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Reporters without borders denuncia: dal 2010 uccisi 10 giornalisti ambientali

Reporters without borders- la Ong internazionale impegnata nel

Pubblicato:28-11-2015 09:50
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:38

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giornalismo ambientale1Reporters without borders– la Ong internazionale impegnata nel monitoraggio delle condizioni in cui lavorano e il relativo rispetto dei diritti dei giornalisti nel mondo- ha denunciato che dal 2010 ad oggi 10 reporters impegnati sono stati uccisi per aver portato alla luce crimini ambientali– tra cui il disboscamento selvaggio, l’inquinamento e le trivellazioni indiscriminate.

Il rapporto dal titolo ‘Hostile climate for environmental journalists’ e’ stato realizzato proprio in occasione della conferenza Onu sul clima Cop 21, che apre oggi i suoi lavori in Francia. Lo scopo e’ quindi quello di fare luce su questo allarmante fenomeno, e sulle “violenze contro uomini e donne che indagano in questo campo, spesso da soli” ha dichiarato Cristophe Deloire, segretario generale di Rwb, che ha proseguito sottolineando che nel 2015 il problema “ha raggiunto livelli mai visti prima”.

Oltre agli omicidi- avvenuti per il 90% in Asia meridionale e sud-orientale, vale a dire in India, Cambogia, Filippine e Indonesia- i giornalisti hanno denunciato casi di minacce, attacchi e violenze. In alcuni casi hanno subito addirittura torturee o condanne al carcere- come il freelance uzbeko Solidzhone Abdurakhmanov, in prigione da ormai 7 anni. I governi a volte esercitano attivamente la censura, come in Ecuador, dove e’ stata varata una legge ad hoc che vieta a chiunque di diffondere notizie a proposito delle trivellazioni nel parco nazionale di Yasuni, una perla della biodiversita’ universalmente riconosciuta. In altri casi, invece, ai giornalisti le societa’ responsabili di danni ambientali offrono denaro incambio del silenzio.


“Il meticoloso ma pericoloso lavoro di raccolta e diffusione delle informazioni di questi reporter e’ indispensabile se vogliamo raggiungere un maggiore livello di consapevolezza verso i pericoli che minacciano il nostro pianeta” ha aggiunto Deloire, sottolineando in conclusione che “nell’era della Cop 21 non si puo non avere coscienza di tale questione”.

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