabato scorso (dal titolo ‘L’effetto Grecia esiste’), l’ex rettore della Bocconi, attaccava il contratto tra Lega e M5s, spiegando che uscire dall’euro “sarebbe una scelta disastrosa, per due ragioni. Innanzitutto, il bluff non è credibile. Uscire dall’euro comporterebbe il fallimento dell’intero sistema bancario e di molte grandi imprese che non sarebbero più in grado di ripagare i loro debiti, un contenzioso di anni su come ripagare i debiti della Banca d’Italia verso la Banca centrale europea”, oltre all’isolamento internazionale. “L’obiezione che l’Italia non è la Grecia è una sciocchezza“, scriveva Tabellini.

“Certo, l’Italia è molto più grande e le sue imprese competono con successo in tutto il mondo. Ma proprio per questo, non sappiamo come gli altri paesi europei reagirebbero a una svalutazione massiccia di una nuova valuta italiana, e l’Italia potrebbe finire fuori anche dal mercato unico”.

Secondo l’economista torinese “che ci piaccia o no, il potere contrattuale dell’Italia nei confronti dell’Eurozona è zero. Sono i paesi creditori a dettare le regole del gioco. Al primo segnale che l’Italia potrebbe davvero uscire dall’euro, i capitali stranieri (ma anche italiani) scapperebbero dal nostro paese, e l’Italia si troverebbe con le spalle al muro”.

Insomma, è chiaro il pensiero del possibile futuro inquilino di via XX settembre: “Possiamo fare la voce grossa e scontrarci con l’Europa” ma “non possiamo permetterci di mettere in discussione l’euro”

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