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“La bellezza ci salverà”, D’Avenia ‘rockstar’ al Malpighi di Bologna FOTO e VIDEO

Al Liceo Malpighi di Bologna, lo scrittore "interrogato" da 250 studenti

Pubblicato:29-10-2015 18:21
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:41

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BOLOGNA – La ricerca della bellezza, quella di Dostoevskij, “che ci salverà”, l’anelare alla grazia e all’interezza. E Dante, Virgilio, Leopardi, Calvino fino ai tortellini e al testosterone. In un’ora e mezzo al liceo Malpighi di Bologna, dove è stato accolto come una rock star da 250 ragazzi, lo scrittore (e insegnante) Alessandro D’Avenia si è seduto in cattedra, e loro accanto a lui. Loro l’hanno “interrogato” e lui li ha arringati, sollecitati a studiare per essere liberi, li ha fatti ridere ed emozionati, passando da un registro letterario e forbito, a uno colloquiale e scherzoso. Usando citazioni in latino, spiegando l’etimologia di “adolescenza” (ad come “andare verso”, olescenza come “pienezza“) , raccontando perché la morte di don Pino Puglisi (il suo professore ucciso dalla mafia) gli ha cambiato la vita da diciassettenne o raccontando come, un altro suo insegnante, quello di lettere, lo ha fatto decidere di diventare lui stesso insegnante e di scrivere. E facendo anche ironia sulla differenza tra maschi e femmine.

“La zona delle emozioni, nella donna è molto sviluppata, è nell’amigdala. Ma questa zona, nel maschio, è quasi assente- ha detto scatenando l’entusiasmo- Ve lo dico perché voi ragazze vi ricordate come eravate vestite il 12 ottobre del 2013, la prima volta che lo avete visto, e lui non si ricorda neanche come si chiama. Non è che è colpa sua, è che non può. Abbiate pazienza, e pensate che al ragazzo adolescente si alza il testosterone ogni due ore. A me succede una volta al giorno”. Sempre sullo stesso tono, lo scrittore ha affrontato la ‘faccenda’ dell’affetto, che avvicina la sua terra natìa, la Sicilia, all’Emilia, dove stamane gli è stato regalato un barattolone pieno di tortellini. ” Il registro, però, poi cambia, e D’Avenia, nel rispondere alle domande dei ragazzi sul suo libro (“Ciò che inferno non è”) affronta temi alti e difficili.  Come quello di riuscire a “trasformare il destino in destinazione”. Per invitare i ragazzi a muoversi, svegliarsi, a studiare, a dare agli altri, dice loro: “Non aspettatte che la vita vi prenda a schiaffi, mettetela in gioco già adesso e proverete un gusto che è straordinario”. Il prof-scrittore racconta la storia di un ragazzo bolognese in sedia a rotelle e privo delle mani e dei piedi che è andato fino a Milano, con la sua insegnante, per assistere a una sua lezione e capire se, anche lui, vuole diventare insegnante. E aggiunge: “non so se farà l’insegnante, ma ricordatevi che quando a uno viene tolto tutto, il suo desiderio diventa grandissimo, vuole tutto. A volte come Zaccheo (il ‘nanetto’ del Vangelo), bisogna arrampicarsi sugli alberi per capire dove sta il paradiso, per intercettarlo. Ma a volte basta rendersi conto che in classe c’è chi sta attraversando un momento terribile”. E aiutarlo.


D’Avenia parla a lungo di don Pino, e del fatto che quello che faceva lui, cioè occuparsi dei bambini del quartiere Brancaccio, “ora lo fanno dei ragazzi della vostra età”. Il giorno di Natale, dice, “vanno in giro a portare regali ai piccoli che non li ricevono. Ci vuole coraggio, a 17 anni, a pensare prima agli altri regali che ai propri. Ci vuole coraggio, il 25 mattina, ad alzarsi alle otto e portare regali a degli sconosciuti. Ma vi assicuro che quel Natale non ve lo dimenticherete più. Perché non siete rimasti con i vostri regali e dopo 24 siete già annoiati, perché la vita è fatta per essere data, altrimenti diventa noiosa”. Non manca un pensiero per i suoi colleghi, gli insegnanti, legato però ai ragazzi: “Quelli che fanno bene questo mestiere sono immortali, e la fonte di questa immortalità siete voi”.

La giornata di oggi al Malpighi, che ha fatto il ‘sold out’ in palestra, è nata per caso. Sapendo che lo scrittore stamane era a Bologna, una settimana fa, una degli insegnanti, Sabina Gerardi, d’accordo con la preside Elena Ugolini, lo ha invitato a scuola. “E allora, abbiamo deciso di dare loro il tempo per leggere il libro, cosa che hanno fatto praticamente tutti e loro hanno preteso di salire in cattedra con D’Avenia e fagli le domande”, racconta Ugolini. “Abbiamo ‘variato’ il programma, per una settimana, per trasformare l’ordinario in straordinario. Una cosa che la scuola può fare, quando riesce a rispondere agli interessi dei ragazzi”, conclude.

di Angela SannaiGiornalista professionista

Ecco cosa ci aveva detto lo scrittore un anno fa:

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