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Terrile: “Su violenza lunghi cammini per identità”

"È ascoltando il vagare tenace delle donne alla ricerca di una verità su sé stesse che si possono intravedere le parole di un femminile che vuole finalmente dirsi in autonomia"

Pubblicato:28-11-2018 12:54
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:50
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ROMA – “Nelle giornate intorno al 25 novembre il pensiero di una psicoterapeuta non può che andare, in modo anche più mirato del consueto, alle donne che incontra ogni giorno e che stanno percorrendo lunghi cammini alla ricerca della propria identità. Riflettendo su ciò che accomuna e che caratterizza questi percorsi in un’ottica che amplia il concetto di cura psicologica a quello di cura di sé e del Sè, viene da domandarsi quanto la stanza della terapia possa costituire un terreno di ricerca anche in senso culturale. Viene da porsi questa domanda non solo perché una donna che riflette su di sé scopre ben presto che l’identità profonda è oggi più che mai qualcosa di cangiante e incompleto, che si modifica nel tempo e che è composta di aspetti spesso contrastanti”. Cosi’ un brano estratto da Libera-mente donna. Storie di donne in trasformazione, Diderotiana Editrice, Torino 2018, a cura di Paola Terrile in presentazione in questi giorni.

“Neppure per il fatto che nel tempo del percorso su di sè ci si accorge che molte domande sono destinate a restare aperte, ma che nel continuare a porsele tenendo insieme le proprie contraddizioni si trova una bussola che aiuta a dare forma personale al caos dell’esistere. Tutto questo è indubbiamente molto importante, in un tempo storico in cui ancora troppe donne anche in Occidente faticano a legittimare il fatto di esistere come individui, di avere dentro di sè desideri e progetti e di volerli coltivare. Ma lo diventa soprattutto perché a ben guardare le incerte narrazioni delle pazienti- continua la psicoterapeuta- ci narrano di un femminile poco definito, eppure vivo e gravido di energia nella tensione all’esserci. Ed è appunto ascoltando il vagare tenace delle donne alla ricerca di una verità su sé stesse che nessun altro può confermare, che si possono intravedere le parole di un femminile che vuole finalmente dirsi in autonomia”.


“Che nome dare a questa traccia che le storie cliniche mettono in evidenza?”, si domanda la psicoterapeuta nel suo racconto. “Nel rileggere gli articoli di un libro collettivo nel quale si esplorano attraverso storie cliniche alcuni temi legati alla ricerca identitaria femminile, troviamo riflessioni sul tradimento subìto e vissuto, sulla paura di impazzire che il cambiamento porta con sé, sugli ostacoli che anche una condizione femminile di privilegio economico e culturale nasconde in sé, sullo scontro tra il bisogno di definirsi in autonomia e la tentazione di aderire a modelli pur se contemporanei, infine sul vuoto doloroso che l’assenza di un modello maschile-paterno positivo lascia nella percezione di sè e nella crescita emotiva di molte donne”. E conclude: “In ciascun racconto clinico-riflessione troviamo segnali di un femminile in cammino verso una relazione autentica con sé e con il mondo. Siamo di fronte a donne in bilico, a volte incerte tra combattività e recettività, ma in ogni caso animate dal filo nascosto della forza interiore e della ricerca di libertà. La psicoterapia sembra costituire quindi il terreno fertile per dar voce al desiderio di molte donne, spesso di età e provenienze differenti, di legittimare dal profondo il proprio esserci e portarlo nel mondo con maggior consapevolezza. In un mondo che si dibatte nella sofferenza causata da modelli dominanti che tendono ad appiattire spesso violentemente le differenze, la traccia di queste neonate parole di ricerca femminile è certamente e collettivamente preziosa”.

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