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Report della Commissione Consiliare Affari Interni, del 27 marzo

L'Odg è approvato all'unanimità.

Pubblicato:28-03-2019 11:42
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:17

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+++La Commissione consiliare approva all’unamità la deliberazione che la impegna ad affrontare l’esame in sede referente del Pdl di iniziativa popolare “Modifica alla legge sulla cittadinanza in materia di naturalizzazione” entro il 15 maggio. E approva all’unamità anche l’Odg presentato nella seduta di giovedì scorso dal consigliere Marianna Bucci di Rete per rafforzare l’impegno del governo nella lotta alla corruzione, anche attraverso l’attivazione di un tavolo permanente.+++

Sotto la lente della Commissione consiliare, riunita oggi a Palazzo Pubblico per proseguire nell’ordine del giorno dei lavori avviati giovedì scorso, è la proposta di legge di iniziativa popolare per modificare la norma sulla cittadinanza in materia di naturalizzazione. Non viene affrontato l’esame dell’articolato, come specifica il Presidente Marica Montemaggi, C10, in base alla richiesta accolta nell’ultimo Consiglio Grande e Generale di differire i termini previsti dal regolamento, per consentire ai commissari di approfondire l’argomento. Si sviluppa quindi un ampio dibattito in cui i commissari e il Segretario di Stato Guerrino Zanotti si confrontano con le due proposte di modifica della normativa contenute nel provvedimento: l’abolizione dell’obbligo di rinuncia alla residenza di origine e l’accorciamento dei tempi di residenza per poter accedere alla cittadinanza da 25 a 15 anni. “E’ un tema trasversale- riconosce il Segretario Zanotti- e devo dire la verità, è un tema che anche all’interno di maggioranza e governo non vede una posizione univoca”. Negli interventi dei commissari emerge a livello bipartisan la volontà di mettere da parte le proprie convinzioni personali, per affrontare l’argomento nell’interesse dei cittadini e del Paese. Mariella Mularoni, Pdcs, sottolinea la necessità di un confronto di tutta la politica: “Dovremo interrogarci e valutare con l’intero Consiglio grande e generale cosa fare per essere un Paese moderno, pur preservando le nostre peculiarità”. Dalibor Riccardi, Gruppo Misto, esorta a “non focalizzarsi su una visione personale del tema”, quanto piuttosto “su quella che potrebbe essere una visione globale e sistemica della regolarizzazione della naturalizzazione e del processo che porta alla cittadinanza”. Marina Lazzarini, Ssd, si sofferma sulla richiesta di abrogare la rinuncia alla cittadinanza e riconosce che, rispetto ai vari paesi di origine,“ci sono una serie di disparità e storture” che portano a considerare tale richiesta di rinuncia iniqua: “Non sta ad indicare un diritto- chiosa- ma un privilegio”.Di qui l’invito a superare una “pesante ipocrisia”. Fabrizio Perotto, Rf, pone l’accento sulle differenze di approccio nel Paese rispetto al tema della cittadinanza. Giuseppe Maria Morganti, Ssd, riconosce la necessità di introdurre criteri di equità e uguaglianza rispetto al rinuncia alla cittadinanza, mentre è più dubbioso sulla seconda richiesta, relativa alla riduzione da 25 a 15 anni di residenza quale requisito per la richiesta di cittadinanza. Luca Boschi, C10, riconosce la necessità, “pur nella salvaguardia delle nostre peculiarità e tradizioni”, che San Marino “lanci un messaggio di apertura verso i cittadini di altri paesi che dimostrino attaccamento verso la nostra terra”. Infine, Gian Carlo Capicchioni, Psd, a nome del suo partito, ammette che su entrambi i punti sollevati dai proponenti del Pdl “dovremmo fare un ulteriore passo in avanti”. I commissari infine sottoscrivono e approvano quindi all’unanimità la deliberazione con cui viene delineata la scaletta temporale per l’iter normativo del progetto di legge di iniziativa popolare, impegnando la Commissione ad esaminarlo entro il 15 maggio perché possa approdare poi in seconda lettura nella sessione consiliare di giugno.

La seduta termina con l’approvazione all’unanimità dell’Odg presentato giovedì scorso da Marianna Bucci, Rete, per rafforzare l’impegno del governo nella lotta alla corruzione. Terminato l’esame dell’ordine del giorno dei lavori, la Commissione conclude la sessione in anticipo di un giorno.


Di seguito un estratto del dibatitto al comma 10.

