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Bologna, stop al piano freddo. In strada 300 persone, tra cui molti migranti/FT e VD

Sono in attesa di una risposta alla loro richiesta di status di rifugiato, ma c'è chi aspetta da più di un anno

Pubblicato:28-03-2017 13:10
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:03

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BOLOGNA – Venerdì arriverà a scadenza il Piano freddo del Comune di Bologna e a dover lasciare i dormitori non saranno soltanto i senzatetto, ma anche molti migranti richiedenti asilo che sono in attesa di un responso da parte della Commissione territoriale. Alcuni di loro, stamattina, hanno sollevato la questione con una conferenza stampa davanti a Palazzo D’Accursio, promossa insieme al Coordinamento migranti con il sostegno di Lazzaretto, No Borders e Accoglienza Degna. A rischiare di finire per strada “sono più di 300 persone“, spiega Lacine Sangare, 32 anni, proveniente dalla Costa D’Avorio e a Bologna dal 2014. La richiesta al Comune è di “trovare una sistemazione per questa gente. Mettere fuori anche chi deve avere l’accoglienza non si può”, dichiara Sangare: queste persone “non possono andare a vivere per strada. Abbiamo già dato le impronte qui e non possiamo andare fuori dall’Italia per iniziare a soffrire di nuovo”. I richiedenti asilo in attesa di un responso della Commissione “teoricamente, per legge, dovrebbero essere inseriti nel percorso dell’accoglienza– sottolinea Roberta Ferrari del Coordinamento migranti- ma non lo sono, quindi il Comune cerca di risolvere il problema dell’accoglienza lasciando che i migranti stiano nei dormitori dove ci sono anche i senza fissa dimora, creando anche una serie di problemi e di conflitti”. E poi dopo l’inverno “li lascia fuori, all’addiaccio, al primo caldo- aggiunge Ferrari- così come previsto dal Piano freddo, senza proporre loro nessuna soluzione”.

Questo succede a fronte di tempi di attesa per un responso della Commissione che, accusa il Coordinamento migranti, sono molto più lunghi di quanto dovrebbero: “Mentre per legge sono previsti 30 giorni– spiega Ferrari- queste persone possono aspettare dagli 11 mesi a più di un anno”. Un problema in più è dato dal fatto che “molti di loro non dispongono neanche di un documento, quindi girano in città rischiando anche di essere fermati”, segnala l’attivista del Coordinamento. Alla fine dell’iter, poi, sono “pochissime” le persone la cui richiesta va a buon fine, aggiunge Ferrari: “Nel 2016 sono stati meno del 5% gli status di rifugiato riconosciuti. Poi è possibile che venga data la protezione umanitaria, che però garantisce molte meno tutele ed è più limitata nel tempo”. Una nuova iniziativa pubblica su questi temi, forse una manifestazione, è in cantiere per giovedì: l’obiettivo è “dare risalto non solo al problema della chiusura dei dormitori venerdì e quindi della richiesta al Comune di trovare una soluzione nel più breve tempo possibile, ma anche inserire questo nel quadro più ampio e generale che sta riguardando i migranti negli ultimi anni. Un problema che non è solo nazionale, ma anche europeo”. Nel corso della conferenza stampa, i promotori dell’appuntamento hanno realizzato un piccolo striscione con la scritta “Per la libertà dei migranti“: parole che, nello scrivere sulla stoffa poggiata a terra, sono rimaste impresse anche sul selciato di piazza Maggiore. Questo ha provocato l’arrivo dei vigili urbani, che hanno identificato alcuni attivisti del Coordinamento migranti, i quali a loro volta si sono impegnati a cancellare subito la scritta.

di Maurizio Papa, giornalista professionista


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