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Etiopia, Giro: “Diritto all’acqua con la diga del rinascimento”

Vice-ministro sulle prospettive dell'opera di Salini-Impregilo

Pubblicato:28-02-2018 15:31
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:32
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ROMA – “Le dighe sono molte sul corso del Nilo, ogni volta che c’è un cambiamento di questo tipo si deve negoziare, ma è ovvio e abbiamo piena fiducia che questo avvenga nel rispetto del diritto di tutti all’acqua di quel preziosissimo fiume”. Mario Giro, vice-ministro degli Esteri e della cooperazione internazionale, parla con la DIRE della Grand Ethiopian Reinassance Dam (Gerd), la diga “del rinascimento” realizzata in Etiopia dal gruppo italiano Salini-Impregilo. L’opera ha suscitato, anche di recente, tensioni tra i Paesi attraversati dal Nilo, che temono di perdere parte delle loro risorse idriche.

In particolare, l’Egitto ha insistito perché fossero portati avanti studi di impatto ambientale, chiedendo che la Banca mondiale facesse da garante, mentre l’Etiopia ha sostenuto che il progetto non influirà sul flusso di acqua che arriva nei Paesi vicini. “È un problema – riconosce Giro – in corso di negoziato, come sempre, tra i Paesi dove scorre il Nilo: Sudan, Sud Sudan, Etiopia ed Egitto”.

Nel momento di massima tensione, dopo che in Etiopia si era diffusa la notizia che l’Egitto stava cercando di escludere il Sudan dal negoziato sulla diga, Karthoum aveva ritirato il suo ambasciatore al Cairo. Ieri, l’annuncio del ritorno in Egitto del diplomatico, previsto per la prima settimana di marzo, dopo che, a fine gennaio, il summit tripartito si era incontrato nuovamente ad Addis Abeba, trovando intese su alcuni punti. Ma adesso, osserva la stampa cinese, il nuovo incontro interministeriale previsto per il 24-25 febbraio a Khartoum è stato ritardato su richiesta dell’Etiopia, a causa dell‘instabilità politica ad Addis Abeba, sfociata nelle dimissioni del primo ministro Hailemariam Desalegn.


Al riguardo Giro afferma: “Ho espresso alcune preoccupazioni amichevoli del nostro governo nei confronti di questo momento difficile per l’Etiopia in cui si è dimesso il primo ministro, e per quello che succede in Oromia. Speriamo che questo grande Paese, che è anch’esso plurale, ritrovi la sua stabilità rapidamente”.

Nel colloquio, che si tiene a Fiumicino, in occasione dell’arrivo di 113 rifugiati africani nel quadro dei “corridoi umanitari” promossi dalla Farnesina con la Cei e la Comunità di Sant’Egidio, il vice-ministro risponde anche a una domanda sul passato coloniale dell’Italia. “Il nostro Paese è pieno di memoria delle guerre che furono” sottolinea Giro. “Non abbiamo paura della nostra storia, la dobbiamo assumere”.

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