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Restauro dei Bronzi di Riace, Iscr: “Quando ridemmo le ciglia all’eroe”

Sono tra i capolavori dell'antichita' piu' famosi del

Pubblicato:30-04-2016 12:54
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:39

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Sono tra i capolavori dell’antichita’ piu’ famosi del mondo, ritrovati in mare nel 1972 e da allora al centro di numerosissimi studi e svariate interpretazioni. Simbolo di Reggio Calabria, i Bronzi di Riace rappresentano senza dubbio la punta di diamante del Museo Nazionale Archeologico, visitato oggi dal premier Matteo Renzi e dal ministro dei Beni e delle Attivita’ culturali e del Turismo, Dario Franceschini, per l’inaugurazione di nuovi spazi espositivi.

Le immagini dei loro corpi scultorei spiccano in tutte le cronache, ma la perfezione di oggi si deve anche ai restauri cui i Bronzi sono stati sottoposti. Tre in tutto dal loro ritrovamento, ma soltanto l’ultimo, eseguito nel 2009 dall’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro (Iscr), ha aperto nuovi orizzonti sull’identita’ delle statue.


La ristrutturazione della struttura museale e’ stata l’occasione per intervenire sui Bronzi di Riace con tecniche e strumentazioni molto sofisticate. “Siamo partiti da un check up completo- racconta all’agenzia Dire Paola Donati, responsabile del gruppo di lavoro Iscr che ha eseguito il restauro- e abbiamo deciso di completare la rimozione dei residui delle terre di fusione derivanti dalla tecnica cosiddetta a cera persa, ancora presenti all’interno delle statue dopo il secondo restauro eseguito alla fine degli anni Novanta”. La terra e i prodotti di corrosione sono stati eliminati con strumenti e attrezzature di tipo meccanico in uso in medicina. Tutte operazioni realizzate con l’ausilio di bracci meccanici snodabili e di video endoscopi che hanno permesso il controllo e la documentazione delle complesse manovre eseguite dall’Iscr. Nello specifico, ricorda la restauratrice, “abbiamo lavorato all’interno della testa del Bronzo A, il piu’ giovane, dove erano presenti ancora tutte le terre di fusione. Con quell’operazione siamo riusciti ad azzerarne la presenza e soprattutto a studiare le tecniche di realizzazione sia delle labbra che degli occhi. Quello che abbiamo rilevato e’ che sono completamente diverse da quelle del Bronzo B, la statua che rappresenta l’eroe piu’ anziano”.

Una scoperta non da poco, che secondo gli esperti del prestigioso Istituto romano “denota la compresenza di piu’ specialisti che si occupavano di lavorazioni specifiche, come e’ evidente dalle soluzioni tecniche adottate nella lavorazione degli occhi, realizzabili solo da esperti in oreficeria”.

E dagli occhi e’ arrivata anche un’altra svolta: “Tramite analisi con l’Xrf – riprende Donati- abbiamo potuto stabilire che gli occhi del Bronzo che raffigura l’eroe piu’ giovane non erano di avorio, come si e’ sempre pensato spinti dalla loro colorazione particolare, ma di calcite, esattamente come quelli del suo compagno”. Sono state necessarie tre campagne analitiche di tipo qualitativo, condotte dalle universita’ del Salento e di Cosenza, per confermare inequivocabilmente questa scoperta fatta dall’Istituto Superiore.

L’unico occhio rimasto del Bronzo B, il destro, e’ stato invece sottoposto a una delicata operazione di pulitura, chimica e meccanica, per l’eliminazione dei depositi terrosi. In questa fase, racconta la restauratrice, sono apparsi evidenti la deformazione del ciglio inferiore e la mancanza di quello superiore. “Abbiamo trovato le ciglia mancanti nei magazzini- ricorda Donati- evidentemente in passato, durante il primo restauro, erano state staccate per poterle pulire, ma non erano mai state riposizionate nella loro sede, per la fragilita’ e per le strumentazioni ancora non cosi’ sofisticate”.

Ma il magazzino nascondeva anche un’altra chicca: “Si tratta di una piccola placca di rame che era applicata sulla parte alta della fronte di questa statua, il Bronzo B- spiega infine Donati- Sopra, c’e’ una decorazione particolare che ha fatto nascere nuove prospettive per il riconoscimento del copricapo che indossava il guerriero. Si pensava fosse un elmo, ma dopo il restauro e il ripristino della placchetta qualcuno suppone che l’eroe portasse un berretto tracio“.

di Nicoletta Di Placido, giornalista professionista

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