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Fisco. Fatca, intesa Usa-San Marino: “Tocca 3.500 persone”

SAN MARINO - Il Titano mette in cassaforte l'accordo Foreign account tax compliance act (Fatca) e pensa ad

Pubblicato:28-10-2015 15:49
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:41

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SAN MARINO – Il Titano mette in cassaforte l’accordo Foreign account tax compliance act (Fatca) e pensa ad altre due intese da stringere con gli Stati Uniti: una sulle doppie imposizioni e l’altra sulla Sicurezza sociale. Mentre dall’altra parte del tavolo l’ambasciatore a stelle e strisce John Phillips, oggi a San Marino per firmare il documento, chiede le opportune valutazioni: “Prima verifichiamo se sono necessari, perché se non ci sono situazioni di inequità non c’è ragione di creare degli accordi”. Le vedute sono state espresse questa mattina a Palazzo Begni, durante la conferenza stampa con cui le due parti hanno celebrato la sottoscrizione di un accordo che prevede “lo scambio di informazioni” sulle posizioni finanziarie, per esempio “il saldo del conto e gli interessi percepiti”, dei “cittadini americani ovunque essi risiedano”. Per gli Usa, spiega l’ambasciatore, l’obiettivo è “far emergere” i risparmi sommersi. Che così, se le norme statunitensi lo prevedono, verranno tassati. Una situazione che sul Titano interessa “dalle 3.200 alle 3.500” persone con il passaporto statunitense, specifica Phillips. Al momento non esistono stime sulle cifre che gli Usa potrebbero incamerare dai cittadini americani che abitano a San Marino, ma è certo che “lo scopo è portare in superfice gli obblighi fiscali dei cittadini statunitensi”, ovunque risiedano. Perché gli Usa, secondo le cifre in mano al diplomatico, devono fare i conti con qualcosa come “400 miliardi di dollari di tasse non pagate”.

intesa usa-san marino

Alla luce dell’accordo, dal fronte sammarinese il segretario di Stato alle Finanze, Giancarlo Capicchioni, ricorda “i due anni di lavoro che hanno portato all’intesa”, mentre l’altro inquilino di Palazzo Begni, il segretario di Stato agli Affari esteri, Pasquale Valentini, spinge per lavorare anche su “doppie imposizioni e sicurezza sociale, per evitare situazioni di ingiustizia e inequità”. Un’affermazione rispetto alla quale Phillips spiega che “attualmente le nostre due realtà sono impegnate in un reciproco scambio di informazioni per capire lo stato delle cose sul fronte del Social Security ed essere coscienti degli ambiti interessati”. Secondo il diplomatico prima degli accordi “occorre verificare se ce n’è la necessità”. La situazione attuale, conclude, “non vede trattamenti inequi”.


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