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Ceriscioli per il nuovo Pd, Spacca tenta il ribaltone

[caption id="attachment_10148" align="alignleft" width="300"] GIAN MARIO SPACCA[/caption] Nelle Marche corrono

Pubblicato:30-05-2015 12:26
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:21

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GIAN MARIO SPACCA

GIAN MARIO SPACCA

Nelle Marche corrono in cinque per il ruolo di Governatore, ma saranno elezioni anomale. Il Pd ha detto “no” al terzo mandato del presidente uscente Gian Mario Spacca e con le primarie tra l’assessore uscente Pietro Marcolini e Luca Ceriscioli, a cui hanno partecipato oltre 44 mila persone, ha scelto l’ex sindaco di Pesaro. Ceriscioli è sostenuto dalla lista del Partito Democratico (che per la prima volta sul suolo marchigiano ha inserito il nome del proprio candidato nel simbolo), da quella civica ‘Uniti per le Marche’ (che include Verdi, Socialisti e Idv) e dai Popolari per l’Italia (gli esuli dell’Udc).

Spacca invece, ha scelto un clamoroso ribaltone, e dopo 20 anni con amministrazioni a maggioranza Pd, si presenta di fronte agli elettori sostenuto dalla sua lista civica ‘Marche 2020-Ap’ (in cui è incluso il progetto Ncd-Udc) ma soprattutto da Forza Italia, che non trovando un accordo per un proprio candidato ha deciso di puntare tutto su di lui (il modello Urbino riproposto in regione). Anche la lista Dc e quella di Area popolare lo sostengono. A non voler entrare nella coalizione sono state Lega e Fratelli d’Italia che hanno rotto il fronte ed hanno presentato il primo cittadino di Potenza Picena Francesco Acquaroli. Su Acquaroli il Carroccio è arrivato dopo aver pensato ad un proprio uomo: Luca Rodolfo Paolini, segretario del Carroccio nelle Marche.

Gianni Maggi correrà da solo, come è norma del Movimento 5 stelle che sta crescendo nelle preferenze degli elettori marchigiani. A sinistra del PD, invece, c’è Edoardo Mentrasti che, sostenuto da ‘Le Altre Marche-Sinistra Unita’, spera di cavalcare l’onda lunga di Podemos e Syriza.


Sul voto nelle Marche pesano due incognite: l’affluenza e la legge elettorale. Nel 2010 andarono a votare il 63% degli elettori. Avvicinarsi a quel dato, alla luce della sfiducia crescente nei confronti della politica e della recente inchiesta sulle spesse pazze del consiglio regionale, sarebbe considerato un mezzo miracolo. La legge elettorale invece prevede un premio di maggioranza graduale: se la coalizione non raggiunge il 34% la ripartizione dei 30 seggi (più il presidente) verrà fatta col proporzionale puro, tra il 34 e il 37% scatterà il 16esimo per la maggioranza, tra il 37% e il 40% scatterà anche il 17esimo mentre sopra il 40% la maggioranza ottiene 18 seggi. Se non si raggiunge almeno il 34% il vincitore non avrà una maggioranza solida.

Sono chiamati a votare, domenica 31 maggio dalle 7 alle 23, 1.297.459 marchigiani (627.386 uomini e 670.073 donne). Potranno esprimere il proprio voto nelle 1.583 sezioni elettorali delle cinque circoscrizioni provinciali in cui sono ripartite le Marche: 408 a Pesaro e Urbino (26%), 469 ad Ancona (30%), 322 a Macerata (20%), 168 a Fermo (11%), 216 ad Ascoli Piceno (14%). Gli aspiranti consiglieri distribuiti sulle dieci liste che si sono presentate sono invece 275.

La legge elettorale marchigiana non prevede il voto disgiunto e dà la possibilità di esprimere una sola preferenza. Modificata il 20 febbraio 2015 (furono 27 voti i favorevoli e due contrari), la legge elettorale 5 sostituisce la numero 27 del 16 dicembre 2004. Rispetto alle votazioni del 2010 i consiglieri eletti passano da 42 a 30 (più il presidente di giunta). Verranno assegnati 18 seggi se la coalizione vincente raggiunge o supera il 40% dei consensi, 17 se arriva al 37% e non oltre il 40%, 16 se si ottiene un risultato pari o superiore al 34%, ma comunque inferiore al 37%.

Sotto il 34%, in base ad un emendamento di Paolo Eusebi (intergruppo Marche 2020) i seggi vengono assegnati in base a un criterio proporzionale. Non cambia, rispetto al 2004, la soglia di sbarramento: la coalizione che non ottiene il 5% rimane fuori dal Consiglio. Questo a meno che all’interno della coalizione non ci sia almeno un gruppo di liste che ha ottenuto più del 3% del totale dei voti espressi.

Alle ultime elezioni regionali, il 28 marzo 2010, Gian Mario Spacca, ancora tra le fila del centrosinistra, venne eletto con 409.823 voti, il 53,17% delle preferenze. Spacca era appoggiato tra gli altri da Pd, che ottenne il 31,12%, Idv (9,07%) e Verdi (1,75%). Lo sfidante era Erminio Marinelli che ottenne 306.075, ovvero il 39,71%. Esisteva ancora il Pdl, che fu il primo partito della regione ottenendo il 31,20%. La Lega, anch’essa in coalizione, arrivò al 6,33%. Il terzo sfidante era Massimino Rossi che si fermò al 7,12%. Votarono in 809.146, cioè il 62,77%.

Nel 2014, per le elezioni europee, la situazione politica delle Marche è cambiata. Il Pd ha superato abbondantemente il 40% delle preferenze (45,45%) staccando Forza Italia inchiodata al 13,16%. Tra Pd e Forza Italia si è inserito il Movimento 5 stelle che, con 194.927 voti: il 24,51%. Ma in 5 anni è cambiato tutto ed i dati sono difficilmente comparabili.

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