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Casellati (Fi): “Presento subito una legge per la legittima difesa”

La riforma della giustizia nel mirino di Elisabetta Casellati, candidata al Senato per Forza Italia nel collegio di Venezia

Pubblicato:28-02-2018 16:17
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:32
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ROMA – Una riforma della giustizia che la renda più efficiente e certa, garantendo tempi brevi dei processi, pene scontate fino in fondo e una nuova normativa sulla legittima difesa. Questi i primi obiettivi di Elisabetta Casellati, candidata al Senato per Forza Italia nel collegio di Venezia.

“Mi sono occupata di giustizia in quasi tutto il mio percorso politico”, spiega Casellati, che in passato è stata sottosegretario alla Giustizia e oggi fa parte del Csm (Consiglio superiore della magistratura).

Oggi, prosegue Casellati “siamo davvero di fronte ad un’emergenza“, perché “l’inefficienza del processo civile allontana gli investitori e costa ai cittadini 16 miliardi di euro l’anno”, mentre dal punto di vista penale “è inaccettabile che il nostro sia considerato il Paese dell’impunità”. Una volta eletta in Senato (Casellati candidata sia all’uninominale che al plurinominale è ‘blindata’) “il primo disegno di legge che presenterò sarà sulla legittima difesa, perché la difesa è sempre legittima e chi viola una proprietà privata deve sapere che rischia una reazione sempre legittima”, conclude la Forzista.


“Non possiamo assistere ad una giustizia capovolta” per cui “chi è aggredito e si difende o chi vi vuole proteggere come le forze dell’ordine si debba poi difendere in tribunale”.

CASELLATI (FI): MIGRANTI IN ITALIA SOLO SE HANNO CASA E LAVORO

Il “nostro progetto” è di far venire in Italia solo i migranti “provvisti di un contratto di lavoro e un’abitazione per dare loro una vita dignitosa”, altrimenti “la cosiddetta solidarietà diventa una solidarietà di facciata”, spiega Casellati in una videointervista alla Dire.

“Il problema della sicurezza è purtroppo strettamente legato a quello dell’immigrazione”, continua Casellati citando l’alta percentuale di migranti nelle carceri italiane. Si tratta di “un problema serio, perché queste persone arrivano da noi già indebitate con gli scafisti”, e “se non hanno un lavoro vivono di espedienti e reati a danno della comunità”, cosa che porta a “un’emarginazione totale che può poi generare brutti sentimenti” anche “da parte degli stessi immigrati regolari che non sopportano di essere identificati con altri che vivono malamente”, conclude Casellati.

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