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Cna al Governo: “Ora giù tasse, il 61% non è più sopportabile”/VIDEO

Il mondo dell'artigianato e della piccola media impresa avvisa il Governo: "Le nostre imprese non possono più competere con quelle francesi, tedesche, spagnole, danesi"

Pubblicato:28-09-2016 10:28
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:06

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FIRENZE – “Il grande problema, soprattutto per le micro e le piccole imprese italiane, è l’oppressione fiscale. E’ questo il vero tema, perché una tassazione del 61% sui redditi non è più sopportabile”. Per questo, “noi chiediamo al governo una forte diminuzione della pressione tributaria”. Lo ha sottolineato alla ‘Dire’ Sergio Silvestrini, il segretario nazionale della Cna, a margine del convegno “Comune che vai, fisco che trovi”, organizzato dalla Cna di Arezzo. “Se facciamo una riflessione sull’Europa, o meglio su come i Paesi membri tassano le piccole imprese, vediamo per esempio che in Germania sono tassate al 40%, cioè 20 punti in meno rispetto all’Italia. Metaforicamente, per noi è come lottare ma con un braccio legato dietro alla schiena”.

Certo, continua, “siamo coscienti e consapevoli dei vincoli legati al debito pubblico, dell’urgenza di riorientare il Paese verso lo sviluppo, altrimenti diventa difficile intraprendere una politica tesa alla riduzione del prelievo fiscale”. Tuttavia, “le nostre imprese non possono più competere con quelle francesi, tedesche, spagnole, danesi avendo il 20% di fisco in più sulle spalle”. Quindi, aggiunge Silvestrini, “bisogna cambiare. Con gradualità, certamente, ma l’obiettivo deve essere condiviso, perché è necessario riportare la tassazione media dell’Italia a livelli degli altri Paesi competitor”.


LEGGE STABILITÀ. I PUNTI CNA: IRI, IMU, STUDI SETTORE, REDDITO CASSA

cna_senigallia_silvestrini2Mentre la discussione sulla legge di stabilità 2017 entra nel vivo, Cna chiede al governo un impegno declinato principalmente su quattro punti. La vera sfida, come spiega alla ‘Dire’ Sergio Silvestrini, il segretario nazionale di Cna, a margine del convegno “Comune che vai fisco che trovi” organizzato dalla Cna di Arezzo, è la “diminuzione della pressione fiscale alla micro e piccola impresa”. C’è quindi il tema dell’Iri, l’imposta sul reddito imprenditoriale, “e noi qui ci aspettiamo che le grandi e le piccole imprese siano tassate allo stesso modo. Da due anni, inoltre, chiediamo che passi la logica del reddito per cassa, pagare le tasse cioè su quello che incassiamo e non su quel che fatturiamo”.

Serve inoltre, ed è il terzo punto della lista che Cna ha girato all’esecutivo, “una modifica sostanziale sugli studi di settore, non più cioè un dispositivo oppressivo per le piccole imprese”. Inoltre, aggiunge Silvestrini, “chiediamo che l’Imu sui capannoni possa essere sgravata dai nostri redditi: penso sia arrivato il momento di considerare superata la tassa sui capannoni, la più odiata da noi”. Sono quattro passaggi, conclude il segretario nazionale della Cna, “che noi crediamo possibili. Confidiamo che il governo, pur nei vincoli di bilancio che sono obiettivi, e anche il Parlamento possano dare una risposta positiva alle proposte che stiamo facendo da tempo”.

UE, CNA: VINCOLO DEBITO NON DETERMINI SCELTE, GOVERNO FA BENE

“E’ necessario dar vita ad una nuova fase espansiva dell’Europa e fa bene il governo a porre il tema con forza”. Lo sottolinea alla ‘Dire’ Sergio Silvestrini, il segretario generale della Cna, a margine del convegno “Comune che vai, fisco che trovi” organizzato dalla Confederazione di Arezzo. “Certo, l’Italia è legata ad un vincolo importante, che è quello del debito pubblico, e le regole bisogna rispettarle. Tuttavia- spiega Silvestrini- vanno anche interpretate. Così se i singoli Stati non hanno capacità di investimento per i vincoli di Maastricht, se non possono crescere indebitandosi, come il caso dell’Italia, per l’enorme debito pubblico che abbiamo sulle spalle, allora l’Europa promuova investimenti su larga scala per superare decrescita e stagnazione”.

L’esempio, aggiunge il segretario generale, arriva da “Stati Uniti e Giappone, che hanno superato la loro crisi attraverso un potente intervento statale, una vera politica degli investimenti che ha consentito una crescita del 2,5-3%. In Europa questi tassi sono lontani e da noi, purtroppo, ancora più bassi”. Il punto è, continua, “che il debito pubblico aggregato europeo è largamente inferiore al debito pubblico degli Usa. Noi quindi diciamo che il debito è un problema, ma non può essere il vincolo che determina ogni scelta dell’Europa. Sono troppi anni che stiamo dentro ad una decrescita non più tollerabile”.

di Diego Giorgi, giornalista professionista

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