Comma 10, Dibattito in materia di cittadinanza e differimento del termine per l’esame del progetto di legge di iniziativa popolare “Modifica alla legge sulla cittadinanza in materia di naturalizzazione”/ Approvata all’unanimità la deliberazione che prevede di procedere all’esame del Pdl entro il 15 maggio prossimo.

Marica Montemaggi, C10, Presidente

Sul Pdl di iniziativa popolare, durante lo scorso Consiglio, la Commissione aveva condiviso una comunicazione da mandare alla Reggenza, per chiedere di poter approfondire ulteriormente la materia. Visto la tematica importante e delicata, il fatto che dovevano essere presentati emendamenti da sottoporre al comitato promotore, era necessità comune di approfondire l’argomento prima di esaminarlo. La richiesta è passata in Consiglio ed è stata avvallata, ed oggi abbiamo l’occasione per approfondire il tema prima di poter esaminare il progetto di legge. A questo punto apriamo un po’ il dibattito sul tema della cittadinanza che può riguardare più aspetti della legge che oggi non esamineremo nell’articolato, per capire le criticità su cui tenere l’attenzione. Lascio la parola ai consiglieri per i loro contributi sul tema e chiediamo al governo di intervenire in merito.

Guerrino Zanotti, Sds Affari interni

Trattandosi di un Pdl di iniziativa popolare, la responsabiltià della sua discussione e approvazione è in capo al Consiglio Grande e Generale e ai commissari. E’ un tema quello oggetto del Pdl che è di difficile trattazione, lo dimostra il fatto ci siano state richieste da parte dei consiglieri di poter anche derogare rispetto alle scadenze poste dal nuovo regolamento per la votazione di un Pdl di iniziativa popolare. Ciò fa presagire ci siano anche posizioni trasversali. Al di là dei termini numerici dei cittadini italiani, o comunque stranieri, che risiedono qui da tanto tempo, tocca infatti un aspetto che per una piccola Repubblica come la nostra non è di facile approccio.

Questo Pdl ha due focus su cui chiede al Consiglio di esprimersi: l’abolizione dell’obbligo di rinuncia alla residenza di origine e l’accorciamento dei tempi di residenza per poter accedere alla cittadinanza. Su questi temi si è espressa anche l’Ecri, che mette in evidenza quelle che sono le norme in contrasto, o comunque dissonanti, rispetto quello che lo stesso organismo internazionale ritiene debbano essere adottate per regolare questo tipo di rapporto che hanno i cittadini stranieri qualora accedano alla naturalizzazione. E’ un tema trasversale, nel senso che dal primo dibattito in prima lettura consiliare c’è stato un esercizio di oratoria tale da non fare intendere la reale posizione rispetto questo tema. E devo dire la verità, è un tema che anche all’interno di maggioranza e governo non vede una posizione univoca. Personalmente ho approcciato questi temi sempre in modo laico, cercando di spogliarmi dal ruolo di Segretario. Ho sempre pensato che la rinuncia alla cittadinanza fosse quantomeno un atteggiamento ipocrita rispetto alla realtà dei numeri e di San Marino. L’ho ricordato anche nel dibatitto in prima lettura, ci sono 5.300-5.400 cittadini stranieri residenti a San Marino e complessivamente oltre 14 mila cittadini sammarinesi ‘stranieri’: ciò significa che all’interno della Repubblica risiedono 9 mila cittadini sammarinesi che hanno anche un’altra cittadinanza, che sia italiana o americana o altra ancora… Il mio approccio rispetto questo tema è piuttosto disponibile all’istanza sollevata. Però è una mia posizione personale. E all’interno del governo ci sono posizioni diverse.
Rispetto al tema della residenza del diritto ad accedere alla cittadinanza dopo i 25 anni di residenza o i 15, se si è contratto matrimonio, credo che le distanze si possano avvicinare. E’ un tema molto trasversale che parte da posizioni tutte legittime che devono tenere conto della nostra storia e dell’ampiezza del nostro territorio.

Mariella Mularoni, Pdcs

Condivido anche io alcune considerazioni del Segretario, è un tema su cui ci sono sensibilità diverse in tutte le forze politiche. I criteri per l’ottenimento della cittadinanza sono un tema sentito e delicato per un Paese come il nostro, che è enclave di un Paese più grande, ed è senza confini con l’Italia stessa, è quindi un tema su cui prestare grande attenzione. In questi anni è stata modificata più volte la legge sulle residenze e non possiano non tener conto che è in corso un negoziato con l’Ue e che ciò comporterà dei cambiamenti.

