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La Regione Veneto ha creato una commissione d’inchiesta sulle Pfas

I lavori della Commissione dureranno due mesi eventualmente prorogabili

Pubblicato:29-08-2017 13:28
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:38

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Manuel BruscoVENEZIA – Si è insediata questa mattina a palazzo Ferro-Fini, Venezia, la “Commissione di inchiesta per le acque inquinate del Veneto da sostanze perfluoroalchiliche, Pfas”.

Eletto presidente il consigliere regionale del Movimento 5 stelle Manuel Brusco, come del resto era previsto dal momento che a richiedere l’istituzione della Commissione sono stati proprio i pantastellati. Vicepresidente è invece Alberto Villanova (Zaia presidente), e segretario Alessandro Montagnoli (Lega Nord).

La prima seduta si terrà già la prossima settimana, anticipa Brusco, spiegando che i primi ad essere ascoltati saranno gli assessori all’Ambiente e alla Sanità, Gianpaolo Bottacin e Luca Coletto, e i dirigenti della Regione che negli ultimi anni si sono occupati della gestione della vicenda.


Poi sarà sicuramente invitata Miteni, azienda di Trissino, provincia di Vicenza, ritenuta essere la principale responsabile della contaminazione da Pfas, e il corpo dei Carabinieri Nas che ha prodotto una relazione sull’inquinamento del sito dell’azienda.

La speranza è di poter anche invitare alcuni esperti in materia, magari i professori che si sono occupati dell’analogo caso di inquinamento che si è verificato in passato negli Stati Uniti.

Sebbene la delibera che dà il via libera all’istituzione della Commissione precisi che è possibile ricorrere a consulenze esterne, tuttavia, non è chiaro se ci siano dei fondi a disposizione. Ed è chiaro che sarebbe difficile invitare studiosi dall’estero senza poter pagare nemmeno il volo e l’albergo.

I lavori della Commissione dureranno due mesi eventualmente prorogabili, poi sarà prodotta una relazione che sarà portata in Consiglio regionale.

“Nostro compito sarà accertare la verità con metodo scientifico”, conclude Villanova. “Portiamo dati concreti e facciamo chiarezza per i cittadini, che hanno il diritto di sapere i fatti”.

Diritto o meno, la trasparenza si fermerà sulla porta della sala Legni di palazzo Ferro-Fini, dove con ogni probabilità si terranno la maggior parte delle sedute della Commissione. I lavori, infatti, non saranno aperti al pubblico né alla stampa, se non altro perché c’è un’indagine in corso e alcuni dati sensibili non possono essere rivelati. Per sapere la verità, o perlomeno quanto appurato dalla Commissione, bisognerà quindi aspettare la relazione finale.

di Fabrizio Tommasini, giornalista

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