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Giacomo Leopardi, a Recanati apre la Casa di Silvia

Per due mesi sarà visitabile gratuitamente per decisione della famiglia e grazie al volontariato dei dipendenti di Casa Leopardi

Pubblicato:29-06-2017 10:53
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:28

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ANCONA – Giacomo Leopardi nasceva 219 anni fa, oggi 29 giugno. In occasione della ricorrenza i discendenti annunciano l’apertura per la prima volta al pubblico della casa di “Silvia”, le antiche scuderie di Palazzo Leopardi dove visse Teresa Fattorini, la Silvia del celebre canto.  La dimora sarà aperta dal 16 luglio 2017.

“Il restauro di uno degli edifici maggiormente legati alla poetica leopardiana e all’emotività di Giacomo, in un momento di tale fragilità per le Marche è la nostra scommessa sul potere della cultura come motore per la ripresa del territorio- spiega Olimpia Leopardi-. Abbiamo voluto dare un segnale di rinascita perché crediamo che la cultura non debba rimanere sotto le macerie. Lo abbiamo fatto con le nostre forze, ma anche grazie al prezioso contributo di tutti gli amici che hanno deciso di credere in questo progetto”.

Un significativo obiettivo raggiunto dalla famiglia Leopardi, che lo scorso autunno aveva avviato la ristrutturazione dell’edificio fatto costruire da Monaldo Leopardi nel 1796.


Il restauro delle scuderie, oltre alla messa in sicurezza dello stabile e al ripristino del colore originale dei prospetti, ha permesso di recuperare ambienti che amplieranno i percorsi di visita di Casa Leopardi con nuove sale espositive e l’abitazione dove, al tempo del Poeta, viveva Teresa Fattorini, la “tessitora” cantata da Giacomo col nome di “Silvia”.

Un progetto di recupero e valorizzazione importante, fortemente voluto dalla famiglia Leopardi e intrapreso in un periodo di particolare difficoltà per la regione, dovuto ai recenti eventi sismici.

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“Non ci siamo fatti abbattere dalla paura del terremoto né dal conseguente calo del turismo- commenta il conte Vanni Leopardi – Occorre andare avanti e superare al più presto questo momento di depressione per far ripartire le Marche. Ed è guardando al futuro che si ricomincia con volontà e tenacia”.

In foto, i manoscritti di Leopardi trasferiti dopo il terremoto

A scommettere con i conti Leopardi, infatti, sono stati in molti, tanto che per il restauro delle stanze di “Silvia”, tecnici e operai hanno prestato generosamente la loro opera.

Il nuovo percorso, mai aperto al pubblico prima d’ora, per due mesi sarà visitabile gratuitamente per decisione della famiglia e grazie al volontariato dei dipendenti di Casa Leopardi che con nobile slancio si sono resi disponibili a garantirne l’apertura.

La “Casa di Silvia”, sarà anche uno dei punti di raccolta fondi per il progetto FAI di ricostruzione dell’Oratorio della Madonna del Sole, un capolavoro del XVI secolo sito a Capodacqua, frazione di Arquata del Tronto (AP), gravemente danneggiato dal terremoto del 24 agosto.

“Con il FAI condividiamo l’idea che la dignità e la forza morale di una comunità passano anche attraverso la sua cultura e la sua storia- prosegue Olimpia Leopardi-,  e siamo felici di aver preso parte a questo progetto, tenendo fede a quel sentimento di solidarietà di cui è capace l’uomo di fronte alle avversità e nel quale il “nostro” Giacomo intravedeva la grandezza degli esseri umani. Siamo certi che i nostri visitatori e tutti coloro che, come noi, credono nel potere della cultura per la crescita del proprio paese, daranno il loro contributo per il recupero dell’Oratorio e per dare un futuro a un pezzo di storia che appartiene a tutti gli italiani”.

Per la prima volta nella storia di Casa Leopardi i visitatori potranno sperimentare una prospettiva insolita e del tutto inedita. Non più “Silvia” con gli occhi di Giacomo, ma Giacomo con gli occhi di “Silvia”, e dalle finestre della casa immagineranno i pensieri di Teresa quando, dalla sua stanza, vedeva Giacomo intento a studiare col tavolino vicino alla finestra.

A Silvia – Il testo

Silvia, rimembri ancora
Quel tempo della tua vita mortale,
Quando beltà splendea
Negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
E tu, lieta e pensosa, il limitare
Di gioventù salivi?

Sonavan le quiete
Stanze, e le vie dintorno,
Al tuo perpetuo canto,
Allor che all’opre femminili intenta
Sedevi, assai contenta
Di quel vago avvenir che in mente avevi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
Così menare il giorno.

Io gli studi leggiadri
Talor lasciando e le sudate carte,
Ove il tempo mio primo
E di me si spendea la miglior parte,
D’in su i veroni del paterno ostello
Porgea gli orecchi al suon della tua voce,
Ed alla man veloce
Che percorrea la faticosa tela.
Mirava il ciel sereno,
Le vie dorate e gli orti,
E quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
Lingua mortal non dice
Quel ch’io sentiva in seno.

Che pensieri soavi,
Che speranze, che cori, o Silvia mia!
Quale allor ci apparia
La vita umana e il fato!
Quando sovviemmi di cotanta speme,
Un affetto mi preme
Acerbo e sconsolato,
E tornami a doler di mia sventura.
O natura, o natura,
Perchè non rendi poi
Quel che prometti allor? perchè di tanto
Inganni i figli tuoi?

Tu pria che l’erbe inaridisse il verno,
Da chiuso morbo combattuta e vinta,
Perivi, o tenerella. E non vedevi
Il fior degli anni tuoi;
Non ti molceva il core
La dolce lode or delle negre chiome,
Or degli sguardi innamorati e schivi;
Nè teco le compagne ai dì festivi
Ragionavan d’amore

Anche peria fra poco
La speranza mia dolce: agli anni miei
Anche negaro i fati
La giovanezza. Ahi come,
Come passata sei,
Cara compagna dell’età mia nova,
Mia lacrimata speme!
Questo è quel mondo? questi
I diletti, l’amor, l’opre, gli eventi
Onde cotanto ragionammo insieme?
Questa la sorte dell’umane genti?
All’apparir del vero
Tu, misera, cadesti: e con la mano
La fredda morte ed una tomba ignuda
Mostravi di lontano.

 

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