La rinuncia di cittadinanza originaria è unq richiesta molto forte e anche sulla riduzione degli anni di residenza da 25 a 15 per il suo ottenimento credo si debba aprire un confronto tra tutte le forze politiche. La richiesta di rinuncia: si chiede una scelta tra due Paesi, talvolta è una sclta molto difficile. Indipendentemente dalla scelta, dovremmo riflettere sulla sostenibilità di qualunque decisione che verrà presa, rispetto anche ai servizi primari, scuola e sanità.

Rispetto all’abbassamento del requisito degli anni, ritengo i 25 anni di residenza continuativa un periodo idoneo. Sono tematiche che meritano un confronto di tutta la politica e dovremo interrogarci e valutare con l’intero Consiglio grande e generale cosa fare per essere un Paese moderno, pur preservando le nostre peculiarità.

Dalibor Riccardi, Gruppo Misto
Affrontiamo un dibattito che da sempre nella popolazione è espressione di posizioni diverse. Condivido quanto detto dal Segretario, deve essere affrontato in maniera laica. Al di là delle posizioni personali, bisognerebbe infatti capire quella che dovrebbe essere una visione di prospettiva del Paese. Personalmente, ho una visione molto patriottica del tema, quindi credo che i termini peculiari che abbiamo oggi nell’acquisizione della residenza- dal punto di vista personale- siano giusti. Ma credo anche che per chi inizia un percorso di questo tipo, parlamentare, la sua idea non possa essere la verità assoluta. Guardando in prospettiva di quello che è il Paese e di come cambia il mondo, oggi si va verso internazionalizzazione e un forte interscambio.

In questo dibattito generale voglio portare come contributo la necessità di non focalizzarsi su una visione personale del tema, ma su quella che potrebbe essere una visione globale e sistemica della regolarizzazione della naturalizzazione e del processo che porta alla cittadinanza. Rispetto quindi alla proposta di iniziativa popolare portata in Aula, inviterei i colleghi a chiedersi in che contesto vogliamo proiettarci come San Marino: se è quello della globalizzazione e dell’abbattimento di determinate barriere, allora il ragionamento che ho fatto all’inizio risulta obsoleto. Allora la proposta dovrebbe essere valutata sulla visione che il nostro Paese dovrebbe avere.

Marina Lazzarini, Ssd

Penso sia un tema importantissimo, ho apprezzato molto gli interventi che mi hanno preceduto.

La prima richiesta, di rinuncia alla cittadinanza è quella che porta a maggiori differenziazioni nelle rispettive posizioni. Ci sono indicazioni che arrivano dagli organismi internazionali, come l’Ecri, e proprio nel 2013 ci è stata fatta uns specifica raccomandazione in cui si sottolinea che a San Marino si continua ad esigere rinuncia cittadinanza, “sfortunatamente”. Evidentemente non è una situazione ben vista dagli organismi internazionali, tant’è che in seno all’Ue c’è la sollecitazione a mantenere la cittadinanza di origine. Da considerare poi che c’è la possibilità per gli italiani che rinunciano in un primo tempo alla loro cittadinanza, di acquisirla di nuovo successivamente con una semplice pratica O che alcuni Paesi vietano la rinucia della cittadinanza. A dirla tutta, ci sono una serie di disparitià e storture che fanno dedurre che continuare a chiedere l’iniqua rinuncia alla cittadinanza di origine non sta ad indicare un diritto, ma un privilegio. Dobbiamo uscire da questa pesante ipocrisia. Penso che il discorso della rinuncia alla cittadinanza di origine sia una richiesta che vada eliminata come i proponenti hanno scritto.

Fabrizio Perotto, Rf

E’ una tematica su cui sammarinesi sono da sempre divisi, nell ’82 il referendum che chiedeva di riconoscere la cittadinanza a figli di donne sammarinesi e padri di altre cittadinanze aveva portato a una grande divisione nella popolazione sammarinese. Andiamo a normare un argomento difficilmente canalizzabile, il nostro Paese è composto da 30 mila cittadini di cui un terzo vive fuori da San Marino, anche molto lontano. E nello stesso tempo abbiamo la trasmissione della cittadinanza che avviene in modo differenziato.

