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Sport e integrazione, intesa Malagò-Poletti aspettando lo Ius soli

Il numero 1 del Coni e il ministro delle Politiche Sociali: "'Fratelli di sport' sta dando i suoi frutti"

Pubblicato:29-11-2017 15:44
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:56

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ROMA – L’integrazione passa (anche) attraverso lo sport. Ne sono convinti al Coni e al ministero delle Politiche sociali, che per il quarto anno hanno rinnovato l’accordo per sensibilizzare il mondo sportivo e quello scolastico nel promuovere l’inclusione dei ragazzi stranieri dentro e fuori il campo da gioco.

Si chiama ‘Fratelli di Sport’ il progetto nato nel 2014 che ha l’obiettivo di contrastare le forme di intolleranza e discriminazione razziale fin dalla primissima età. Un progetto che prosegue la sua crescita grazie alla diffusione del ‘Manifesto dello Sport e dell’Integrazione’ attraverso campagne educative e informative, contest, momenti di approfondimento e video testimonianze.

Poletti: “Lo sport ha un ruolo trainante nei processi di integrazione”

“La collaborazione che abbiamo avviato nel 2014 continua a dare buoni frutti”, ha spiegato il ministro Giuliano Poletti nel corso dell’incontro che si è tenuto questa mattina al Circolo del Tennis del Foro Italico a Roma. “Gli interventi che sono stati realizzati nel corso di quest’anno nella scuola, nel mondo dello sport e nell’ambito della comunicazione hanno confermato che lo sport, attraverso i valori di solidarietà, di rispetto delle regole e degli altri, possa svolgere un ruolo trainante nei processi di integrazione e contribuire in modo efficace a diffondere la cultura della convivenza civile tra persone diverse”, ha proseguito.


L’indagine del Cnr

Eppure se pensiamo allo sport come a uno strumento simile a una bacchetta magica, commettiamo un errore. A evidenziarlo è l’ultima indagine condotta dall’Istituto di Ricerche sulla popolazione e le Politiche sociali del Cnr, illustrata dal ricercatore Antonio Tintori, che ha coinvolto circa 4mila giovani e 120 insegnanti in 10 località italiane e da cui emergono luci e ombre.

Se da una parte fare sport contribuisce ad allargare la rete amicale di un bambino, infatti, è anche vero che gli italiani, specie maschi, tendono a intrattenersi con i coetanei italiani. Se è vero che 6 ragazzi su 10 in età scolare fanno sport a livello extrascolastico, è altrettanto vero che solo 4 su 10 ammettono che è stato lo sport a trasmettere loro il valore del rispetto.

E che spesso sono proprio i ragazzi che fanno attività sportiva a rendersi più spesso protagonisti di episodi di scarsa integrazione. Insomma, c’è ancora molto da fare ma lo sport, grazie ai suoi valori, può essere il terreno fertile su cui far nascere nuovi comportamenti virtuosi e nuove abitudini, come hanno dimostrato le storie degli atleti azzurri con origini straniere testimonial oggi e nelle scuole coinvolte dal percorso ‘Fratelli di sport’.

Malagò: “Grande impegno del Coni sui temi dell’inclusione e dell’integrazione”

“Credo che inclusione e integrazione siano temi condivisibili da tutti e devono essere affrontati in maniera oggettiva, con la stessa passione con cui si assiste a una gara”, ha spiegato il presidente del Coni, Giovanni Malagò. “Tutti i ragazzi vanno messi in condizione di poter svolgere la propria attività sportiva, così come gli agonisti devono poter aspirare a rappresentare il proprio Paese a prescindere dalla provenienza”, ha aggiunto il numero uno dello sport italiano riferendosi alla legge sullo Ius soli, in discussione in Parlamento.

Al riguardo Poletti ha affermato che è “una legge che va fatta, e lo sforzo è quello di portarla a compimento entro la legislatura”. “Con il ministero abbiamo lavorato bene e con continuità in questi anni- ha aggiunto Malagò- i risultati ottenuti sono il frutto dell’impegno delle due parti. A questo Coni si può dire tutto ma di sicuro siamo molto impegnati su temi che prima erano completamente estranei, e ci stiamo mettendo la faccia”.

Il progetto ‘Sport e Integrazione’

Due le direttrici su cui si è sviluppata la quarta edizione del progetto ‘Sport e Integrazione’, come spiegato da Teresa Zompetti, della parte ‘Strategia e Responsabilità sociale’ del Coni. La prima ha coinvolto il mondo scolastico attraverso una campagna educativa incentrata sui temi del fair play ed è stata rivolta alle classi delle scuole primarie, in un percorso valoriale che è arricchito l’edizione 2016/2017 del progetto ‘Sport di classe’.

La campagna ha raggiunto oltre 59mila classi di circa 7mila plessi scolastici in tutta Italia, coinvolgendo più di un milione e centomila alunni, che hanno lavorato sui temi del fair play e hanno partecipato con i loro elaborati al contest abbinato alla campagna: le 109 scuole vincitrici del concorso scolastico hanno poi avuto l’opportunità di essere premiate. Il progetto ha coinvolto anche la scuola secondaria attraverso l’indagine ‘Fratelli di sport’, incentrata sul ruolo dell’attività sportiva nei percorsi di integrazione.

La campagna di sensibilizzazione ‘Fratelli di sport’

Il secondo ambito di intervento è quello sportivo, con la campagna di sensibilizzazione ‘Fratelli di sport. Una campagna per l’inclusione attraverso lo sport’, rivolta alle società sportive con il coinvolgimento di operatori, dirigenti e allenatori, che ha promosso l’adozione di passi virtuosi sul campo da gioco attraverso la realizzazione di semplici attività grazie all’ausilio di un toolkit digitale e cartaceo mirato a fornire spunti di riflessione e alle proposte di attività concrete.

I contenuti del toolkit sono stati realizzati grazie al lavoro di esperti del settore coadiuvati da un team di operatori sportivi autorevoli e con il contributo del Comitato scientifico di Sport e Integrazione. La campagna per il mondo sportivo offre inoltre la possibilità alle società di partecipare a un contest, con scadenza il 15 dicembre 2017, attraverso cui raccontare le attività pratiche realizzate dentro e fuori il campo da gioco, sotto forma di un video o di un fotoracconto: a essere premiati saranno i 10 migliori lavori a livello nazionale, con una specifica sezione del contest dedicata alla raccolta delle Buone pratiche femminili.

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