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‘Maritè non morde’, storia di una bimba Down VIDEO

Il libro scritto da Veronica Tranfaglia: "Dal dolore alla meraviglia"

Pubblicato:28-03-2017 12:01
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:03

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ROMA – “La storia raccontata in questo libro è la mia storia personale degli ultimi 5 anni, da quando è nata Maritè, con la sindrome di Down”. Veronica Tranfaglia è l’autrice di ‘Maritè non morde’, libro pubblicato da Aliberti Compagnia Editoriale, in cui racconta la sua nuova vita, iniziata il 29 luglio del 2011 quando è nata Maritè, diminutivo di Maria Antonietta, la sua terza figlia, affetta da sindrome di Down.

Oggi il libro è stato presentato alla Camera, durante una conferenza stampa a cui hanno partecipato le deputate Elena Centemero (Fi) e Ileana Piazzoni (Pd). “Maritè- racconta Veronica Tranfaglia, nutrizionista e farmacista di origini salentine- è arrivata nella mia vita come un ciclone: io non sapevo delle sue condizioni, sono stata molto male all’inizio perché, oggi lo dico con vergogna, anche io avevo il pregiudizio per la sindrome di Down. Poi invece ho scoperto mia figlia che è una bambina eccezionale, meravigliosa, e ho capito quanto ci sbagliamo tutti. Questo libro alla fine è un grido di rabbia per far sentire la voce di chi non ce l’ha, della popolazione che ha 47 cromosomi, sulla quale pesa una gravissima ostilità”.
Superate le difficoltà iniziali, è cominciata una storia che ha ostacoli da affrontare ogni giorno: “I problemi ci sono– dice ancora la mamma di Maritè- non li neghiamo, sono molto impegnativi, a partire dall’educazione in cui serve molto impegno, però possono dare tanto se ci mettiamo con impegno. Io credo che una società che si definisce civile deve dare un’opportunità a queste persone. Ci sono varie problematiche nella vita quotidiana anche legate a delle malattie, però per le malattie ci sono i medici e per la disabilità ci sono le terapie, la cosa più dolorosa e l’ostilità delle persone“.
Per Centemero “il ruolo della scuola è fondamentale non solo per i ragazzi Down ma per tutti gli altri ragazzi e ragazze, per imparare cosa vuol dire la diversità, il suo valore e la sua ricchezza. Dobbiamo però rendere maggiormente presenti le famiglie all’interno della scuola”.
Piazzoni ricorda la legge sul ‘dopo di noi’ approvata dal Parlamento e rilancia: “Siamo in attesa del piano definitivo delle Regioni per vedere concretamente cosa si potrà realizzare nei vari territori, ma sicuramente il punto di riferimento sono tutte quelle esperienze meravigliose che sono state costruite da associazioni e privati in tutti questi anni in cui lo Stato è stato assente”.
di Antonio Bravetti, giornalista professionista

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