Giuseppe Maria Morganti, Ssd

E’ un argomento delicato e anche la richiesta du differimento dei termini indica come il tema sia molto complicato e tocchi sensibilità forti nella popolazione e determini posizioni diverse, non racchiudibili in un partito o in uno schieramento. Si tratta di affrontare il tema in termini di coscienza e di prospettiva. Oggi sempre più persone vivono in Paesi che non sono il loro di origine.

C’è il tema dei diritti: chi ha avuto l’opportunità di avere più di una cittadinanza e avere diritti plurimi, non vedo perché ciò non possa avvenire. Però tutto il ragionamento parallelo, quello sui doveri, porta a una riflessione complicata per un piccolo Paese che ha il dovere di difendere la propria identità. E questo è un elemento particolarmente importante: nonostante i processi di globalizzazione, il tema dell’identità resta fondamentale e fortissimo e deve essere difeso. E’ l’unico elemento che mi fa pensare sulla doppia cittadinanza: avere una cittadinanza comporta un giuramento di fedeltà, che viene fatto per il paese in cui si risiede e che deve valere per la cittadinanza. Non è che si possa giurare fedeltà a due entità. Il tema esiste e va affrontato non solo con questo provvediemento, ma complessivamente, e si deve precisare che, se un cittadino di un altro Paese vive a San Marino, il giuramento di fedeltà lo deve fare a San Marino.

Sui tempi della naturalizzazione: ho partecipato al dibattito negli anni ’80, dove un residente poteva aspettare anche 30-40 anni per poter avere la cittadinanza. Era una vera lesione dei diritti. Oggi c’è un automatismo. Quello è stato il vero passaggio del riconoscimento della cittadinanza. Altro elemento è la dimensione che si vuole dare al fenomeno. E’ sufficiente l’arco temporale di 15 anni? A me sembrano molto pochi per decidere se sei o no disposto a giurare fedeltà allo Stato in cui hai scelto di vivere. Sulla prima questione della cittadinanza, mi piacerebbe che all’interno del Pdl, visto che si parla di eguaglianza, ci fosse una norma che preveda eguaglianza per tutti i cittadini, per il secondo argomento sulla riduzione dei 25 anni invece io qualche perplessità ce l’ho.

Luca Boschi, C10

Condivido, è tema delicato e che divide l’Aula e i partiti al loro intenro. Siamo tutti un po’ combattuti tra la gelosia che abbiamo verso le nostre origini e il desiderio e la necessità di aprirci al mondo. Siamo convinti sia arrivato momento di fare un ulteriore passo avanti e di introdurre l’automatismo nella procedura naturalizzazione. Per tutti coloro che decidono di radicare la residenza a San Marino può essere riconosciuta la nostra capacità di accogliere e includere, adottando un provvedimento chiaro e trasparente e automatico. E’ necessario confermare la possibilità di acquisire la cittadinanza attraverso requisiti che possano valere per tutti, senza discriminazione temporale, altro nodo è la rinuncia di cittadinanza. Pur nella salvaguardia delle nostre peculiarità e tradizioni, è importante che il nostro Paese lanci un messaggio di apertura verso i cittadini di altri paesi che dimostrino attaccamento verso la nostra terra. L’apertura all’esterno deve essere considerata un’opportunità e non deve essere vista con paura.

Gian Carlo Capicchioni, Psd

Sono state affrontate tutte le temariche del Pdl, credo dovremmo fare un ulteriore passo in avanti. Ci vede disponibile a ragionare sia sulla riduzione dei tempi necessari per acquisire la cittadinanza, tema caro al nostro partito, e anche sulla rinuncia a quella di origine credo possa essere fatto un passo in avanti e possa essere superata.

Se nel nostro Paese oggi giorno non siamo più così attrattivi come un tempo, non credo poi ci sia una corsa alla cittadinanza. Siamo aperti a tutti i ragionamenti.

Teodoro Lonfernini, Pdcs

Ritengo che il dibattito che si sta sviluppando sia interessante da una parte, dall’altra importante, e dall’altra ancora molto rispettoso sia dei proponenti. La rinuncia alla cittadinanza e tempi di acquisizione alla cittadinanza sono i due punti centrali del Pdl. Tutte le posizioni espresse sono rispettabili.

Se la politica non ha messo in campo un lavoro approfondito su questi temi, ci hanno pensato a colmare nostre mancanze i cittadini nel rivolgerci un pdl che ha sicuramente dei difetti, hanno puntato tutto su quello che gli interessa, ma non hanno avuto l’accortezza di scendere in profondità.

