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Yemen, con Intersos ad Aden: “Qui si spara anche sui bambini”

A raccontare la drammatica situazione del Paese è il segretario generale dell'ong, Kostas Moschochoritis

Pubblicato:28-02-2019 11:57
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:10
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ROMA – “I belligeranti non rispettano il diritto internazionale: si bombardano ospedali, scuole, centri per il trattamento del colera, bus con bambini, si usano bambini soldato. C’è il blocco dei porti, che sono l’unico punto d’entrata per gli aiuti e le merci. Tutto questo deve finire”. A lanciare l’appello, in un’intervista telefonica con l’agenzia ‘Dire’ da Aden, porto in riva al Mar Rosso teatro di alcuni dei combattimenti più intensi in Yemen, è il segretario generale dell’ong Intersos, Kostas Moschochoritis.

“I Paesi europei, Italia inclusa, forniscono armi ai Paesi in guerra, ed è una guerra devastante, che ha creato una catastrofe umanitaria” denuncia. “Quello che possono fare i cittadini dell’Unione, oltre a sostenere lo sforzo umanitario in Yemen, è imporre ai governi di smettere di inviare armi ai belligeranti”.

Moschochoritis è in Yemen per incontrare la squadra locale di Intersos, una delle poche organizzazioni umanitarie rimaste sul campo dopo lo scoppio della guerra nel 2015. “Ci sono 35 fronti di guerra attivi, il nostro personale è esposto a gravi problemi di sicurezza, ci sono anche bombardamenti della coalizione e nel sud c’è una situazione di instabilità dovuta a scontri tra diverse fazioni e milizie” dice il segretario. “Dobbiamo ovviamente misurare i nostri movimenti e prendere misure di sicurezza dovute”.


Secondo dati delle Nazioni Unite, quasi l’80 per cento della popolazione yemenita ha bisogno di assistenza o protezione umanitaria. A causa del conflitto, oltre 20 milioni di persone su una popolazione totale di 24 non hanno cibo sufficiente, 9,6 milioni sono sull’orlo della carestia e 240mila si trovano nella cosiddetta “fase cinque”, ossia sopravvivono a malapena alla fame. Dall’inizio del conflitto, oltre tre milioni e 300mila yemeniti hanno lasciato le loro case, 600mila nel solo 2018. Paesi come Stati Uniti, Regno Unito, Italia e Francia esportano armi verso i Paesi della coalizione a guida saudita. Alcune organizzazioni umanitarie hanno denunciato che le armi europee hanno consentito alla coalizione di colpire civili, scuole e ospedali in violazione del diritto internazionale.

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