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Lavoratore record a Montecitorio, 9 anni di ferie da smaltire

Ora dovrà rassegnarsi al riposo forzato: nove anni di "dolce far niente"

Pubblicato:29-04-2018 10:00
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:49

camera dei deputati
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ROMA – Nell’immaginario collettivo sono talvolta accomunati alla casta. E di solito quando si parla di loro lo si fa per fargli i conti in tasca: uscieri, autisti, centralinisti, commessi, nonostante i tagli alle spese di Camera e Senato sono spesso tirati in ballo per i trattamenti di favore rispetto ai loro pari che prestano servizio fuori dal palazzo. Ma quel che viene spesso sottaciuto è la dedizione che il personale della Camera mette nel proprio lavoro, al punto da sobbarcarsi abitualmente orari ben oltre la normale giornata. Lo richiede la struttura: di fatto la Camera dei deputati non chiude mai.

Al di là degli orari degli onorevoli inquilini, di notte o durante le feste, al suo interno per 24 ore al giorno e 365 giorni all’anno, c’è sempre una squadra di dipendenti pronti a intervenire in caso di necessità. E’ così che, a quanto apprende l’agenzia Dire, un commesso parlamentare di nome Renato, 50enne, ha accumulato ferie non godute per una durata di oltre 9 anni. Su sollecito dell’amministrazione di Montecitorio ora dorvà rassegnarsi al riposo forzato: nove anni di lontananza dal posto di lavoro, nove anni di “dolce far niente”, se non per grazia e diletto.

Renato, spiegano i colleghi, è un vero stakanovista. Ama il suo lavoro, al quale sacrifica anche parte della vita privata. Avrebbe sicuramente continuato a lavorare se non fosse incappato in una delle misure attuate dalla Camera dei deputati per abbassare i costi del Palazzo, quella che prevede di non monetizzare più le ferie non godute da parte dei dipendenti, i quali sono chiamati a smaltirle, soprattutto quando sono di considerevole entità.


Nei mesi scorsi per consentire il momentaneo turn-over, senza mandare in tilt la pianta organica, sono stati richiamati anche lavoratori pre-pensionati. Continueranno a lavorare per un po’, in attesa che i colleghi in servizio effettivo si liberino della ‘zavorra’ costituita dalle ferie. Nel caso di Renato ci vorrà un bel po’.

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