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Traffico di organi tra Nord Africa e Europa attraverso l’Italia

Il fenomeno coinvolge anche il vicino oriente; l'Ue ha chiesto indagine sugli espianti a danno dei detenuti in Cina

Pubblicato:29-07-2016 14:46
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 08:56

polizia
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migranti filo spinatoROMA – Dopo le rivelazioni di ieri di Caritas, che riferisce dell’esistenza di una rete di traffico di organi umani a danno dei rifugiati siriani che tocca la Siria, il Libano e la Turchia, il portale Lookout News ha fornito alla Dire la ricostruzione di un’indagine condotta dalle autorita’ italiane, e che rivela l’esistenza di una rete transnazionale che coinvolge Nord Africa e Europa. A inizio luglio- il contributo di Lookout News- la polizia italiana ha sventato un’organizzazione criminale specializzata nel traffico di organi tra Nord Africa, Italia e Europa: migranti acquistati per 15mila euro dai trafficanti, per espiantare loro gli organi da rivendere sul mercato nero. Giro d’affari: varie centinaia di migliaia di euro. A smantellare l’organizzazione – che trafficava anche droga – le squadre mobili della Polizia di Stato di Palermo e Agrigento, in collaborazione con gli agenti del Servizio centrale operativo (Sco) di Roma nell’ambito dell’operazione ‘Glauco Tre’: 38 gli arresti – 25 eritrei, 12 etiopi e un italiano. Dalle stesse indagini sarebbe emerso anche il coinvolgimento di esercenti in diverse citta’ italiane che avevano collegamenti con potenziali clienti a Dubai e in Israele.

Una confessione in tal senso era stata fornita agli investigatori italiani gia’ da Atta Wehabrebi, un trafficante eritreo arrestato nel 2014 e condannato a cinque anni di carcere per il suo coinvolgimento in un naufragio che ha causato la morte di oltre 300 migranti al largo delle coste di Lampedusa: quei migranti che non possono pagarsi il posto sui ‘barconi’,  secondo Wehabrebi vengono “comprati” da criminali egiziani per 15mila euro: “gli egiziani- ha raccontato- hanno tutta l’attrezzatura per prelevare gli organi” e per trasportarli “in borse termiche speciali”. I corpi di coloro che non sopravvivono agli interventi vengono abbandonati lungo le coste egiziane oppure gettati in mare dagli scafisti durante il tragitto. Nell’aprile scorso su una delle spiagge di Alessandria sono stati trovati nove somali. I loro corpi erano sventrati, privi degli organi vitali. Ma chi sono i principali acquirenti di questi macabri prodotti? Secondo l’analisi del portale Lookout News, europei e russi – generalmente persone con grande disponibilita’ economica – che comprano gli organi al mercato nero per ovviare alle liste d’attesa ospedaliere, lunghe ma legali.

Tale pratica coinvolge tutto il mondo, come dimostrano i numeri forniti dal programma Global Initiative to Fight Human Trafficking, e ora l’operazione ‘Glauco Tre’ e’ servita a far emergere il network transnazionale che collega il Nord Africa ai Paesi europei. Un altro punto ‘nevralgico’ e’ il confine tra Libia e Tunisia- come hanno riferito in forma anonima funzionari dell’Unhcr a Lookout News- a cui l’inizio del conflitto libico nel 2011 ha contribuito largamente. Da allora, Unhcr ha raccolto diverse testimonianze di migranti, spesso mutilati, provenienti soprattutto dall’Africa subsahariana. Arrivati in Libia dopo viaggi durati mesi per imbarcarsi alla volta delle coste italiane, centinaia di loro sono stati prelevati con la forza per essere torturati e subire il prelievo di organi, principalmente polmoni, reni e fegato. E non solo: i relatori del rapporto diffuso ieri da Caritas dal titolo ‘Trafficking in human beings in conflict and post-conflict situations’, hanno raccolto testimonianze di siriani che, in quel Paese, hanno visto persone – finite in ospedale per varie ragioni- a cui e’ stato tolto un rene senza previo consenso. Altri hanno invece riferito che, sulla strada verso il Libano, sono stati avvicinati e hanno subito minacce da parte di criminali che hanno cercato di convincerli a sottoporsi all’espianto. La stessa proposta e’ giunta anche a una famiglia di profughi giunta a Tripoli, in Libano, in cambio di denaro.


Infine, il report riferisce anche di combattenti ribelli che, poiche’ rimasti feriti, sono stati trasportati in un ospedale nella citta’ turca di Kilis – prossima al confine – in cui pero’ alcuni non sono sopravvissuti. I loro cadaveri sono stati ritrovati altrove, privi degli organi interni. Quest’ultimo fatto trova conferma gia’ in un rapporto dell’Unhcr realizzato nel 2014. La conclusione avanzata dalle ong e’ che il peggiorare della crisi siriana e l’aumento del flusso dei profughi stia aumentando anche il traffico di organi da immettere poi sul mercato nero. Infine, la Cina: qui sono i detenuti ‘di coscienza’ – soprattutto della minoranza Uiguri, oppure tibetani, cristiani e i praticanti degli esercizi meditativi del Falun Gong. – a subire gli espianti forzati. Secondo media e ong 1,5 milioni di persone hanno gia’ perso la vita. Dopo la condanna del Congresso americano, ieri anche l’Unione europea e’ scesa in campo chiedendo un’inchiesta indipendente per fare luce sulla questione.

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