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Firenze, Nardella: “Alla Municipale Publiacqua non ha risposto”

Ecco la cronaca della notte prima del crollo del Lungarno Torrigiani

Pubblicato:30-05-2016 17:08
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:48

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lungarno crollo

FIRENZE – C’è un dettaglio nella controversa vicenda di Lungarno Torrigiani che rappresenta il vero dato di accusa del Comune di Firenze nei confronti di Publiacqua. Nella cronologia degli eventi, che ha accompagnato lo sprofondamento del tratto di strada che corre verso Ponte Vecchio, illustrata oggi dal sindaco Dario Nardella all’assemblea cittadina, c’è un orario preciso: le ore 7 del 25 maggio.

In quell’orario l’ispettore della polizia municipale che aveva seguito le operazioni, durante la notte, e che era stato richiamato sul posto alle ore 6 dai Vigili del Fuoco prova a contattare il numero di reperibilità di Publiacqua: “La centrale operativa- ha spiegato il sindaco- in quel momento non è riuscita a contattare il numero delle emergenze di Publiacqua. Solo dopo le 7 viene rintracciato un addetto reperibile attraverso un numero di telefonia mobile, il quale informa che il personale non sarebbe potuto arrivare prima delle 8”.


Si perdono minuti e la voragine cominciata alle 6, vede alle 7.30 un peggioramento col muro di argine che comincia a risultare letteralmente ‘spanciato’ per oltre 3 metri. Il prodotto del cedimento strutturale è noto a tutti, il Lungarno inghiotte più di 20 auto.

C’è, poi, un altro numero significativo che influisce nell’economia del dibattito cittadino su dinamiche e responsabilità. E riguarda proprio il momento iniziale: alle 0.04 di quel 25 maggio parte l’allarme della polizia di Stato, che informa la municipale della decisione di chiudere la strada a seguito di una perdita copiosa dell’acqua.

Quasi contestualmente, un minuto dopo Publiacqua- secondo quanto riporta la relazione tecnica trasmessa al Comune e letta da Nardella a palazzo Medici Riccardi- fa sapere che “si registra un’improvvisa perdita di un punto bar di pressione all’uscita della conduttura dell’Anconella, che dista 2 chilometri dalla zona in questione, e ciò era il sintomo di una rottura importante, e il telecontrollo attiva il ‘reperibile delle reti’”. Si verifica in questo modo, “lo spegnimento di uno dei due gruppi di spinta, con una pressione a 0,29 bar rispetto ai 3,5-3,6 normali”. È un tassello significativo, poiché è il segnale di quello sbalzo di pressione che il Comune pensa sia all’origine del crollo del terreno circostante. In effetti il livello di pressione terribilmente sotto-quota di quelle tubature (2 da 60 centimetri di diametro, un’altra da 40) viene ristabilito in un lasso temporale brevissimo, tanto che alle 3.40 la società idrica comunica di aver già risolto il problema e alle 4.45 la stessa municipale si allontana da quella striscia di asfalto che sta diventando, progressivamente, sempre più friabile, proprio perché i tecnici di Publiacqua non ritengono più necessario la propria presenza. Insomma, se il modo di dire anglosassone dinanzi a episodi simili è “too little, too late”, in questo caso, il desiderio della multiutility fiorentina di procedere con molta fretta al ripristino della normalità del Lungarno rende più concreta l’ipotesi opposta: troppo poco, troppo presto.

di Carlandrea Adam Poli, giornalista

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