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Milanese: “Bene regolamento su standard, ma più coraggio sulle liste d’attesa”

La Dire ha chiesto un commento sul Def

Pubblicato:28-09-2018 10:21
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:38

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ROMA – Il Consiglio dei ministri ha approvato il Def. I progetti che riguardano la sanita’ contenuti nel Programma nazionale riforme (PNR), allegato al Documento, contengono gli impegni che il Governo si appresta a realizzare nei prossimi anni nell’ambito della salute. Dal nuovo Patto per la salute all’anagrafe nazionale vaccini, dal superamento delle disomogeneita’ regionali al taglio delle liste d’attesa. La Dire ha chiesto un commento a Giuseppe Milanese, presidente di ConfcooperativeSanita’ e di Osa.

– E’ stato raggiunto l’accordo sul Def. Tra le priorita’ in campo sanitario: la garanzia dei Lea, la riduzione delle disomogeneita’ nelle diverse Regioni e la gestione delle liste d’attesa. Quali secondo Lei gli aspetti piu’ significativi che emergono da una prima lettura del documento?
“Ci sono diversi aspetti ai quali vediamo con favore, ma che valuteremo positivamente laddove raggiungeranno obiettivi realmente utili alla salute dei cittadini. Mi spiego meglio. Molto bene l’intenzione del Governo di varare un regolamento per individuare standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza territoriale. Sono anni che chiediamo requisiti alti per l’assistenza primaria. E’ fondamentale, pero’, che questi standard siano uno strumento funzionale a garantire l’esigibilita’ e l’omogeneita’ dei Lea su tutto il territorio nazionale, nonche’ l’efficace contrasto della cronicita’ e delle fragilita’. Contrasto che passa, a nostro avviso, per una riorganizzazione delle cure territoriali, come indicato nello stesso contratto di Governo dove si parlava esplicitamente di superamento del modello ospedalocentrico. Sulle liste di attesa invece, visti anche i contenuti del gia’ citato Contratto di Governo, ci saremmo aspettati piu’ coraggio. Avremmo auspicato che, tra gli obiettivi prioritari dell’azione di Governo, ci fosse indicato esplicitamente il potenziamento e la promozione di strutture di assistenza sul territorio, a bassa intensita’ di cura, in grado di offrire una risposta alternativa al Pronto Soccorso e di abbattere i tempi di attesa. Su questo piano il sistema cooperativo e’ pronto in ogni momento a fare la sua parte. Bene infine anche l’informatizzazione del Ssn, ed in particolare l’implementazione del Fascicolo Sanitario Elettronico con l’integrazione dei sistemi informativi, essenziale per garantire la continuita’ assistenziale del cittadino nei diversi setting. Ma l’obiettivo sara’ completamente raggiunto solo se, attraverso l’informatizzazione, si riusciranno a promuovere metodologie sistematiche di controllo dei risultati dei servizi erogati ai cittadini”.

Continua l’intervista della Dire a Giuseppe Milanese, presidente di ConfcooperativeSanita’ e di Osa: – Tra le sfide il Governo annovera anche quella di un rilancio della forza lavoro in sanita’ e dei white jobs. Cosa ne pensa?
“Positivo lo sviluppo di un sistema di programmazione della forza lavoro integrato tra la competente sanitaria e quella sociale. Finalmente si inizia a valutare il welfare come sistema professionalmente integrato, nonche’ come volano di occupazione qualificata. Riteniamo pero’ fondamentale non dimenticare la mole di operatori gia’ messa in campo dai soggetti accreditati con il Ssn, che operano anche nell’assistenza extraospedaliera.Un bacino di forza lavoro che potrebbe crescere sensibilmente, laddove fosse potenziata l’offerta sociosanitaria, elemento che ci aspettiamo esca rafforzato dalla revisione dei Lea”.


– Quali gli obiettivi secondo Lei nel prossimo futuro, in campo sanitario, da centrare assolutamente?
“Il Piano Nazionale delle Riforme, collegato al Def, richiama esplicitamente la problematica della sostenibilita’ del Ssn e la necessita’ di migliorarne il governo della spesa. A riguardo riteniamo che, in primo luogo, sia fondamentale un ripensamento nella strategia di allocazione delle risorse. Basta con politiche assistenziali basate sui trasferimenti monetari, capitalizziamo invece queste risorse con investimenti in servizi ad alto impatto in termini di salute per i cittadini, in particolare per quelli piu’ fragili. A tal fine la creazione di una regia unica nazionale sull’assistenza primaria e’ ineludibile, anche per definire ruoli e regole omogenee in tutto il Paese. In questo senso auspichiamo in un’azione congiunta tra tutte le istituzioni coinvolte”.

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