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Ascanio Celestini racconta il suo teatro: “L’essere umano è visibile quando è più debole”

Presto in arrivo il nuovo libro 'l'armata dei senzatetto'

Pubblicato:30-03-2018 14:26
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:42
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ROMA –  E’ in tour nei teatri italiani (e non solo) per presentare il suo ultimo lavoro ‘Pueblo’, seconda parte della trilogia iniziata con ‘Laika’. Gli spettacoli di Ascanio Celestini sono uniti da un filo rosso: il racconto della marginalita’, di coloro che normalmente non hanno voce: “Io cerco di raccontare la storia di quelle persone che consideriamo marginali, confinate nei ghetti e nelle periferie. Persone delle quali sappiamo qualcosa soltanto quando accade un evento drammatico, quando muore qualcuno. Come quando una prostituta viene uccisa e squartata”, queste le parole di Celestini, intervistato dall’agenzia Dire.

“A me invece interessa raccontare le storie di queste persone prima che diventino oggetto della cronaca- aggiunge l’attore- semplicemente perche’ credo che il lavoro dell’artista e del teatrante sia raccontare l’essere umano, cercarlo li’ dove e’ piu’ visibile. A me sembra che l’essere umano sia piu’ visibile quando sta in un carcere, in un ospedale psichiatrico, quando e’ più debole, quando ha meno possibilita’ di nascondersi. Per questo mi interessano le periferie. A parte il fatto che in periferia ci vivo anche, ci sono nato per una sorte malvagia e ci vivo ancora“.

I prossimi progetti

“Sto finendo di scrivere un libro insieme a un artista- risponde Ascanio Celestini- lui si chiama Giovanni Albanese ed e’ un assemblatore. Mette insieme pezzi di ferro, plastica, luci. Costruisce dei personaggi assemblandoli. Io sto scrivendo la biografia di questi personaggi. Questo sara’ il prossimo lavoro che faremo. Lo pubblichera’ nei prossimi mesi la Contrasto e si chiamera’ ‘L’armata dei senzatetto’. La storia di una specie di ‘morti di fame’ che non hanno cittadinanza nella nostra societa’ e nemmeno nella societa’ dell’arte. E’ un po’ come le persone vere: non puoi dire che quello li’ siccome e’ algerino, etiope o eritreo allora non ha cittadinanza. Tu diglielo pure, ma quello li’ esiste ugualmente. Ha due gambe, due braccia, dieci dita sulle mani e altrettante sui piedi. Qualsiasi ministro degli interni o degli esteri puo’ dire che quello li’ non e’ abbastanza cittadino, ma e’ un essere umano lo stesso. Il lavoro che fa Giovanni e’ questo: costruire dei personaggi che altrimenti non avrebbero cittadinanza nell’arte, ma invece ce l’hanno, perche’ esistono”.
Tra le prossime tappe dei suoi spettacoli ci sara’ il 12 aprile la Maison de la Poesie di Parigi cui seguiranno le esibizioni dal 24 al 29 aprile al teatro Franco Parenti di Milano, del 15 e 16 maggio all’Auditorium Parco della Musica di Roma e del 17 giugno al teatro Carroponte di Sesto San Giovanni (Mi).


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