Io sarei più portato a tenere come valore il tempo e a riuscire ad abbandonare l’esclusività della cittadinanza. Non mi straccerei le vesti se domani dovessimo dire a tutti di mantenere una doppia cittadinanza. Anche se da parte mia la sensibilità di mantenere più cittadinanze non l’avrei: io ne ho una, quella sammarinese, punto. Ma nel legiferare non devo regolare i miei sentimenti, quindi sulla parte della rinucia voglio avviare un discorso serio, oggettivo che mi porti al migliore compromesso.
Rispetto l’altra proposta: certo, un buon cittadino lo si può riconoscere anche poco tempo dopo che ha acquisito status di cittadino. Ma questo non significa che dobbiamo dequalificare un valore impriscindibile, una cosa importante come lo status di cittadini di un Paese raggiunto attraverso un determinato tempo. Non corriamo il rischio di avere fretta o di fare in tempi ragionevoli un lavoro superficiale. Il testo di legge è una base. Il fatto che tutti insieme abbiamo chiesto di differire il tempo in cui avviare il vero lavoro sul Pdl, con la presentazione di emendamenti e la loro discussione, deve consentirci a migliorare il testo di legge e renderlo oggi più conforme alla necessità di tanti nostri appartenenti alla comunità sammarinese e nello stesso tempo avere il giusto equilibrio nel rispetto delle sensibilità di tutti i sammarinesi per cui la cittadinanza è stata sempre un baluardo da difendere.

Vanessa d’Ambrosio, Ssd

Il tema della cittadinazna da sempre a San Marino ha creato un dibattito vivo. Grazie alla modifica della legge avvenuta negli anni ’80, mia mamma mi ha potututo darmi la cittadinanza sammarinese che per me è identità. Il tema della rinuncia alla cittadinanza va affrontato. Ci troviamo in una situazione non coerente. Ci sono Stati che impediscono di rinunciare alla cittadinanza, altri che per il loro assetto burocratico difficilmente concedono i documenti per la rinuncia, altri Stati ancora arrivano quasi alla minaccia. Così oggi succede che per gli Stati in cui non ci sono vincoli la persona rinuncia a cittadinanza, altri invece costringono ad andare in deroga. Guardiamolo da un punto di vista di economicità del tempo e delle procedure. Inizamo quindi a valutare le anomalie che abbiamo. E il fatto che dopo ‘tot’ anni un cittadino può comunque richiedere la sua cittadinanza di origine. E’ un meccanismo che cozza con la realtà dei fatti. Dobbiamo capire come rimodulare il tutto. La rinuncia di per sé è un fatto negativo, dall’altro condivido l’aspetto sottolineato da Morganti sul giuramento di fedeltà alla Repubblica di San Marino.

Luca Boschi, C10

Leggo la deliberazione sottoscritta da tutti i commissari:

“La Commissione consiliare Affari interni (…), a seguito del dibattito svolto in tema di cittadinanza in riferimento al Pdl di iniziativa popolare per la modifica della legge sulla cittadinanza in materia di naturalizzazione (…) vista la richiesta presentata dalla Commissione alla Reggenza nel Consiglio Grande e Generale del 20 febbraio, avente ad oggetto il differimento dei termini previsti dal regolamento per l’esame del pdl di iniziativa popolare, per consentire un esame approfondito e per effettuare in modo appropriato proposte di emendamento,

rilevata la necessità di dare seguito alla succesiva fase dell’iter legislativo, (..) ritenuto che il dibattito odierno ha consentito un approfondito confronto sulla materia,

ritiene di poter utilmente affrontare l’esame in sede referente del Pdl entro il 15 maggio e impegna il Presidente a convocare entro tale data una sessione apposita affinchè il Pdl possa essre iscritto al Consiglio grande e generale per l’esame in seconda lettura nella sessione consiliare di giugno;

dà mandato al Presidente di consegnare la deliberazione alla Reggenza.

Marica Montemaggi, C10, Presidente

La deliberazione è stata votata all’unanimità e adottata.

Mi prendo l’incarico di trasmetterla alla Reggenza affinchè possa esserne portato a conoscenza il Consiglio. Chiuso i comma 10 c’è un Odg da votare condiviso, a seguito del dibattito sul tema della corruzione privata e anche dal’approvazione del Pdl. E’ un Odg condiviso da tutti consiglieri dell’Aula, non c’è il proponente, ma l’accordo era di metterlo in votazione.

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