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Pensioni, Cia: “Un milione di ex agricoltori sotto i 510 euro. E’ emergenza”

ROMA - Preoccupa l'ennesimo richiamo del Fondo Monetario Internazionale che tenderebbe a dimostrare la non sostenibilita' del sistema previdenziale italiano.

Pubblicato:28-03-2018 16:23
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:41
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ROMA – Preoccupa l’ennesimo richiamo del Fondo Monetario Internazionale che tenderebbe a dimostrare la non sostenibilita’ del sistema previdenziale italiano. Per questo la legge Fornero sarebbe intoccabile, cosi’ come le future pensioni dei giovani saranno basse a causa dei padri e dei nonni. E’ critica su questa visione la Cia-Agricoltori Italiani che, sulla base delle elaborazioni del proprio Patronato Inac supportato da analisi di studi indipendenti, spiega in un comunicato: in Italia oggi oltre 2,2 milioni di anziani vivono con pensioni al di sotto di 510 euro e, di questi, circa un milione sono ex agricoltori.
Una situazione di vera emergenza sociale, che rischia di peggiorare nei prossimi anni. Con la reintroduzione del sistema contributivo, i futuri pensionati agricoltori con contributi a partire dal 1996 non avranno nemmeno piu’ l’integrazione al minimo, con pensioni anche di 276 euro al mese. Nel bilancio previdenziale italiano ci sono le risorse per garantire una pensione base da aggiungere alla pensione contributiva.
Ad avviso di Cia e Inac, il FMI sostiene queste tesi senza il supporto di dati reali sul bilancio previdenziale italiano. Per effettuare considerazioni serie sul sistema pensionistico italiano -si evidenzia- bisognerebbe partire dal bilancio dell’Inps, il quale ci dice in modo incontrovertibile che la vera spesa previdenziale italiana e’ di 150,9 miliardi, al netto dell’assistenza e di 49 miliardi di Irpef pagata dai pensionati.

La spesa per pensioni in Italia, che incide per l’11% sul Pil, al di sotto della media europea, non solo e’ in perfetto equilibrio, ma grazie alle entrate contributive registra nel 2016 un attivo di ben 30,3 miliardi di euro e’ una verita’ inconfutabile. Quindi sbaglia l’Istat quando, a differenza di quello che fanno la Germania e gli altri Paesi europei, considera la spesa per pensioni al lordo dell’assistenza e dell’Irpef -proseguono Cia e Inac- e calcola un’incidenza assurda sul Pil del 17%, a cui fanno riferimento acriticamente o strumentalmente gli economisti piu’ accaniti nell’affermare che la spesa previdenziale e’ fuori controllo. Basterebbe leggere il glossario allegato alla statistica sulla spesa pensionistica per accorgersi di come l’Istat faccia di tutta l’erba un fascio. Non solo l’Istat non sottrae la tassazione Irpef e non separa l’assistenza dalla previdenza, ma addirittura infarcisce la spesa pensionistica italiana anche con le rendite infortunistiche e le malattie professionali, per non parlare delle pensioni di guerra.

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