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Referendum, Pubusa sfida Pigliaru a un confronto pubblico

A lanciare il guanto di sfida al presidente della Regione Sardegna per un confronto sulla riforma costituzionale

Pubblicato:29-11-2016 17:29
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:21

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referendum01CAGLIARI – “Caro Francesco, se sei sicuro di quel che dici, avrai piacere di sostenerlo in un leale contraddittorio. Ti sfido ad un pubblico confronto. Scegli tu il moderatore e il luogo: in aula magna davanti agli studenti, ai quali come docenti non possiamo mentire per l’etica propria della nostra funzione, o se preferisci, in una sala cittadina o davanti ad una macchina da presa in uno studio televisivo. Il mio numero lo conosci, attendo una tua chiamata”. A lanciare il guanto di sfida al presidente della Regione Francesco Pigliaru per un confronto sulla riforma costituzionale, è Andrea Pubusa, professore universitario di diritto amministrativo e componente del comitato per il no al referendum, dopo la conferenza stampa ieri del governatore sardo con la presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani, durante la quale Pigliaru ha ribadito il suo voto favorevole alla riforma.

Sulle motivazioni elencate ieri dal governatore sardo a supporto del sì al referendum, e sugli effetti della riforma in Sardegna, ribatte poi punto su punto Pubusa: Pigliaru ha detto che “non è una riforma accentratrice, perché per le Regioni che si comportano bene, che avranno i conti in ordine e che saranno in grado di poter erogare migliori servizi ai cittadini, ci sarà più autonomia”: è “autocastrazione allo stato puro- attacca Pubusa- essendo evidente che saranno le Regioni più ricche a star meglio sul piano contabile, mentre quelle più povere arrancheranno. Tradotto in lingua italiana: le più ricche diventano più potenti e le più povere vengono ridotte al rango di grandi municipi. O, detto, in altri termini il divario tra nord e sud crescerà”.

E lo Stato come “camera di compensazione fra Regioni ricche e meno sviluppate?- continua Pubusa- e la questione del Meridione e delle Isole, come grande questione nazionale come diceva l’originario articolo 119 della Costituzione? Il nostro presidente della Regione non ha mai sentito parlare di questi concetti che sono il pane della cultura istituzionale autonomistica e democratica? Spiace dirlo: Pigliaru sembra un uomo delle caverne, privo di elementare cultura storica e istituzionale. Eppure gli basterebbe leggere il suo vecchio compagno di giunta Tonino Dessì per tornare fra le persone sensate e civili”.


Infine sulla semplificazione che sta alla base della riforma (“La Sardegna sta facendo il suo per semplificare la pubblica amministrazione, e non possiamo che fare il tifo per chi vuole semplificare i livelli nazionali”, le parole ieri di Pigliaru): “Ma se in Sardegna ogni iniziativa, da quella del panettiere a quella dell’artigiano, per non parlare dei privati e degli imprenditori, si arena nelle maglie di procedure amministrative tanto barocche da essere inestricabili- attacca Pubusa-. Caro Pigliaru, fra tutte le castronerie che hai detto, questa è forse quella che più concretamente induce i sardi a riderti in faccia e a votare No. E poi sei stato eletto per fare il presidente dei sardi non il tifoso di Renzi, o peggio il propagandista”.

di Andrea Piana, giornalista professionista

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