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Sud, Svimez: “Cresce più del nord, ma 10% è in povertà assoluta”

Dati contrastanti dal rapporto Svimez sullo stato del Sud

Pubblicato:28-07-2017 09:35
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:34

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ROMA – Il 2016 è stato positivo per il Sud, il cui PIL è cresciuto dell’1%, più che nel Centro-Nord, dove è stato pari a +0,8%. Ciò è la conseguenza di alcune condizioni peculiari: il recupero del settore manifatturiero, cresciuto cumulativamente di oltre il 7% nel biennio 2015-2016, e del +2,2% nel 2016, la ripresa del settore edile (+0,5% nel 2016), il positivo andamento dei servizi (+0,8% nel 2016). Questa la fotografia dell’economia meridionale nel Rapporto Svimez 2017 anticipato oggi a Roma.

In base alle previsioni della SVIMEZ, quest’anno il PIL dovrebbe aumentare dell’1,1% al Sud e dell’1,4 % nel Centro-Nord. Nel 2018 la SVIMEZ prevede un aumento del prodotto dello 0,9% nel Mezzogiorno e dell’1,2% al Centro Nord. Il principale driver della crescita meridionale nel 2017 dovrebbe nuovamente essere la domanda interna: i consumi totali crescerebbero dell’1,2% (quelli delle famiglie dell’1,4%) e gli investimenti al Sud del +2%. Si prevede anche una crescita per l’occupazione. (+0,6%).


La SVIMEZ ha stimato gli effetti dell’eventuale attivazione della clausola di salvaguardia relativa all’aumento delle aliquote Iva nel 2018 per circa 15 miliardi. Se, infatti, tale aumento diventasse operativo, sarebbe l’economia meridionale a subire l’impatto più negativo, in quanto nel biennio 2018 – 2019 il Pil del Sud perderebbe quasi mezzo punto percentuale di crescita (- 0,47%), due decimi di punto in più rispetto al calo di prodotto presunto nel Centro-Nord (- 0,28%).

Nel 2016 circa 10 meridionali su 100 sono in condizione di povertà assoluta, contro poco più di 6 nel CentroNord. Questa la fotografia dell’economia meridionale nel Rapporto Svimez 2017 anticipato oggi a Roma.

L’incidenza della povertà assoluta al Sud nel 2016- si legge nel Rapporto- cresce nelle periferie delle aree metropolitane e, in misura più contenuta, nei comuni con meno di 50 mila abitanti. Nelle 4 regioni meridionali il rischio di povertà è triplo rispetto al resto del Paese: Sicilia (39,9%), Campania (39,1%), Calabria (33,5%).

La povertà deprime la ripresa dei consumi e, in questo contesto, le politiche di austerità hanno determinato il deterioramento delle capacità del welfare pubblico a controbilanciare le crescenti diseguaglianze indotte dal mercato, in presenza di un welfare privato del tutto insufficiente al Sud.

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