Basterà chiamare il 1.500 per denunciare i tempi d’attesa non adeguati per la prenotazione di una visita medica o anche per chiedere maggiori informazioni. Il numero di pubblica utilita’, gia’ attivo, lo ha presentato in questa nuova funzione il ministro della Salute, Giulia Grillo, con Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale del malato, insieme in un progetto sperimentale che attraverso il coinvolgimento diretto dei cittadini vuole intervenire su uno dei nodi piu’ delicati del sistema sanitario nazionale. Si supera di molto e spesso il limite massimo dei 60 giorni per la diagnostica e dei 30 per una visita, con una differenza importante tra regioni di serie A e di serie B. Maglia nera per l’attesa all’Abruzzo, Lazio, Campania e Calabria.
Oltre al numero ‘verde’ sara’ istituito un fondo ad hoc. Il ministero non potra’ invadere la competenza delle Regioni, ma svolgera’un costante monitoraggio con la segnalazione dei disservizi, tra i quali il ricorso ‘riparatore’ all’intramoenia. “Risolvere e’ difficile- ha chiarito Giulia Grillo- incidere e’ piu’ facile. E i governi precedenti questa situazione non l’hanno mai affrontata. L’ultimo Piano di azione e’ del 2010”.
Sono 3 milioni e 300 mila le persone in Italia che convivono con un tumore e il 2018 si chiuderà con un bilancio stimato di 373 mila nuove diagnosi. Pazienti che scontano disparità di gestione nelle cure e tempi d’attesa diversi, dovuti all’organizzazione regionale del sistema sanitario. Anche per questa ragione è stato ricostituito l’Intergruppo parlamentare ‘Insieme per un impegno contro il cancro’. Promotori la deputata Silvana Andreina Comaroli e il senatore Massimiliano Romeo con 21 associazioni che, insieme a tutte le forze politiche, proporranno linee di indirizzo al Governo per l’assistenza dei pazienti oncologici.
Tra le associazioni presenti, che hanno aderito al progetto ‘’La salute un bene da difendere, un diritto da promuovere’, Salute donne onlus con la presidente Annamaria Mancuso che, alla Dire, si è detta entusiasta per questa prova di sensibilità della politica.
Essere assistiti nella propria casa è un diritto. E’ il messaggio che arriva dalle principali associazioni di malati rari da accumulo lisosomiale che si sono riunite per la prima volta in un convegno al Senato, portando all’attenzione delle Istituzioni le esigenze di questi malati rari. Ma l’assistenza domiciliare integrata- la famosa HomeTherapy- è da prendere in considerazione per molti malati cronici, per i disabili e per gli anziani per tutelare le loro consuetudini di vita, gli affetti e i legami. “Non è benevolenza del sistema sanitario nazionale, ma un diritto”- ha rivendicato la senatrice Udc Paola Binetti, presidente dell’Intergruppo delle Malattie rare, che ha parlato dell’Home Therapy come della possibilità di mettere al centro il paziente, la sua dignità: un’opportunità per tutti, non solo per i malati.
Si è svolta a Roma, nei giorni scorsi, la conferenza mondiale delle persone affette da sclerosi multipla. In Italia si registra una diagnosi ogni 3 ore e sono 118 mila le persone affette da questa malattia neurodegenerativa. Si tratta soprattutto di giovani con meno di 40 anni, dei quali il 10% sotto i 18. Oltre 3 milioni i malati in tutto il mondo.
In questo summit protagonista un fitto calendario di workshop, tavole rotonde, laboratori didattici, proposte dei rappresentanti delle organizzazioni, progetti innovativi e attività di advocacy. L’obiettivo di AISM (Associazione italiana sclerosi multipla), in collaborazione con la Federazione Internazionale Sclerosi Multipla (MSIF), è migliorare la qualità della vita delle persone affette da questa malattia.
E’ Mario Battaglia, presidente della Fondazione Italiana Sclerosi Multipla, durante la settimana dei lavori, a dare una stima degli sforzi sul campo. “28 milioni di euro stanziati per i prossimi anni per arrivare a nuovi farmaci e dal 2014 23 milioni già dati dall’Alleanza internazionale per la forma progressiva di sclerosi multipla”, quella forma che colpisce 1 milione di persone nel mondo, di cui 25mila in Italia e che, ancora oggi, e’ orfana di terapie.
Dall’8 all’11 novembre alla Fiera di Roma si parlerà di un nuovo modello di benessere alla portata di tutti. A ‘Expo Salus and Nutrition’ 188 relatori, 45 opinion leader, 3 board scientifici, 22 societa’ scientifiche, 10 associazioni, l’Ordine dei Medici e dei Farmacisti, l’ Istituto Superiore di Sanita’ e numerose aziende parleranno a tutti i cittadini di cultura della salute, corretti stili di vita e prevenzione.
All’agenzia di stampa Dire, Andrea Lenzi, presidente di ‘Roma ExpoSalus and Nutrition’ e ordinario di Endocrinologia alla Sapienza, durante la presentazione dell’iniziativa, che si e’ tenuta nei giorni scorsi all’Auditorium della Capitale, ha spiegato quanto sia fondamentale che il paziente sappia riconoscere di avere davanti un buon medico.
Coperture: Expo salus Mco ed Ekp + video Lenzi Mco (telegram a Simone) da 0.50 alla fine
Si è celebrata il 24 ottobre a Philadelphia la sesta edizione del World Polio Day. La ricorrenza storica è quella della Global Polio Eradication Initiative lanciata 30 anni fa, nel 1988, alla Convention del Rotary. All’epoca la malattia paralizzava dieci bambini ogni 15 minuti e solo grazie al vaccino è stata eradicata.
Nel 1958 in Italia erano oltre 8.000 i casi di poliomelite. La vaccinazione è obbligatoria dal 1966 e dal 2001 tutta la Regione Oms Europa è stata definite polio-free, ma per mantenere questo status la prevenzione deve essere costante. In Italia il piano di sorveglianza è coordinato dal Ministero della Salute e Istituto Superiore di Sanita’ presso il dipartimento di Malattie Infettive, dove e’ attivo il Who Collaborative Centre for Reference and Research on Polio e partirà proprio domani un corso di formazione a distanza dell’Iss sull’eradicazione della poliomelite. Ma non è ovunque così. In Afghanistan, Nigeria e Pakistan questa malattia infettiva ad alta contagiosità è purtroppo ancora endemica.
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