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Brasile, missionario: “Temer senza futuro, cresce violenza”

Dario Bossi è missionario in Brasile da una vita e in un'intervista alla DIRE racconta di un contesto drammatico in questo paese

Pubblicato:29-05-2017 15:43
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:16

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ROMA – “Demoliscono le case anche con la gente dentro” denuncia padre Dario Bossi, missionario in Brasile da una vita. Con la DIRE parla del centro di San Paolo, anche di Cracolandia, quartiere di spaccio e miseria dove l’entrata in azione delle ruspe ha causato pochi giorni fa tre feriti, tra i quali una donna incinta. Una vicenda che oggi, in Brasile, ha poco di straordinario. “Una politica repressiva sta scacciando gli abitanti più poveri dal centro di San Paolo” accusa padre Dario. Convinto che i drammi che si accompagnano a questa e altre “riqualificazioni urbane” siano parte di un contesto drammatico per più di un aspetto. Il primo, evidente anche a chi segua le vicende del Brasile da lontano, attraverso le prime pagine dei quotidiani online, riguarda la classe politica e ormai sempre più lo stesso presidente Michel Temer. E’ di oggi la reazione dell’Associazione nazionale degli inquirenti di polizia alla sostituzione del ministro della Giustizia, con la nomina di Torqato Jardim: “Esiste il timore di interferenze rispetto al lavoro degli inquirenti”.

Il contesto è segnato da sospetti, incertezza e insofferenza sociale crescente, sottolineano fonti brasiliane della DIRE. Convinte che il momento di non ritorno sia stata la diffusione di una registrazione audio da parte dell’emittente televisiva ‘O Globo’: dal colloquio emerge che Temer avrebbe comprato il silenzio del presidente della Camera Eduardo Cunha, da ottobre in carcere con l’accusa di corruzione. Anche nel caso del capo dello Stato gli illeciti sarebbero da ricondurre all’inchiesta ‘Lava Jato’, la tangentopoli brasiliana, cominciata nel 2014 e proseguita dopo la controversa destituzione della presidente Dilma Rousseff lo scorso anno. Più che dall’audio di ‘O Globo’ padre Dario è colpito dai modi e dai tempi delle rivelazioni: “Solo ora, dopo un anno e mezzo che milioni di persone lo gridavano per strada, i magistrati e i media al servizio del potere economico riconoscono che quello contro Rousseff è stato un golpe“. Se all’origine di quell’impeachment dell’ex guerrigliera di sinistra c’erano state presunte irregolarità di bilancio, non meno gravi appaiono ora gli addebiti verso il governo liberale di Temer e del suo Partito del movimento democratico brasiliano (Pmdb). “Il presidente non ha futuro, ma si stringe al suo incarico perché se cacciato sarebbe immediatamente processato, così come è successo a Cunha” sottolinea padre Dario. In linea, in questo, con il giudizio espresso di recente dai vescovi. Il segretario della Conferenza episcopale, padre Leonardo Steiner, ha detto di recente che “non ci sono le condizioni etiche perché Temer possa proseguire nell’incarico”. Il fronte della protesta, dunque, si sta allargando sempre di più. La conferma è giunta dalla presa di posizione dell’Ordine degli avvocati del Brasile, che ha appena consegnato una richiesta di impeachment. Secondo il missionario, “la violenza nelle periferie continua, l’impunità è sempre più diffusa e mancano le politiche pubbliche per mitigare i conflitti”. Un segnale è arrivato la settimana scorsa da Redencao, una località dello Stato del Parà: la polizia militare ha aperto il fuoco, uccidendo dieci contadini.

di Vincenzo Giardina, giornalista professionista


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